Ora è legge. Parliamo del “Delivery fee cap”, introdotto durante la pandemia per permettere ai ristoranti newyorkesi di continuare a operare senza essere stritolati dalle commissioni di delivery, che si è rivelato l’unica soluzione, insieme all’asporto, per restare a galla.
ISTITUZIONI A SUPPORTO DELLA RISTORAZIONE
Come riportato da Restaurant Dive, lo scorso giovedì le autorità della città di New York hanno approvato la legge che fissa al 15% le commissioni massime pagabili dai ristoranti alle piattaforme di delivery e al 5% l’ammontare massimo degli altri oneri. Percentuali che verranno riviste ogni due anni
La Grande Mela diventa così la seconda città, dopo San Francisco ad aver reso permanente il “delivery fee cap”, con il Canada che potrebbe seguirle a ruota.
PIATTAFORME SUL PIEDE DI GUERRA
Probabile che le piattaforme diano battaglia su tale provvedimento, così come già avvenuto per la città californiana. A luglio, infatti, un mese dopo l’entrata in vigore del provvedimento, Grubhub e Doordash, che pure avevano lanciato diverse iniziative a supporto della ristorazione, hanno fatto causa alla città di San Francisco, giudicando il provvedimento “non necessario”, “lesivo” e “incostituzionale”. Tutto in pieno stile americano, si potrebbe affermare.
PROFITTI ANCORA PIÙ A RISCHIO
Sempre il portale americano Restaurant Dive ha sottolineato come l’entrata in vigore dei primi delivery fee cap abbia impattato in maniera considerevole sui bilanci delle due piattaforme, che presentano già seri problemi di profittabilità, al pari di tutto il settore con una bolla del food delivery che potrebbe sgonfiarsi.
Non è forse un caso che Doordash stia iniziando ad allargare i propri orizzonti e a pensare anche al grocery delivery, come testimoniato dai rumors circa un possibile ingresso in Gorillas. Voci spente comunque pochi giorni fa da ambo le parti, che pare non abbiano trovato l’accordo.