Uk, col lockdown l’ospitalità ha perso 600 mila posti di lavoro

In fumo oltre 100 miliardi di euro. Sono dati spaventosi quelli comunicati dalla Uk Hospitality, che ha chiesto al governo di allentare al più presto le restrizioni

Gli effetti dei molteplici lockdown che stanno bersagliando l’ospitalità nel Regno Unito hanno già causato devastanti effetti sul piano economico e occupazionale. I numeri sono da brivido e a diffonderli è stata la Uk Hospitality, la principale associazione inglese che rappresenta l’on-trade, secondo la quale in questi ultimi 12 mesi, vale a dire dal 20 marzo del 2020, giorno in cui sono state imposte le prime chiusure obbligate di hotel, pub e ristoranti, il settore del fuori casa ha perso oltre 600 mila posti di lavoro, con la chiusura di circa 12 mila attività.

UN DANNO CHE RISCHIA DI CRESCERE ANCORA

Complessivamente, ha aggiunto l’ente di rappresentanza, la categoria ha accusato una perdita dei ricavi pari a 86 miliardi di sterline, equivalente a circa 100 miliardi di euro in base all’attuale cambio. E il danno rischia di essere ancora più grave, considerando che il governo presieduto da Boris Johnson ha ordinato il prolungamento della chiusura degli esercizi pubblici fino al prossimo 17 maggio, quando sarà teoricamente possibile riaprire la propria attività anche all’interno del locale, mentre dal 12 aprile l’attività potrà riaprire ma solamente a livello outdoor e sarà, quindi, permessa solo a quelle strutture ristorative che hanno a disposizione un dehor o un marciapiede da potere usare come spazio commerciale esterno. Il piano governativo così stabilito sarà, comunque, vincolato all’andamento dei contagi, che dovranno essere in calo. L’auspicio è che gli zero morti registrati il 29 marzo a Londra siano la conferma dell’efficienza del piano di somministrazione vaccinale che, in Inghilterra, prosegue a passo spedito. 

LA UK HOSPITALITY CHIEDE DI ALLENTARE LE RESTRIZIONI

Davanti ai dati spaventosi sull’occupazione, è necessario reagire. La Uk Hospitality chiede quindi di allentare entro il prossimo 12 giugno le restrizioni per non soffocare definitivamente l’on-trade, permettergli di rilanciarsi su basi più solide e di conseguenza contribuire a ridare slancio all’economia inglese già messa a dura prova su più fronti, tra i quali quello legato alle esportazioni di prodotti agroalimentari. L’associazione del fuori casa inglese ha, quindi, avanzato alcune richieste, tra le quali il fatto di permettere la riapertura quanto prima di quegli hotel che possono mettere a disposizione degli ospiti camere dotate di strumenti necessari per evitare di frequentare spazi comuni all’interno della struttura, così come l’annullamento del divieto di consumare il proprio ordine rimanendo all’esterno del locale.

SEI MESI PER TORNARE AI LIVELLI PRE-COVID

Ridurre i limiti, ha aggiunto la Uk Hospitality, faciliterebbe quel processo verso una situazione di new normal da post Covid, che per quanto concerne il settore Horeca non sarà così semplice, visto che ci vorrà un po’ di tempo (gli studi stimano non meno di sei mesi) prima che gli avventori tornino a frequentare bar e ristoranti in tutta serenità e senza timori. Dopodiché, tutto potrà ripartire. E l’andamento dovrebbe registrare una forte ascesa, come afferma uno studio condotto dall’Università di Sheffield, secondo cui la maggioranza dei consumatori inglesi si è dichiarata propensa a spendere più soldi nei vari esercizi pubblici, rispetto a quanto faceva prima che deflagrasse la pandemia da Covid-19.

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