Iva su take away e delivery al 10%. La accendiamo?

Il governo ha deciso, IVA al 10% per asporto e consegna a domicilio. Mettendo forse la parola fine a questa vicenda
Iva su take away e delivery al 10%. La accendiamo?

Dopo il tira e molla dei giorni scorsi, nel testo della manovra che dovrebbe essere varato in aula il prossimo lunedì è stato incluso un emendamento che stabilisce in via definitiva l’applicazione dell’aliquota IVA al 10% per il cibo da asporto e consegnato a domicilio.

HA PREVALSO IL BUON SENSO

Tra l’ottusità e l’approccio “burocratico” dell’Agenzia delle Entrate, e la comprensione, unita all’approccio assolutamente “business friendly”, del Ministero del Tesoro, alla fine, fortunatamente ha vinto quest’ultima.

La manovra che, con tutta probabilità, verrà discussa in Aula lunedì prossimo è stato inserito infatti un emendamento che stabilisce che il cibo ritirato e/o consegnato a casa dal cliente è da considerarsi a tutti gli effetti come somministrazione, soggetto quindi all’aliquota agevolata del 10%, e non cessione di merce, con aliquote fino al 22%, come invece sostenuto dall’Agenzia delle Entrate.

ATTO DOVUTO

“E’ importante e positivo che alla Camera venga presentato un emendamento alla Manovra di Bilancio che fissa l’IVA per il delivery e il cibo da asporto al 10%. Siamo molto soddisfatti che ci sia la condivisione per una scelta che, alla luce della situazione che stiamo vivendo, appare opportuna e che, rivolgendoci al governo, avevamo sollecitato”. Si sono espressi così’, in una nota ripresa da Adkronos, i senatori Pd Mauro Laus, Tommaso Nannicini e Dario Stefàno.

Che vi siano discussioni di carattere politico sui 209 miliardi del Recovery Fund potrebbe essere anche comprensibile (sino ad un certo punto), ma fare le pulci al settore più colpito e letteralmente devastato dalla pandemia sarebbe stato qualcosa oltre l’umana immaginazione.

Fortunatamente ha prevalso (forse) il buon senso.

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