Ristori per pochi e insufficienti, l’ira di bar e ristoranti

Indennizzi appena sopra i 3 mila euro e riservati solo a chi li ha già ricevuti. Nessuno sostegno a chi fattura più di 5 milioni. Gli aiuti del governo dopo le chiusure di Natale fanno discutere

Amarezza e rabbia sono i sentimenti prevalenti tra i ristoratori italiani alla vigilia del Natale più drammatico dal Dopoguerra. Il decreto Natale ha inferto un altro duro colpo al mondo dell’horeca, con una serrata totale nei giorni più “caldi” dell’anno destinata a lasciare un segno, per molti irreversibile, su migliaia di pubblici esercizi. Ma a far montare ancor più il malumore dei ristoratori sono soprattutto gli ultimi indennizzi varati dal governo, 645 milioni tra il 2020 e il 2021, giudicati inadatti a fronteggiare perdite disastrose per i fatturati di bar e ristoranti.

RISTORI NON SUPERIORI AI 3 MILA EURO PER AZIENDA

Per Fipe-Confcommercio gli annunciati ristori, in media 3 mila euro ad azienda, sono inadeguati e insufficienti a compensare singolarmente i danni subiti dalle oltre 300 mila attività costrette a una chiusura decisa in extremis. “Col risultato”, lamenta la Federazione italiana dei pubblici esercizi, “di disperdere imprese, posti di lavoro e professionalità, fondamentali per due filiere strategiche per il Paese: agroalimentare e turismo”.

INDENNIZZI SOLO A CHI NE HA GIÀ BENEFICIATO

Come se non bastasse, almeno per il momento, a ricevere gli indennizzi sarà soltanto chi ne ha già usufruito in estate. Il Dl Natale prevede, infatti, che per tagliare i tempi gli aiuti a fondo perduto siano destinati a chi ne ha beneficiato nei mesi scorsi, i cui dati relativi a importo e conto corrente sono già in possesso dell’Agenzia delle Entrate. Chi, in precedenza, non ha ricevuto nulla, dovrà restare ancora a bocca asciutta e attendere un’altra tornata di ristori a gennaio, quando, come ipotizza La Stampa, nuovo deficit proverà a sanare le cose, finanziando l’ennesimo decreto Ristori.

ASSEGNI INSUFFICIENTI PER LE PERDITE DURANTE LE FESTE

Si stima, quindi, che saranno poco più di 200 mila le attività che riceveranno aiuti, con assegni nell’ordine dei 3.671 euro per i ristoranti e dei 2.264 per i bar. Cifre calcolate sulla base delle somme riconosciute in estate, elaborate a loro volta sulle perdite registrate ad aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019. Un aiuto decisamente limitato, se si pensa che un assegno parametrato sui mancati incassi ad aprile possa davvero bilanciare le perdite di un mese caratterizzato dalle Feste come quello di dicembre.

VISSANI MINACCIA LA CLASS ACTION CONTRO IL GOVERNO

Anche per questo c’è chi, come Gianfranco Vissani, si è spinto a ipotizzare una class action contro il governo. Da presidente onorario di un’associazione che conta 150 mila imprenditori, lo chef ha sbottato in un’intervista a La Stampa. “Altro che Repubblica fondata sul lavoro, di questo passo i ristoranti moriranno. Mi chiedo che stia facendo Conte. Vedo confusione, scelte imbarazzanti e senza logica. Dall’inizio della pandemia ho perso un milione e con una terza ondata ci sarà la rivoluzione“.

IL DELIVERY NON BASTA A CONTENERE LE PERDITE

D’altronde, i gestori dei locali continuano a lamentare l’esborso fatto per una messa in sicurezza rivelatasi poi inutile, vista l’ultima serrata a ridosso del Natale. Per Fipe, su 6,5 milioni di controlli effettuati sulle attività commerciali, ristorazione compresa, solo lo 0,18% ha subito una sanzione. “Non si può chiudere tutto con la spesa già in frigo“, è il grido unanime dei ristoratori italiani”, così ci uccidono completamente“. C’è chi, come lo storico Pappagallo di Bologna, si è già attrezzato per contenere i danni, proponendo pranzo di Natale e Cenone di Capodanno direttamente a casa. “I 45 coperti disponibili sui 120 totali erano già tutti prenotati per le feste. In molti casi abbiamo proposto ai nostri clienti delle box con materie prime, strumenti e tutto il necessario per replicare il menu a domicilio. Ma il servizio di asporto e delivery non può minimamente compensare gli incassi che avremmo registrato in sala“.

ESCLUSO DAI RISTORI CHI FATTURA SOPRA I 5 MILIONI

A far discutere c’è anche l’esclusione dalle misure di sostegno programmate dal governo degli esercizi con un fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Un parametro che recepisce i criteri già utilizzati nello scorso decreto Rilancio e che è stato fortemente criticato dall’Associazione nazionale banqueting e catering. “Una scelta simile”, ha detto il presidente di Anbc Paolo Capurro, “significa escludere la gran parte di chi opera nel nostro settore. Non posso che definirla la beffa finale per il mondo del catering. Solo pochi giorni fa abbiamo dichiarato quanto per noi il mese di dicembre sia fondamentale, contribuendo al 18% del totale annuo del fatturato, parliamo di 450 milioni su 2,5 miliardi, e in tutta risposta cosa accade? Veniamo praticamente esclusi dal provvedimento”. 

ANCHE GLI ALBERGHI RESTANO A BOCCA ASCIUTTA

Stessa sorte per gli alberghi, accomunati al catering dall’esclusione dagli indennizzi per la discriminante del fatturato. “Una beffa clamorosa“, per il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca. In un anno, tra Natale e l’Epifania, si sarebbero messi in viaggio più di 18 milioni di italiani, attivando un giro d’affari attorno ai 13 miliardi. “A dicembre saremo fortunati se ci sarà il 10% delle presenze del 2019“, ha detto amaramente Bocca al Messaggero.

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