Delivery Made in Italy, oltre i colossi c’è di più

Non esistono solo i giganti del settore: nel nostro Paese operano diverse startup, che puntano tutto sulla qualità del servizio. Riuscendo a mantenersi in utile. Ecco tre esempi vincenti

Just Eat, Deliveroo, Glovo, Uber Eats. Ma perché non anche MyMenu, FoodRacers, Alfonsino o la neonata Giusta? Beninteso che la maggior potenza di fuoco permette ai colossi di cannibalizzare il mercato, ma è altresì vero che i consumatori iniziano a porsi delle domande sull’etica e la qualità del servizio offerto.  Che sono esattamente i punti di forza delle startup Made in Italy, in grado di offrire un servizio eccellente, generando profitti. Parole ancora sconosciute nei corridoi dei colossi del food delivery, come giustamente hanno fatto notare anche alcuni analisti di Wall Street in occasione della recente IPO di Doordash.

Il panorama delle startup italiane del settore è discretamente ampio, abbiamo selezionato le tre a nostro avviso più promettenti.

MYMENU: IL NEXT LEVEL

La pandemia ci ha fatto scoprire che food delivery non vuole dire solo pizza, hamburger e poke, ma anche cibo di qualità e addirittura stellato. Ma questo, sin dalla sua fondazione, è sempre stato il focus di Mymenu, startup fondata a Milano nel 2013 e attualmente presente in diverse città del Nord Italia, che ha proprio nella qualità del servizio il principale punto di forza. Ristoranti di fascia medio-alta, scontrino medio di tre volte superiore alla media e formazione costante dei rider sono solo alcune delle peculiarità della startup milanese, che ovviamente ha grandi piani per il futuro, come ci spiega Giovanni Cavallo, co-fondatore e Presidente.

“Il 2020 è stato per noi un anno di grande crescita che ci  ha a visto quasi raddoppiare i volumi rispetto all’anno precedente, oltre che raggiungere il punto di pareggio a livello aziendale, servendo durante il periodo più di 500 mila pasti. Gli obiettivi per il 2021 sono quelli di mantenere costante la crescita, parlando dunque di ulteriore espansione geografica e consolidamento nelle città in cui siamo presenti . Parallelamente, lavoreremo ulteriormente da un lato su temi di marginalità e dall’altro su temi corporate. Pensiamo anche ad un’acquisizione strategica da qui a qualche anno”.

FOODRACERS: VENTI DA NORD-EST

Foodracers, nata a Treviso nel 2015, guida la riscossa del food delivery nella provincia italiana. La startup infatti punta tutto sulle città di provincia, al momento ancora “snobbate” dalle grandi piattaforme. Quarantadue città per l’esattezza tra Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana. Piccoli centri per grandi catene, dato che la startup può vantare collaborazioni importanti con format del calibro di Roadhouse Grill, Old Wild West, Grom e Burger King. Anche Foodracers ha ovviamente grandi progetti in cantiere, e il fondatore e Ceo, Andrea Carturan, ha deciso di raccontarcene uno in particolare.

“Per il 2021 stiamo implementando un programma di membership che coinvolge sia i ristoratori che i consumatori finali, la Foodracers Family, con il quale vogliamo contribuire a mantenere connesse le persone e i loro ristoranti di fiducia, lavorando per incrementare la frequenza di acquisto dei client, online e offline. I clienti consumer più fedeli riceveranno proprio durante le feste uno special kit con cui diamo loro il benvenuto in famiglia in anteprima. Nei prossimi mesi la Foodracers Family sarà estesa a tutti. Per noi il rapporto diretto con i consumatori, l’ascolto attivo delle loro necessità e la vicinanza con le realtà di provincia sono asset strategici ed è quello che ci differenzia dai competitor. Quest’anno abbiamo affrontato qualcosa di mai visto e totalmente imprevedibile, reagendo con reattività siamo riusciti a dare un aiuto immediato ai ristoratori e alle piccole attività che avevano bisogno di nuovi strumenti per stare in piedi e a questo proposito sempre nel prossimo anno implementeremo una nuova funzionalità per i ristoratori. Per lavorare fianco a fianco con loro, cercando di supportare il loro business”.

ALFONSINO: L’ORGOGLIO DEL SUD

Alfonsino è nata a Caserta nel 2016, imponendosi da subito come l’assoluto punto di riferimento per il food delivery nei piccoli centri del Centro-sud, anche per grandi catene come Old Wild West e Burger King. La qualità del servizio è una diretta conseguenza di quello che può definirsi il fiore all’occhiello, allorché una mosca bianca nel panorama startup nostrano, ovvero un team Hr di sei persone, deputato alla selezione, assunzione e soprattutto formazione continua dei rider. Alfonsino opera attualmente in 300 comuni in 6 regioni e ha appena chiuso un round di crowfunding raccogliendo 491 milaeur, con i quali è pronta ad affrontare alla grande il 2021, come ci racconta Domenico Pascarella, co-fondatore e Cmo.

“Tra i progetti in cantiere per il 2021, l’azienda ha l’obiettivo di incrementare la sua presenza su tutto il territorio nazionale, raggiungendo entro il 2021, 20 nuove località del Nord, Centro e Sud-Italia. Per rendere il processo di espansione sostenibile abbiamo intenzione di incrementare il numero di rider della nostra flotta e raggiungere quota 2.200 unità al fine di elargire il nostro servizio di consegna a più di 2 mila ristoratori partner. Di pari passo con lo sviluppo territoriale, nel prossimo anno abbiamo intenzione di implementare e arricchire la nostra offerta grocery, già disponibile oggi in più di una località in Campania, per permettere ai nostri clienti di ordinare in piattaforma non solo cibo preparato dai ristoranti, ma anche prodotti essenziali e ricevere la spesa a domicilio presso le proprie abitazioni in soli 60 minuti dalla ricezione dell’ordine”.

Da oggi ricordatevi che c’è Il Made in Italy anche nel food delivery.

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