L’Horeca verso un calo del 40%: le previsioni Ismea 2020

L’istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare stima un calo di 34 miliardi di euro per i consumi extra domestici. Torna l'attenzione al risparmio e la fiducia nei negozi di vicinato
L’Horeca verso un calo del 40%: le previsioni Ismea 2020

Meno colpito dalla prima fase della pandemia, il sistema agroalimentare italiano manifesta il proprio stato di crisi nel Terzo Rapporto Ismea sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nell’emergenza Covid-19 di Giugno 2020: l’impatto complessivo del fenomeno sul totale della spesa agroalimentare domestica ed extradomestica potrebbe portare nelle previsioni dell’Istituto a una riduzione attorno al 10% per il 2020, pari a circa 24 miliardi di euro. A concorrere alla formazione di questa percentuale così rilevante, innanzitutto, è la chiusura pressoché totale del canale ristorazione: se nel 2019 la spesa delle famiglie per il consumo alimentare extradomestico ha sfiorato gli 86 miliardi di euro (+1,6% vs 2018) per il 2020 è possibile ipotizzare un calo del canale Horeca di poco inferiore al 40%, quantificabile in 34 miliardi di euro.

PERDITE MITIGATE DAL DELIVERY

Dopo il primo shock, i consumi alimentari extra-domestici hanno avuto un lieve recupero nel mese di maggio, per effetto del servizio a domicilio esteso non solo alle attività specializzate nel cibo da asporto, ma anche a tutti i ristoranti, alle gelaterie e pasticcerie a cui è stato consentito di organizzarsi per la consegna a domicilio. A ciò si è aggiunta dal 18 maggio la graduale riapertura dei ristoranti e dei bar, ma con un regime di lavoro estremamente ridotto per mantenere il distanziamento.

SETTORE PENALIZZATO DALL’ASSENZA DI TURISMO STRANIERO

Nel complesso, da marzo a giugno è possibile stimare l’impatto in una contrazione dell’80% del valore del mercato extra-domestico. Un elemento importante di questo calo è la penalizzazione dovuta all’assenza dei turisti stranieri, per i quali è impossibile immaginare un riavvicinamento alla normalità entro l’anno; sul totale dei consumi fuori casa annui si stima un’incidenza del 15-16% della domanda dei visitatori stranieri (ma l’effetto è concentrato su ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie, per una quota minima su queste attività stimabile del 20%). Alla luce di tali considerazioni, è ragionevole ipotizzare uno scenario in cui, nella migliore delle ipotesi, la domanda per il consumo di cibo fuori casa possa mantenersi da luglio fino alla fine dell’anno intorno al 75% del valore normale, con una perdita in ogni caso non inferiore al 25%.

TORNA L’ATTENZIONE AL RISPARMIO

Con l’attenuazione delle misure più restrittive e la fisiologica riduzione della preoccupazione per gli aspetti sanitari, crescono le vendite al dettaglio, che autorizzano a prevedere, per il complesso del 2020, un aumento dei consumi domestici del 6% circa rispetto al 2019. Torna l’attenzione sull’aspetto economico e del risparmio: si torna a frequentare il canale Discount (+18% nella settimana dall’11 al 17 maggio rispetto all’anno precedente), ma tengono anche i piccoli negozi di vicinato, con cui gioco forza nei giorni delle lunghe code fuori dalle grandi superfici si è creato un nuovo rapporto di fiducia che pare destinato a durare. I supermercati si confermano il principale canale commerciale con una quota di vendite pari al 42% del totale.

Sul fronte delle vendite dei prodotti nella prima settimana di riapertura, il trend generale vede un ridimensionamento dei picchi incrementali delle settimane di lockdown – cala l’acquisto di farina (da +142% a + 70%), pasta (da +24% a +4%) e uova (da+36% a +17%) – mentre continuano a mantenersi su percentuali in crescita l’olio (+18%) e il vino (+15%) e gli spumanti (+20%), dinamica interpretabile come recupero successivo alla scarsa dinamica fatta segnare da queste categorie durante quasi tutto il periodo di chiusura.

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