Istat: stop horeca costa 1,5 miliardi di euro

Analizzando gli ultimi dati Istat, Coldiretti ha stimato in 1,5 miliardi di euro, il costo “di filiera” generato dallo stop forzato a tutto il comparto horeca
Istat: stop horeca costa 1,5 miliardi di euro

24,8%. Tale è la riduzione record dell’indice di fatturato per i settori alloggi e ristorazione registrata dall’Istat nel primo trimestre 2020. Una riduzione che purtroppo avrà ripercussioni lungo tutta la filiera.

MANCANO 1,5 MILIARDI DI ACQUISTI F&B

Dati alla mano, Coldiretti ha stimato in 1,5 miliardi di euro i mancati acquisti di cibi e bevande, un effetto negativo a valanga su tutto il comparto agrifood italiano causato dalla chiusura forzata di alberghi, bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi.

Il lungo periodo di chiusura – sottolinea la Coldiretti – ha pesato su molte imprese dell’agroalimentare Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.

In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale commercializzazione per fatturato. 

SITUAZIONE DIFFICILE NONOSTANTE LE RIAPERTURE

Nonostante la riapertura – continua la Coldiretti – permane una situazione di difficoltà nella ristorazione per una diffidenza diffusa, la chiusura degli uffici con lo smart working e per l’assenza totale dei turisti italiani e stranieri. Alcune attività sono tutt’ora indecise sul se e come ripartire.

Si spera ora – sottolinea la Coldiretti – nel via libera allo sconfinamento tra regioni e alla riapertura delle frontiere per alimentare nuovi flussi turistici nelle città d’arte, nelle località di mare, in montagna e nelle campagne. Senza una decisa svolta le 24mila aziende agrituristiche presenti in Italia rischiano una perdita di un miliardo a fine 2020 dopo che – precisa la Coldiretti – la chiusura forzata ha fatto saltare sia il periodo pasquale sia i ponti del 25 aprile e del 1° maggio.

MANCANO ANCHE I TURISTI

A pesare oltre al calo della domanda interna è il crollo del turismo internazionale con gli stranieri che rappresentano il 59% dei pernottamenti complessivi senza dimenticare – continua la Coldiretti – le cancellazioni forzate delle cerimonie religiose (cresime, battesimi, comunioni, matrimoni) che si svolgono tradizionalmente in questo periodo dell’anno. In primavera – continua la Coldiretti – si concentrano anche tutte le attività di fattoria didattica che molti agriturismi svolgono per dare la possibilità ai ragazzi di stare all’aria aperta in collaborazione con le scuole, ora chiuse. L’Italia è leader mondiale nel turismo rurale con le strutture agrituristiche diffuse lungo tutta la Penisola in grado di offrire 253mila posti letto e quasi 442 mila posti a tavola per un totale di 14 milioni di presenze lo scorso anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat.

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