Just Eat Takeaway, accordo per le nozze con Grubhub

La società anglolandese supera l'offerta di Uber e convince gli americani. Se approvata dagli azionisti (arriveranno rilanci?) nascerà il maggior colosso mondiale per fatturato

Un anno fa Just Eat e Takeaway.com decidevano di unirsi nella prima vera grande fusione nel settore del food delivery, destinata a creare un peso massimo in Europa e con una forte presenza anche in Italia. A distanza di quasi 12 mesi le due società, ormai diventate un’unica entità, hanno replicato “conquistando” la big americana Grubhub in quello che è il primo accordo di caratura mondiale nel settore, destinato ad alzare l’asticella delle future operazioni di consolidamento. Prima dell’affondo anglo olandese, era stata la statunitense Uber Technologies ad approcciare Grubhub, ma l’offerta aveva lasciato freddi i vertici della “preda”, per un concambio azionario ritenuto troppo penalizzante e per le perplessità sollevate dagli osservatori sui profili antitrust, dato che in alcune grandi città americane, a partire da New York, la quota cumulata sarebbe stata assolutamente anti concorrenziale. Un problema che non esiste con il gruppo europeo, che non è presente negli Usa ma solo in Canada attraverso la controllata SkipTheDishes. Al contrario la società americana ha una presenza in Inghilterra, ma è marginale.

In pillole, la somma delle due società pronte a sposarsi significa 593 milioni di ordini ai ristoranti processati nel 2019, più di 70 milioni di clienti nel mondo e il primato mondiale – Cina esclusa – per fatturato aggregato e valore dei piatti ordinati sulle piattaforme dei 25 mercati di presenza. La somma dei ricavi 2019 delle due entità è di 2,7 miliardi di euro (1,5 mld euro Just Eat Takeaway e 1,2 mld Grubhub) e quella dei piatti ordinati è 13,7 miliardi. L’ebitda 2019 aggregato è 406 milioni di euro, visto però in calo nel 2020.

UN’OPERAZIONE DA 7,3 MILIARDI DI DOLLARI

L’offerta che ha convinto il consiglio d’amministrazione di Grubhub, guidato dal fondatore e ad Matt Maloney, è stata costruita per valorizzare la società preda 7,3 miliardi di dollari (6,46 miliardi di euro), attraverso un concambio azionario puro per il quale ogni azione della società Usa sarà scambiata con degli strumenti finanziari (Adr per la precisione) che rappresentano 0,671 titoli di quella olandese, al prezzo di chiusura delle quotazioni di quest’ultima del 9 giugno, pari a 98,60 euro. Il valore implicito dei titoli Grubhub nel giorno dell’accordo, in questo modo, sarebbe di 75,15 dollari, ma le azioni scambiano sul listino Nasdaq a 62 dollari mentre questo articolo viene redatto, e il valore reale della transazione scende quindi a 5,5 miliardi di dollari circa. Gli azionisti Grubhub avranno il 30% della nuova società e Maloney siederà in consiglio d’amministrazione del nascente gruppo, che avrà sede centrale ad Amsterdam, e guiderà le operazioni nordamericane. Il gruppo sarà governato dall’olandese Jitse Groen, fondatore di Takeaway e al momento possessore del 10% circa della società anglolandese che ha lanciato l’offerta e che vale in borsa oltre 12 miliardi di euro. Non sono esclusi ulteriori rilanci da parte sia di Uber ma anche di altri player importanti quali la olandese Prosus (Delivery Hero) ad esempio. Lo si capirà nei prossimi giorni.

ADESSO LA PAROLA PASSA AGLI AZIONISTI

Adesso la parola passa a gli azionisti delle due società, che dovranno votare questo progetto di fusione per finalizzarlo: se tutto dovesse filare liscio, dovrebbe andare in porto nella prima metà del 2021. Non sarà semplicissimo, a giudicare dal crollo dei titoli Just Eat il giorno dell’annuncio. La paura degli investitori è che le crescite attese dei ricavi di Grubhub, che ha margini sempre più sottili, non riescano a far emergere quei margini di cui si ha bisogno per rientrare dell’investimento. D’altro canto le due società hanno un background simile: nascono infatti come piattaforme di semplice ordinazione per ristoranti indipendenti, senza consegna a casa che restava appannaggio dei locali. Un modello di business con una profittabilità operativa positiva messo in crisi dalla concorrenza delle società di delivery (Uber Eats, Deliveroo, Glovo ecc) che hanno costretto negli ultimi anni anche Just Eat e Grubhub a integrare il servizio con flotte di rider, erodendo marginalità in modo preoccupante. L’agenzia di stampa Dow Jones ha riportato, a proposito, che in una conference call con gli investitori lo stesso Groen ha sottolineato che la nuova società si dovrà focalizzare sugli “ordini profittevoli” anche in un mercato molto competitivo ma ancora da grandi potenzialità come gli Usa, dove i concorrenti di Grubhub stanno forzando la mano con gli sconti e i servizi, a costo di bruciare molta cassa, con l’obiettivo di mettere all’angolo la più profittevole delle concorrenti.

C’è da dire che nei mesi del lockdown sia Just Eat sia Grubhub hanno riportato crescite molto forti degli ordini dopo periodi di rallentamento della crescita: nel bimestre aprile – maggio 2020 il gruppo anglolandese ha visto crescere gli ordini del 41%, un ritmo doppio rispetto a quello medio visto da inizio anno. Per Grubhub la crescita è stata del 28% a fronte di un +11% da inizio 2020.

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