La ricetta di Ubri per i ristori sul tavolo del governo

L'Unione dei brand della ristorazione critica le misure adottate finora dall'esecutivo. E chiede di partecipare alla stesura dei nuovi provvedimenti. Dal delivery alla cassa integrazione, le proposte per la ripresa

Evitare che il decreto Ristori 5 si trasformi nell’ennesima pezza incapace di dare sollievo alla ristorazione italiana. Con questo imperativo Ubri ha scritto al governo, chiedendo di essere coinvolta al tavolo convocato per varare le ultime misure di sostegno a imprenditori e commercianti messi in ginocchio dall’emergenza Covid-19.

Un invito dai toni perentori, quello reso pubblico dall’Unione dei maggiori brand della ristorazione italiana, dichiaratasi senza mezzi termini “definitivamente delusa per l’assenza di azioni proattive da parte del governo, rispetto alla natura affatto efficace dei precedenti decreti Ristori“.

MISURE INDISPENSABILI PER DAR FIATO ALLA RIPRESA

La missiva è stata recapitata al ministero dello Sviluppo economico e al premier Giuseppe Conte in persona, accompagnata dalla richiesta di prendere parte alla stesura di misure giudicate “imprescindibili” per “dare fiato alla ripresa“.

Se non interveniamo immediatamente“, ha dichiarato il presidente di Ubri Vincenzo Ferrieri, “arriveremo a bruciare in 12 mesi un impressionante numero di attività che rappresentano una delle parti più dinamiche dell’impresa italiana e che coinvolgono decine di migliaia di persone, sia come addetti che come produttori e indotto“.

ARGINARE LA GIUNGLA DEGLI SCONTI NEL DELIVERY

Sul piatto l’Unione dei brand della ristorazione ha messo una serie di “consigli” indirizzati ai tecnici del governo. Tra le priorità, la necessità di contrastare “la gestione selvaggia di scontistiche cosiddette promozionali imposte dalle società di delivery, che vanificano del tutto i ricavi e rendono la concorrenza fra brand ai limiti del consentito“. Serve, perciò, “una norma che definisca il cap dei fee e poter convertire parte di tali commissioni in credito di imposta per i ristoratori“.

Per Ubri, poi, l’attuale negoziazione ad personam non è più praticabile, serve una norma di legge che incentivi i landlord a scontare i canoni e stabilisca criteri per gli sconti minimi da applicare.

APERTURE IL WEEK-END NEL RISPETTO DELLE NORME

Per rilanciare i consumi è altresì necessario “tenere aperto nel week-end e alla sera. Partendo dal presupposto che non c’è dato scientifico che leghi la diffusione del contagio alla frequentazione di locali che rispettano le regole (ingresso a numero chiuso e verificato della temperatura, distanziamento, sanificazione), serve sedersi al tavolo con il Comitato tecnico scientifico e valutare assieme le soluzioni in sicurezza per la convivenza responsabile con il Covid“. Proposte? Tutto a prenotazione obbligatoria, frequentazione esclusiva del proprio quartiere/isolato e promozione soltanto della ristorazione vicino a casa, prendendo spunto dalle esperienze già attive negli altri Paesi europei.

CASSA INTEGRAZIONE NON PIÙ A SINGHIOZZO

Secondo Ubri non è più praticabile il rinnovo a singhiozzo della cassa integrazione, che non permette una corretta pianificazione delle presenze; serve intervenire urgentemente dando da subito la possibilità di usufruire della cassa integrazione fino al 30 giugno 2021, con lo sgravio contributivo fino a marzo per tutte le risorse operative, lo sgravio fiscale di un anno per i nuovi assunti e il ripristino delle forme di voucher.

Infine, va considerata l’ipotesi di un anno bianco a livello fiscale e tributario per i settori in questione, rendendo libere le diverse Regioni e i Comuni di abilitare la deroga ad alcuni tributi quali Tari e Cosap.

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