Plant-based, ristorazione e scienza del comportamento

Il World Resource Institute ha elaborato una lista 5 punti per invogliare gli avventori a optare per un piatto a base vegetale, grazie a studi di scienza del comportamento
Plant-based, ristorazione e scienza del comportamento

Ormai è risaputo. Uno dei motivi che stanno alla base dell’ideazione, sviluppo e diffusione dei prodotti plant-based così come del flexitarianismo sono i cambiamenti climatici. Uno studio della FAO indica che gli allevamenti intensivi sono responsabili del 14,5% delle emissioni di CO2, 7,1 miliardi di tonnellate rilasciate annualmente nell’atmosfera. Limitare o eliminare il consumo di carne quindi certamente non salverà il mondo, ma può contribuire a renderlo migliore.

IL WORLD RESOURCE INSTITUTE

In tale frangente, è chiaro che tutte le più importanti organizzazioni internazionali cerchino di sensibilizzare il più possibile su di un tema tanto delicato.

Tra queste possiamo certamente citare il World Resource Institute, organizzazione statunitense che opera in 50 paesi con 700 addetti, lavora a stretto contatto con i leader mondiali su temi quali, tra gli altri, la sostenibilità della filiera alimentare, l’utilizzo di energie alternative e la lotta ai cambiamenti climatici. Un membro dello staff, la scienziata del comportamento Sophie Attwood, ha recentemente rilasciato una pubblicazione nel quale indica i 5 punti che i ristoranti e i format dovrebbero seguire per incrementare il consumo di prodotti plant-based.

5 PUNTI DA SEGUIRE PER INVOGLIARE IL CONSUMO DI PRODOTTI PLANT-BASED

Secondo la scienziata i punti che i ristoranti dovrebbero seguire sono:

  • ENFATIZZARE SUI MENU  LE PECULIARITÀ DEI PRODOTTI A BASE VEGETALE

Uno dei maggiori problemi è infatti la percezione che i consumatori hanno di tali prodotti, alimentati anche da una certe parte di stampa che si ostina a chiamarli prodotti vegani, quando invece sono davvero destinati a tutti.

  • ELENCARE I PRODOTTI VEGETALI INSIEME A QUELLI “CLASSICI” E NON IN UNA SEDE APPOSITA

In sostanza evitare l’effetto “ghetto” al quale sono sottoposti i prodotti vegetali in gran parte dei supermercati che alimentano nel consumatore la percezione che siano prodotti privi di gusto e dalla texture alquanto discutibile.

  • AMPLIARE LA SCELTA

Non si vive di solo burger. Oltre al sovraesposto plant-based burger, infatti, il mercato attualmente offre anche uova, come quelle di Just, il pollo plant-based italiano di Joy Food e prossimamente anche i gamberi di New Wave Foods.

  • OFFRIRE ASSAGGI GRATUITI

E’ chiaro che ogni nuovo trend alimentare si porti dietro una certa dose di scetticismo, che può essere facilmente superata ovviamente facendo assaggiare gratuitamente i nuovi prodotti.

  • ISTRUIRE IL PERSONALE

Formare lo staff su quali sono i benefici dei prodotti a base vegetale affinché possano proporli ai clienti con cognizione di causa.

Un mondo migliore può davvero iniziare a tavola.

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