Federvini, l’export italiano resiste

L'assemblea annuale dell'associazione conferma il ruolo trainante del settore, ma servono stabilità e tutela internazionale. Ponti nominato Presidente
Federvini, l’export italiano resiste

In un panorama globale complesso, caratterizzato da conflitti, instabilità geopolitiche e incertezze commerciali, il comparto italiano di vini, spiriti e aceti si conferma una colonna portante dell’agroalimentare nazionale. Secondo i dati Nomisma per l’Osservatorio Federvini, nel 2024 l’export totale ha raggiunto i 10,5 miliardi di euro, generando un saldo commerciale positivo di 8,9 miliardi. Questo risultato consolida la leadership italiana sui mercati internazionali, grazie a una filiera che conta oltre 40mila imprese e impiega direttamente più di 81mila addetti.

LA NUOVA LEADERSHIP

L’Assemblea Generale di Federvini ha segnato un importante cambio al vertice: Giacomo Ponti è stato nominato nuovo Presidente, succedendo a Micaela Pallini. Per la prima volta, un esponente del settore aceti assume la presidenza della Federazione, a riprova della crescente rilevanza di tutte le filiere rappresentate. La nuova governance include anche i Vice Presidenti Aldo Davoli e Piero Mastroberardino, oltre ai Presidenti di gruppo Albiera Antinori (Vini), Leonardo Vena (Spirits) e Sabrina Federzoni (Aceti). Ponti, proveniente da una storica azienda familiare fondata nel 1787, ha sottolineato il suo impegno nel rafforzare la competitività internazionale e tutelare il valore culturale ed economico del settore.

“Accolgo questo incarico con senso di responsabilità – ha affermato il neo presidente Ponti – in una fase storica complessa, segnata da forti tensioni internazionali ed incertezze. Federvini continuerà a rappresentare con forza e competenza le nostre imprese, valorizzandone qualità, sostenibilità e centralità economica. Tra gli obiettivi prioritari del mio mandato il rafforzamento della competitività internazionale del nostro settore, tutelando in primis il valore culturale di tutti i comparti, dai vini, agli spirits, agli aceti, che costituiscono un patrimonio economico di straordinario prestigio per il nostro Paese”.

MERCATO INTERNO, TRA CAUTELA E FIDUCIA

Il quadro macroeconomico italiano mostra segnali contrastanti. Nel 2024, il Pil è cresciuto dello 0,9%, con previsioni simili per il 2025. I prezzi delle bevande alcoliche sono in deflazione, mentre si registra una ripresa della fiducia di consumatori e imprese a maggio 2025. Nonostante ciò, i volumi di vendita al dettaglio rimangono deboli, con una crescita nei canali discount che evidenzia le difficoltà persistenti nei bilanci familiari.

Per quel che riguarda il primo trimestre 2025, il mercato interno mostra un lieve assestamento. Le vendite in Gdo sono stabili ma con dinamiche differenziate. Il vino ha registrato un valore di 694 milioni di euro, con una lieve flessione dell’1 per cento. Trainano gli spumanti di qualità (+7,1% Metodo Classico, +2% Charmat dolce), mentre i vini generici e frizzanti sono in difficoltà. Gli spirits hanno generato vendite per 274 milioni di euro, in calo del 3,2 per cento. Si distinguono positivamente il Gin (+14,2%) e gli aperitivi alcolici, mentre calano Grappa, liquori dolci e amari. Gli aceti mostrano un andamento più positivo, con una crescita dell’1,8 per cento. Spiccano l’aceto di mele (+6,4%) e l’aceto di vino (+1,5%). L’Aceto Balsamico di Modena Igp ha una lieve contrazione (-0,7%), ma mantiene una quota di mercato del 32% in Gdo. Per quanto riguarda i consumi fuori casa, TradeLab ha rilevato un valore complessivo di 81,4 miliardi di euro nel 2024 (+1%), con vino e bollicine centrali nelle occasioni serali.

EXPORT, INCERTEZZA E NUOVE SFIDE

Nonostante l’andamento positivo degli ultimi cinque anni, il settore fronteggia preoccupazioni legate allo scenario instabile che incide sui costi di materie prime ed energia, sull’inflazione e sull’occupazione. Il primo trimestre 2025 ha mostrato un rallentamento generalizzato dell’export: il vino cresce solo dello 0,7%, penalizzato dal Regno Unito e dalla concorrenza estera; gli spirits segnano un +3,1%, trainati dai liquori (+10,9%), ma la Grappa cala del 14 per cento. Gli aceti arretrano invece dell’1,4%, pur mantenendo buone performance nel 2024 in mercati chiave come Stati Uniti, Germania, Francia e Corea del Sud. Le tensioni internazionali, come gli attacchi tra Stati Uniti e Iran, e l’incertezza legata a possibili nuovi dazi statunitensi fino al +20% (o oltre) su vini, spiriti e aceti entro il 9 luglio, rappresentano un rischio significativo per le esportazioni verso il principale mercato extra Ue.

“Abbiamo bisogno di un’Europa forte e coesa – ha dichiarato Ponti – che agisca con determinazione per facilitare il dialogo e scongiurare qualunque escalation. Le nostre imprese non possono continuare a subire ingiustamente l’incertezza dettata dalle forti tensioni geopolitiche che in queste ore si stanno intensificando. In questo momento è fondamentale che anche il nostro governo insieme alle imprese lavori in sinergia per garantire la crescita della filiera promuovendo la stabilità e l’accesso ai mercati internazionali per le nostre realtà produttive”. 

FRA LE PRIORITÀ, LA TUTELA DEL MADE IN ITALY

Il neo Presidente Ponti ha sottolineato l’urgenza di un’Europa forte e coesa per scongiurare escalation e garantire stabilità e accesso ai mercati internazionali. L’Assemblea ha anche evidenziato la necessità di proteggere le Indicazioni Geografiche (Ig), con particolare attenzione all’utilizzo improprio. La recente nascita della European Vinegar Association testimonia l’impegno crescente a tutelare la distintività delle filiere italiane e a stabilire una definizione legale europea dell’aceto.

“Il mio obiettivo – ha concluso Ponti – è chiaro: creare valore. Per le imprese, per i territori, per il sistema Italia. Valore economico, ma anche reputazionale. Federvini sarà un presidio forte e competente per un’Italia che produce, innova e dialoga con il mondo, con orgoglio e responsabilità”. 

© Riproduzione riservata