Federvini, la ricetta per il futuro di vini e spiriti nel fuori casa

La presidente Micaela Pallini a Food Service fa il punto sulle sfide per l'anno che verrà. Tra difesa del Made in Italy e adeguamento tecnologico. L'obiettivo è salvaguardare il primato dell'export del nostro Paese
Federvini, la ricetta per il futuro di vini e spiriti nel fuori casa

Il 2021 si accinge a chiudersi in maniera ambivalente per il consumo di alcolici nel fuori casa. I dati parlano di una crescita esponenziale negli ultimi mesi dell’anno, con le progressive riaperture a dare una boccata d’ossigeno all’intero comparto. I timori per la crescente diffusione della variante Omicron e le possibili, seppur finora scongiurate, ripercussioni a livello di nuove chiusure, spingono, tuttavia, a guardare l’anno che verrà con un misto di preoccupazione e cauto ottimismo.

Quello che sta per terminare si è rivelato un anno all’insegna della ripresa per quanto riguarda l’export e, più in generale, per i consumi“, conferma in esclusiva a Food Service la presidente di Federvini Micaela Pallini. “Tuttavia, permangono numerose incognite per il breve e medio periodo: dalla gestione delle recrudescenze pandemiche all’aumento dei costi delle materie prime e dei noli nei trasporti che compromettono fortemente il consolidamento nei mercati più rilevanti, come Stati Uniti e Regno Unito“. Dall’altro lato della medaglia, va, però, registrato “come in questa fase possano essere colte nuove opportunità nei mercati del Sud-est asiatico, dove persistono imponenti barriere di accesso al mercato“.

IMPEGNO CONDIVISO PER LE SFIDE FUTURE

Per la numero uno di Federvini, “incombe all’orizzonte anche l’offensiva che Oms e Unione Europea hanno avanzato verso i nostri prodotti attraverso un approccio demonizzante e proibizionista, senza alcuna distinzione tra consumo corretto e abuso. Queste sfide dovranno essere affrontate con il massimo impegno da parte di tutti, istituzioni comprese, alle quali chiediamo sostegno e supporto per un settore che rappresenta tra fatturato diretto e indiretto circa il 2% del Pil nazionale“.

L’Italia, in ogni caso, sembra essere uscita rafforzata da una stagione difficile come quella che pare, almeno parzialmente, volgere al termine. Ciò si deve in gran parte al presidio dei principali mercati di destinazione, “dove il prodotto italiano di qualità conserva inalterato il suo appeal“. “Anche in assenza dell’esperienza del viaggio” sottolinea Pallini “resta forte l’empatia verso la nostra cultura del bere. I vini, gli spiriti e gli aceti si contraddistinguono per essere ambasciatori nel mondo del made in Italy e hanno costruito nel tempo un’immagine di qualità e affidabilità, frutto dell’impegno di migliaia di aziende e di imprenditori“.

ITALIA IN RITARDO SUL FRONTE E-COMMERCE

Con le pesanti restrizioni dell’Horeca e le limitazioni al settore turistico, nel corso di questo anno, il consumo off-trade ha solo in parte contenuto il calo delle vendite e del consumo on-trade di vino e spiriti. “Il mercato online ha sicuramente rappresentato una novità: i numeri però sono ancora troppo bassi rispetto ad altri Paesi europei, in Italia l’e-commerce del vino, ad esempio, riguarda solo il 4% dei consumi“. Malgrado ciò, “la progressiva riapertura, e in particolare i consumi del periodo estivo, hanno mostrato una certa vivacità, a dimostrazione che il piacere dello stare insieme in occasioni conviviali non si è mai perso”.

Resta viva, sullo sfondo, l’esigenza di misure stringenti per impedire che l’aumento dei costi di materie prime e logistica finisca col corrodere la supremazia in termini di export guadagnata dal’Italia.

Per questo, secondo Federvini, “le aziende hanno bisogno di ricevere sostegno e attenzione da parte delle istituzioni di riferimento attraverso accordi bilaterali atti a rimuovere gli ostacoli che compromettono un accesso equo al mercato. È, altresì, cruciale la salvaguardia delle nostre denominazioni e un supporto costante alla promozione che sia in sintonia con le esigenze delle aziende“.

IMPEGNO DEL GOVERNO A TUTELA DEL MADE IN ITALY

La richiesta di Federvini, resta, dunque, quella di un deciso intervento del governo a tutela di un made in Italy, sempre più vittima di aggressioni esterne. “È necessario che le istituzioni reagiscano rapidamente ed efficacemente con un’azione di opposizione decisa e determinata. Se perdiamo questa battaglia rischieremo di essere sempre minacciati e di avere una posizione di debolezza rispetto alle negoziazioni negli accordi di libero scambio. In sede europea dobbiamo far valere e rispettare le norme a tutela delle nostre indicazioni geografiche. Il secondo campo di intervento riguarda l’export verso tutti quei mercati ritenuti strategici per il made in Italy: abbiamo bisogno che ministero degli Affari esteri dedichi sempre più attenzione alla promozione dei nostri settori e che si attivi per coadiuvare qualunque iniziativa volta a rimuovere ogni ostacolo burocratico e legislativo che compromette i flussi commerciali.

IL FUORI CASA DEVE TORNARE AI SUOI LIVELLI

Difficile azzardare previsioni sui trend 2022 per i consumi di alcol nel fuori casa, anche se l’auspicio di una ritrovata sinergia tra comparto e istituzioni lascia sperare che si possa guardare con ottimismo al nuovo anno, pandemia permettendo.

Per quanto riguarda le abitudini dei consumatori, conclude la presidente di Federvini, “la consuetudine, avviata nei mesi scorsi, di prepararsi da bere a casa ha generato una nuova occasione di consumo, soprattutto nei periodi in cui le restrizioni hanno reso difficile il consumo esterno. Tuttavia, è difficile pensare a un trend positivo per il futuro senza il ritorno a una “normalità” dei consumi anche fuori dalle mura domestiche. Come dimostra il fatto che il trend dell’aperitivo fuori casa e in compagnia sia cresciuto moltissimo nel periodo estivo.

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