Cibo e ambiente, il 75% degli under35 consuma prodotti a base vegetale

Secondo la survey di AstraRicerche per Unione Italiana Food, gli alimenti “plant based” sono ritenuti salutari e sostenibili da 6 giovani su 10. La dieta “flexitariana” per risparmiare acqua e salvare la biodiversità

I millennial diffondono nuove abitudini alimentari sempre più “green”. Secondo una survey curata da AstraRicerche per Unione Italiana Food – che verrà presentata dalla più grande associazione di rappresentanza diretta di categorie in Italia e in Europa in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente il prossimo 5 giugno – il 75% degli under 35 consuma prodotti plant-based (a base vegetale) più di 2-3 volte a settimana, considerando la sostenibilità uno dei principali driver nelle proprie scelte di acquisto.

Per il 65%, inoltre, i plant-based rappresentano un fenomeno ben radicato nelle loro abitudini alimentari e non una semplice “moda” passeggera. 4 su 10 li scelgono per diversificare la propria dieta alimentare e oltre 6 su 10 (66,5%) li considerano un vero “aiuto per il pianeta”, convinzione che li ha portati a cambiare completamente abitudini alimentari negli ultimi 5 anni.

Il 36,3% degli under35 li ritiene sostenibili anche perché usano ingredienti con basso impatto ambientale o perché richiedono l’uso di poca acqua, contribuendo a ridurre le emissioni di CO2 (22%).

Recenti studi hanno infatti dimostrato che latticini, uova, carne e pesce sono responsabili di quasi il 60% della produzione di gas serra globali, impattando sul cambiamento climatico molto di più rispetto ai vegetali.

I benefici della dieta “flexitariana”

Secondo Ludovica Principato dell’Università Roma Tre l’adozione di una dieta “flexitariana” (con più alimenti di origine vegetale come verdura, frutta, cereali integrali e legumi) consentirebbe infatti di “dimezzare le emissioni di gas serra e di risparmiare una quantità di acqua equivalente a 3,6 milioni di piscine olimpiche, come dire, fino all’8% in un paese come gli Stati Uniti e fino al 15% in Cina. E permetterebbe di ridurre fino al 46% la perdita di biodiversità”. Naturalmente “questo non significa per forza smettere di mangiare proteine animali o simili – chiosa Principato -, ma solo lavorare su concetti di quantità e frequenza”.

Più in generale – spiega Salvatore Castiglione, presidente Gruppo Prodotti a base vegetale di Unione Italiana Food – quasi un italiano su due (47%) pensa che i prodotti a base vegetale abbiano un’impronta ecologica tra le più basse nel mondo alimentare e che contribuiscano ad abbattere le emissioni di CO2, limitando il consumo di suolo, acqua ed energia.

Una nuova consapevolezza “green”

“L’attenzione crescente verso la salvaguardia del pianeta – sostiene il sociologo Mauro Ferraresi è un segnale evidente dell’impegno delle nuove generazioni nel promuovere uno stile di vita responsabile. Questo impegno si riflette nelle scelte di consumo, anche a tavola. Merito di una maggiore informazione sulle tematiche ambientali e dell’apertura all’innovazione e a seguire nuove tendenze, anche alimentari”.

Più di 7 giovani su 10 (73%) dichiarano di conoscere la composizione dei plant-based, cioè prodotti realizzati con ingredienti esclusivamente di origine vegetale, senza alcun elemento di natura animale.

Un segnale dell’impegno e della consapevolezza delle nuove generazioni nel promuovere uno stile di vita responsabile, che si traduce in cambiamenti nel contenuto del carrello della spesa. Secondo Ferraresi, questo dimostra che “attraverso il linguaggio del cibo e grazie al lavoro di educatori e insegnanti è possibile stimolare un approccio critico e proattivo e favorire un cambiamento duraturo nelle nuove generazioni per la diffusione di una cultura della sostenibilità incentrata su azioni sistemiche”.

Una scelta confermata da più ricerche. Ad esempio, consumare una porzione media di tofu 1-2 volte a settimana contribuisce a immettere nell’atmosfera, annualmente, “solo” 12 kg di CO2; le bevande a base di mandorla, solo 10 kg; quelle a base di riso 18 kg, quantitativi di gas serra decisamente inferiori rispetto a quelli immessi da altre tipologie di cibi.

Under 35, più informati ed empatici

“Esiste una vasta letteratura in grado di dimostrare che gli under 35 sono i cittadini più attenti ad ambiente, economia circolare e sostenibilità – spiega Ferraresi -. Sono state effettuate numerose analisi psicografiche per comprendere quali siano i driver, le spinte emotive e le ragioni psicologiche che li muovono verso il ‘green’, pure nel cibo.  E la riposta va ricercata in un afflato ideale, una connessione con ‘Gaia’ (la madre Terra), di persone curiose, empatiche, attente al mondo che le circonda”.

“Le nuove generazioni – continua il sociologo – sono cresciute in un’epoca in cui le questioni ambientali e il cambiamento climatico hanno assunto una grande rilevanza, essendo oggetto di ampi dibattiti pubblici. Gli under 35 sono anche più aperti all’innovazione e a seguire nuove tendenze, anche in ambito alimentare. I prodotti a base vegetale rappresentano, ad esempio, un’alternativa moderna e in linea con i valori di sostenibilità che essi abbracciano”.

© Riproduzione riservata