Birra regina del fuori casa: crescono i locali dove costituisce il business principale

In cinque anni destinati a raddoppiare i locali che punteranno sempre più sulla bevanda. Uno studio Piepoli/Osservatorio Birra mostra come si preparano al futuro i 300 mila pubblici esercizi italiani
Birra regina del fuori casa: crescono i locali dove costituisce il business principale

Menù sempre più asciutti, delivery e asporto in crescita costante, orari flessibili e all-day-dining: è questo lo specchio di un fuori casa che in Italia continua a evolversi e investire (in media 20 mila euro per sei locali su 10) per risollevarsi e intercettare nuove occasioni di consumo. In questo contesto, la birra resta al centro della ripresa.

Il binomio con i luoghi della socialità vale, infatti, oltre 4 miliardi di euro e si stima che tra cinque anni proprio la birra rappresenterà oltre il 50% del business.

INTERVISTATI 200 TRA GESTORI E PROPRIETARI

A descrivere l’Italia del fuori casa è la studio commissionato dall’Osservatorio Birra all’Istituto Piepoli, che ha intervistato 200 gestori e proprietari di ristoranti, pizzerie, bar, pub, hotel e locali del Paese, mostrando attese, investimenti e speranze per il futuro degli addetti ai lavori di un settore che conta oltre 300 mila pubblici esercizi.

Al centro di questo rinnovamento una certezza, confermata anche dagli addetti ai lavori: la birra non solo resterà una costante del nostro stare insieme, ma la ripresa
dei locali italiani ruota proprio attorno a questa bevanda
.

CRESCONO LE BIRRE ANALCOLICHE

E infatti, che sia chiara (56,2%) o artigianale (45,3%), la birra la fa da padrona pensando al futuro dell’Horeca. Vino (bianco e rosso) finiscono al terzo posto (43,8%), cocktail e spirits al quarto (42,7%), lo spumante al quinto (19,8%). E va segnalato un ruolo sempre crescente per
le birre low-alcohol e analcoliche
(10,4%).

Lo studio, realizzato in collaborazione con Partesa, la più grande azienda di distribuzione food and beverage in Italia, mostra quanto il Covid abbia lasciato il segno sul fuoricasa.

Negli ultimi due anni, la metà dei locali (53,1%) ha avuto un calo di fatturato. E uno su 5 (22,9%) è stato costretto a ridurre il personale. Il 60,4% dei locali – dopo la pandemia – ha cambiato profondamente il business, rivedendo prezzi e offerta (34,4%), aprendosi al delivery e all’asporto (21,9%), immaginando menù con meno portate (19,8%) e ampliando le fasce orarie di apertura, per intercettare nuove occasioni di consumo (16,1%).

OLTRE IL 50% CONTINUA A INVESTIRE

Ma per andare avanti occorre investire: il 58,3% dei locali, nonostante le difficoltà, sta facendo
investimenti
(in media entro i 20 mila euro) per adeguarsi alle nuove esigenze di oggi e, soprattutto, di domani.

Già oggi la birra è un ingrediente strategico per la ripresa dei luoghi del fuori casa, dove questa bevanda ha un peso strategico sempre più rilevante, con un valore condiviso di 4.385 milioni di euro. In generale, gli addetti ai lavori del fuori casa apprezzano la dimensione socializzante della birra nei locali.

Se per il 35,9% dei locali italiani la birra è già oggi centrale nella propria offerta (e per questo non crescerà in futuro), il 60,6% dei rispondenti dice che ci sarà sempre più birra domani nei loro locali, principalmente per tre ragioni: è sempre più richiesta; è poco o per nulla alcolica (e questo chiedono molti giovani); infine, permette una buona marginalità, elemento vitale in un periodo di grandi difficoltà economiche per un settore reduce da due anni neri…

Fatto sta che se oggi per il 64,5% dei locali la birra rappresenta più del 25% del proprio business, colpisce vedere che nelle previsioni a cinque anni la quota di chi dipenderà per metà degli incassi dalla birra passerà dall’attuale 16,7% al previsto 30,2%.

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