Usa, non c’è crisi per il fine dining

Una ricerca di Yelp svela che nonostante l’inflazione e gli aumenti delle materie prime le prenotazioni dei ristoranti di lusso aumentano: +29% nel quarto trimestre del 2021
Usa, non c’è crisi per il fine dining

Secondo Yelp, uno dei siti di recensioni più noto al mondo, a dispetto dell’aumento generalizzato dei prezzi e degli effetti della pandemia sulle tasche dei clienti, chi va al ristorante sceglie sempre più spesso un’esperienza di fine dining: + 29% nel quarto trimestre del 2021, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Un trend che trova conferma anche nelle parole chiave e nei filtri inseriti nel motore di ricerca del portale: “alto prezzo”, “lusso”, ecc… sono cresciuti del 56% nel 2021, mentre la scelta di parametri come “economico”, o “con offerte speciali” è diminuita del 24%. 

INFLAZIONE MAI COSÌ ALTA DA 40 ANNI

Ne parla Alicia Kelso su Restaurant Dive, evidenziando come questa tendenza prenda sempre più corpo a dispetto dell’inflazione che nel 2021 ha raggiunto il livello più alto dal 1982, facendo salire i prezzi al consumo del 7%.

Nel business della ristorazione, gli LSR (i limited service restaurant in cui è il cliente a gestire in autonomia il processo di ordine, ritiro del cibo e pagamento) sono stati costretti ad aumentare i listino sino all’8%, mentre l’incremento medio, nei ristoranti classici, si è fermato al 6% rispetto al 2020.

VOGLIA DI RITORNO ALL’ESPERIENZA FUORI CASA

La sensibilità dei clienti per i concept premium rappresenta un’opportunità interessante per i ristoratori, che possono guardare al futuro con un certo grado di ottimismo, nonostante le preoccupazioni legate all’obbligo di rivedere i prezzi del menu verso l’alto, a fronte degli aumenti del costo delle materie prime.

Il fenomeno inflazionistico, peraltro, sta danneggiando sia i negozi di alimentari che i ristoranti: secondo il Dipartimento del Lavoro americano, i prezzi del cibo da consumare a casa sono aumentati del 6,5% a dicembre 2021, rispetto al 6% del prezzo richiesto per mangiare fuori casa. Ma l’out of home appare comunque avvantaggiato dalla voglia dei clienti di tornare a vivere l’esperienza del pranzare o cenare al ristorante dopo quasi due anni di stop forzato. E il numero delle nuove aperture è comunque cresciuto del 10% rispetto al 2020. 

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ALLA RICERCA DELLA MARGINALITÀ

Attenzione però a non cadere nell’illusione che il peggio sia passato, per il mondo del foodservice. Tutt’altro. Per diminuire la pressione sui costi, le insegne stanno adottando le soluzioni più disparate: Domino’s ha ritoccato il numero di ali di pollo da 10 a 8, per il suo bucket da 7.99 dollari, mentre Little Caesars ha aumentato il prezzo della sua Hot-N-Ready Pizza da 5 a 5.55 dollari, seppure con l’aggiunta di qualche fetta di salame piccante. Largo dunque alle promozioni con più alta marginalità e all’impiego di ingredienti dal costo più contenuto.

RIPRESA MESSA IN CRISI DA OMICRON

La variante Omicron ha smorzato la ripresa nel settore, appena iniziata, e ha causato cali di vendite e riduzioni di ore di apertura dei negozi. Un sondaggio della National Restaurant Association ha rilevato che più di tre quarti degli operatori ritengono che le condizioni commerciali siano peggiori ora, rispetto a tre mesi fa.

E anche se una parte dei consumatori ha voglia di spendere un po’ di più, c’è una larga fetta di pubblico che invece, secondo i dati di Black Box Intelligence, comincia a mettere in discussione il reale valore dei pasti al ristorante: i sussidi statali erogati durante i mesi già duri della pandemia sono stati sospesi, come i programmi promozionali più spinti. E cresce la quota di chi decide di rinunciare all’esperienza fuori casa perché non può più permetterselo. 

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