Variante Delta, l’Irlanda si gioca 6 milioni di pinte

Il crescente numero di casi del nuovo ceppo Covid mette a rischio la riapertura di oltre 3.500 pub prevista il 5 luglio. Oltre 70 mila fusti di birra potrebbero andare sprecati. Gli esercenti: "Il governo dia risposte certe"
Variante Delta, l’Irlanda si gioca 6 milioni di pinte

Sei milioni. Tante sono le pinte di birra irlandese che rischiano di andare sprecate se, diversamente da quanto previsto dal governo, la riapertura della somministrazione all’interno dei pub dell’isola di Smeraldo dovesse essere rimandata dal 5 luglio a data da destinarsi. Un’ipotesi, purtroppo tutt’altro, che irrealistica, visto il numero crescente di casi di variante Delta di Covid-19, che allarma e non poco l’autorità sanitaria. Ne parla l’Irish Post, evidenziando che al momento la variante di origine indiana rappresenta il 20% del totale di casi registrati, ma gli esperti – anche sulla scorta dei numeri drammatici che arrivano dal Regno Unito, dove le percentuali si attestano al 46% – temono per agosto un picco che potrebbe portare a nuovi lockdown generalizzati.

OLTRE IL 50% DEI PUB ANCORA CHIUSI

Per il Paese, che dopo la riapertura degli hotel a inizio giugno e i primi annunci di possibilità di accogliere piccoli gruppi di studenti in vacanza studio, aveva appena incominciato il lento percorso verso il ritorno alla normalità, quella di un nuovo stop è una prospettiva drammatica, soprattutto dal punto di vista economico. Ci sono già circa 70 mila fusti di birra in viaggio dalle fabbriche di produzione verso i principali centri urbani – Dublino, Cork, Galway – e non solo, per servire gli oltre 3.500 punti di somministrazione rimasti chiusi sinora perché non dotati di uno spazio esterno, su un totale di 7 mila locali. I rappresentanti di Drinks Ireland|Beer, associazione che rappresenta produttori e distributori di birra in Irlanda hanno dichiarato: “Un ritardo nella riapertura avrebbe un impatto devastante innanzitutto sulla popolazione. La pinta di birra, prevalentemente stout, è una tradizione nazionale, portata avanti con orgoglio da tutte le generazioni. E il pub, per alcune delle contee più isolate, in particolare quelle del Nord Ovest, è luogo di incontro, scambio, socializzazione“. 

RISCHIO DI SPRECO DI MIGLIAIA DI FUSTI

Le possibilità di spostamento ancora molto ridotte faranno sì che la maggior parte degli irlandesi rimanga in patria durante l’estate, ma con le strutture non in grado di gestire così grandi numeri solo con l’accoglienza outdoor, la maggior parte di loro rinuncerà all’esperienza di bere e mangiare fuori. E ancora più gravi saranno le conseguenze sugli operatori – tra 15 e 20 mila, secondo l’associazione – che si apprestano a tornare finalmente al lavoro. C’è poi un altro aspetto da tenere presente: le birre hanno una shelf life moderatamente breve e devono essere servite fresche, secondo parametri ben precisi. Il rischio è che migliaia di fusti vadano distrutti senza mai essere stati aperti.

GLI OPERATORI DEL SETTORE CHIEDONO CHIAREZZA

Jonathan McDade, Head of beer di Drinks Ireland, ha dichiarato: “Il settore dell’ospitalità irlandese e i produttori di birra del paese hanno avuto un anno molto impegnativo. L’approccio a yo-yo dello scorso anno, che ha visto i pub aprire e chiudere cinque volte a livello nazionale o regionale con pochissimo preavviso, è stato impegnativo dal punto di vista logistico e ha avuto enormi conseguenze finanziarie per i produttori di birra. È qualcosa che speravamo non accadesse mai più. Con la data fissata per il 5 luglio, il settore ha finalmente avuto un po’ di chiarezza per produrre birra e consegnare fusti. Se ci sarà un ritardo, abbiamo bisogno di un impegno fermo su una nuova data di riapertura“.

E con una punta di amarezza, molti degli operatori del settore interpellati sul tema ricordano: “Il governo sembra non prendere minimamente in considerazione il fatto che i pub sono ambienti sicuri e operano comunque con stringenti misure anti-Covid. Qualsiasi decisione sulla riapertura non dovrebbe essere considerata isolatamente da questi fattori“.

© Riproduzione riservata