Sodexo scommette sulla flessibilità

In questo difficile anno il big player della ristorazione collettiva ha seguito oltre mille clienti onsite, all’insegna di un servizio adeguato alle singole situazioni ed esigenze
Sodexo scommette sulla flessibilità

La pandemia ha colto tutti di sorpresa, creando in poche settimane fenomeni che non esistevano o rappresentavano realtà di dimensioni piuttosto limitate: spicca su tutti l’home working, che ha rivoluzionato l’erogazione del pasto a un numero elevatissimo di dipendenti, soprattutto nell’ambito dei servizi. Tuttavia, ci sono settori che hanno continuato a operare onsite: dal farmaceutico all’industria di processo, fino all’ampio settore del FMCG. 

Le società che erogano servizi di ristorazione e buoni pasto sono state dunque chiamate a ripensare e rimodulare la loro offerta. “In effetti“, spiega Enrico Bartoli, direttore Segmento Corporate di Sodexo (nella foto), big player del welfare aziendale, “sono oltre mille le aziende clienti che hanno mantenuto la consueta operatività e alle quali siamo state vicine, registrando un +20% nelle richieste di servizi extra“. Per Sodexo, questo segmento  vale il 30% sul totale ristorazione collettiva: l’azienda, che vi occupa 2.900 addetti, nell’anno 2019/2020 ha sviluppato in tale ambito un giro d’affari di 135 milioni di euro.

SEMPLIFICARE I MENU

E.Bartoli_Sodexo-Italia

Il problema più grande che abbiamo dovuto affrontare, quando sono ripresi i volumi, è stato come erogare i servizi. Al di là dell’impegno nell’applicare i vari protocolli di sicurezza“, prosegue Bartoli, “e dell’alternarsi nell’ultimo anno di chiusure e aperture, ci è stata molto utile la diversità che Sodexo ha sempre coltivato al suo interno. Abbiamo potuto capitalizzare il know how accumulato in molti Paesi nel mondo e in diversi settori, dalla ristorazione aziendale alle mense ospedaliere“.

E così, dai colleghi asiatici è venuta la raccomandazione di semplificare i menu, innanzitutto per limitare al massimo l’aggregazione degli addetti in cucina: limitare la varietà del menu avrebbe quindi avuto un impatto sulla sicurezza. Un’altra attività molto “sensibile” è quella delle pulizie: Sodexo ha in qualche misura trasferito alle cucine (ma anche ai clienti in ambito civile) le metodologie utilizzate in ambito ospedaliero.

Nel comparto manifatturiero ci siamo dovuti adeguare molto rapidamente alle esigenze spicciole dei clienti: dal rendere visibili le postazioni all’interno delle aree di distribuzione attraverso una segnaletica dedicata, alla distribuzione dei flussi all’interno delle sale ristorante“.

FLESSIBILITÀ E DIGITALE

Nel tracciare un bilancio di un anno assolutamente peculiare, Bartoli sottolinea che dalla pandemia Sodexo ha tratto alcune “lezioni”: essere sempre più flessibili e reattivi, imparare a fare cose nuove (nel facility le sanificazioni specialistiche, nella ristorazione rivisitare le offerte per i clienti manufacturing), utilizzare ancor di più gli strumenti digitali, utilissimi proprio perché facilitano la flessibilità e saranno fondamentali nel mondo urbano quando si ripopoleranno gli uffici. “Tutto questo senza dimenticare che a febbraio abbiamo ottenuto da Bureau Veritas la certificazione ‘Rise Safe’ per i nostri servizi food e cleaning: un traguardo davvero importante per noi e per i nostri clienti“, conclude Bartoli.

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