Ristoranti come mense aziendali, cosa cambia con l’ok del governo

Una circolare del ministero dell'Interno accoglie, di fatto, le richieste di un'intera categoria. Offrendo sostegno a ristoratori e dipendenti in difficoltà. Ecco le regole
Ristoranti come mense aziendali, cosa cambia con l’ok del governo

Per i tanti lavoratori lontani da casa, per tutti i pendolari che prestano i loro servizi in aziende solitamente sprovviste di mensa aziendale, consumare un pasto caldo, al coperto, prima del ripristino della zona gialla per numerose regioni italiane, era diventato una missione impossibile. La causa, ovviamente, era riconducibile alle norme contro il contagio da Covid-19 che, in determinate aree del Paese, avevano costretto alla chiusura la totalità dei pubblici esercizi che assolvevano al ruolo di mensa.

LA CIRCOLARE DEL MINISTERO RIVEDE I CODICI ATECO

A sistemare le cose è infine intervenuta una circolare del ministero dell’Interno, che ha sanato questo vulnus e offerto sostegno concreto a ristoratori e dipendenti d’azienda, equamente messi in difficoltà dalle restrizioni. Rivedendo quanto disposto dall’ultimo Dpcm, infatti, la circolare ha permesso di rivedere i codici Ateco dei locali pubblici per poterli considerare alla stregua di mense aziendali, anche se nati originariamente come bar e ristoranti.

LE INIZIATIVE ADOTTATE IN VENETO ED EMILIA-ROMAGNA

Iniziative singole, in tal senso, erano già state adottate da qualche settimana, come ricostruito da Italiaatavola.net: Veneto ed Emilia-Romagna, in particolare, si erano fatte avanti, ottenendo i permessi dalle rispettive prefetture. La svolta ha coinciso con la decisione presa dalla prefettura di Latina di accogliere la richiesta avanzata da alcuni ristoratori e rivolgersi al ministero proprio per capire se fosse possibile ottenere un lasciapassare.

NOMI DEI DIPENDENTI DA ESPORRE NEL LOCALE

I protocolli da seguire sono quelli entrati in funzione dal primo sblocco avvenuto tra fine primavera e inizio estate: per il resto è sufficiente un contratto stipulato con un’azienda, la quale deve comunicare nomi e cognomi dei dipendenti (vietato, quindi, l’ingresso ai liberi professionisti) che potrebbero entrare nel locale, così da favorire controlli ed eventuali tracciamenti. Nomi e cognomi che il ristoratore è tenuto a esporre nel locale.

UN DUPLICE RAPPORTO CONTRATTUALE

Il servizio sostitutivo di mensa aziendale dà adito all’instaurazione di un duplice rapporto contrattuale tra i soggetti coinvolti, di cui il primo, tra la società emittente i buoni pasto e il datore di lavoro, è soggetto a Iva con aliquota del 4%, mentre il secondo, tra la società emittente e la mensa aziendale e interaziendale che accetta i buoni pasto, è soggetto a Iva con aliquota del 10%.

RESTANO IN VIGORE TUTTE LE MISURE DI SICUREZZA

Ovviamente, nello svolgimento dell’attività di mensa vanno rispettate tutte le prescrizioni in tema di somministrazione di alimenti e bevande: dal rispetto delle distanze interpersonali minime di un metro al numero massimo di quattro persone che possono sedere al medesimo tavolo, all’utilizzo continuativo della mascherina e messa a disposizione dei prodotti sanificanti. Non è necessario riservare sale o turni specifici alle singole aziende.

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