Grossisti e industria, rapporti più stretti per rilanciare il fuori casa

Progettica, società di consulenza specializzata nel mercato out of home, ha elaborato le previsioni di fatturato dei grossisti bevande, analizzando le conseguenze del lockdown
Grossisti e industria, rapporti più stretti per rilanciare il fuori casa

Lentamente, il mercato del fuori casa ha “riacceso i motori” dopo il lockdown. La situazione è certamente complessa, con numerose incognite legate alla ripresa dei consumi e alla riapertura dei pubblici esercizi: molti bar e ristoranti, infatti, non hanno ancora aperto i battenti e potrebbero non farlo anche in futuro. Uno stato di cose che colpisce direttamente l’attività dei grossisti di bevande, che hanno visto “collassare” i fatturati tra marzo e maggio, nell’ordine anche dell’80%.

Le previsioni per la seconda metà del 2020 indicano una ripresa, ma i problemi sul tappeto sono tanti. Di questi argomenti si è recentemente occupato un webinar, organizzato da Progettica, società di consulenza alle imprese nel canale fuori casa, che ha illustrato l’andamento previsionale del mercato Horeca e del settore dei grossisti bevande, presentando, inoltre, un sondaggio realizzato proprio con i distributori beverage. Il campione era composto da 60 distributori (imprenditori, manager e responsabili vendita), pari al 20% del mercato, per un numero di 45-50mila punti di consumo gestiti a valori storici.
Ne abbiamo parlato con Damiano Possenti, Partner e Responsabile Business Unit Industria di Progettica.

fuori casa

Quale sarà l’andamento del settore dei grossisti di bevande nel secondo semestre 2020 e quali perdite di fatturato si possono prevedere a fine anno?
Diciamo innanzitutto che da giugno è iniziata una ripresa dei consumi nel fuori casa e la previsione è che da qui alla fine dell’anno ci sarà un recupero dei fatturati, che compenserà però solo in parte le forti perdite di marzo, aprile e maggio. Entrando nel dettaglio, abbiamo delineato un doppio scenario. Il primo, più positivo, che prevede una riapertura «rapida» di bar e ristoranti, una moderata contrazione del numero di punti di consumo aperti e una contenuta riduzione della produttività. Il risultato? A fine anno le aziende di distribuzione beverage registreranno una riduzione del fatturato del 35 per cento. Il secondo scenario, più pessimista, che prevede una riapertura guardinga dei punti di consumo e un’ulteriore ondata di chiusure dopo l’estate, vede il calo dei fatturati intorno al 44 per cento.

Quali saranno i fenomeni più rilevanti sul mercato secondo i distributori?
Il primo fenomeno citato dai distributori è quello della riduzione della produttività dei punti di consumo a causa del distanziamento sociale. A seguire, l’aumento dei formati monouso e la semplificazione degli assortimenti sono considerati trend altamente probabili. Da sottolineare che i distributori ritengono che delivery e take away miglioreranno il fatturato complessivo dei punti di consumo, ma presumibilmente avranno un effetto di minore trascinamento sul comparto bevande.

Focalizziamoci sul rapporto con l’industria: quali sono le preoccupazioni più evidenti dei grossisti?
Le principali preoccupazioni dei distributori sono rappresentate dalla posizione di rigidità dell’industria sul tema dei pagamenti e sulla merce stoccata in magazzino che è rimasta invenduta. Inoltre, i distributori ritengono assolutamente necessaria una ridefinizione degli accordi commerciali, tenendo conto che i contratti in essere erano “tarati” su livelli di fatturato e su meccanismi di funzionamento molto diversi da quelli attuali. Oggi il mercato si è ridotto, per cui il distributore spinge perché l’industria metta in campo una serie di strumenti ad hoc per rilanciare i consumi. Di fondo, la distribuzione beverage chiede una collaborazione più stretta con l’industria.

E l’industria cosa si aspetta dai distributori?
L’industria vuole un ruolo più attivo da parte dei distributori, che hanno un contatto diretto con i punti di consumo e, di conseguenza, hanno il polso della situazione su quali richieste ed esigenze necessitano gli esercenti, per poi trasmettere queste informazioni all’industria. Si tratta di un “passaggio” fondamentale per spingere la domanda.

Quale importanza potrebbero avere in termini di business, per industria e distribuzione, le catene organizzate di locali, in costante crescita?
Il fenomeno della ristorazione organizzata, e mi riferisco non tanto alle grandi insegne ma soprattutto alle numerose piccole e medie catene nate negli ultimi anni in Italia, è ancora sottovalutato da parte della distribuzione e dell’industria. Quest’ultima fatica a “inquadrare” queste realtà e non ha, a parte poche eccezioni, strutture dedicate. Per quanto riguarda i grossisti bevande, il problema è logistico e organizzativo: le catene di ristorazione necessitano di una distribuzione di prodotti su scala pluriregionale o nazionale che il grossista non può garantire, se non attraverso accordi con altri grossisti presenti sul territorio. Quella della ristorazione organizzata è comunque una grande opportunità per far crescere il business del fuori casa, trattandosi oltretutto di un fenomeno in costante crescita. Come Progettica monitoriamo la ristorazione organizzata attraverso Ristochain, un completo database e studio che aggiorniamo periodicamente.

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