I ristoranti europei sopravviveranno al lockdown?

Chef e proprietari temono la bancarotta per il lockdown mentre la cultura gastronomica continentale resta nel limbo del post Covid. Il dossier dell’inglese The Guardian sul futuro del fuoricasa
I ristoranti europei sopravviveranno al lockdown?

Can Europe’s restaurants survive the coronavirus lockdown? – The Guardian (28 aprile 2020) di Philip Oltermannin, Sam Jones, Kim Willsher e Angela Giuffrida

Con l’Europa che inizia a immaginare una ripresa per tappe dopo lo tsunami del Covid-19, tra le righe della sua versione digitale il quotidiano britannico The Guardian dedica un approfondito dossier sulla ripartenza dell’away from home: Philip Oltermannin da Berlino, Sam Jones a Madrid, Kim Willsher da Parigi e Angela Giuffrida a Orvieto inquadrano da prospettive diverse la “Fase 2” per la ristorazione. Un tempo ancora avvolto dall’incertezza, nel quale per ora solo tre Paesi – Austria, Repubblica Ceca e Italia (il giorno X da dpcm illustrato dal premier Conte è il 1 giugno) – hanno provato a fissare una data per il ritorno al servizio. Mentre la cultura gastronomica di un intero continente resta sospesa in un limbo.

L’HORECA TEDESCA TEME IL COLLASSO

Il governo tedesco ha annunciato un piano di sostegno alle imprese con un taglio della Vat (la loro Iva) dal 19% al 7% a partire dal primo luglio, ma la camera di commercio di Berlino teme che molti ristoranti e catene saranno già in amministrazione controllata prima di quella data. “Le persone non temono solo per il proprio sostentamento, sono sempre più in preda al panico”, è la testimonianza raccolta dal Guardian di Thomas Lengfelder, direttore dell’associazione ristoratori e albergatori di Berlino, ”le restrizioni per il Coronavirus porteranno a un’ondata di fallimenti senza precedenti”.

LA PETIZIONE GLI CHEF FRANCESI A MACRON

In Francia le misure di allentamento al lockdown dovrebbero partire dall’11 Maggio, ma per gli oltre 240 mila ristoranti e cafè del Paese non si ipotizza un’alzata delle serrande prima di metà giugno. E mentre Roland Héguy, presidente della associazione UMIH che riunisce gli operatori indipendenti del settore Horeca in Francia, parla del 2020 come di un “anno perso”, gli chef più celebri del paese hanno firmato su Le Figaro una lettera aperta al presidente francese Macron denunciando il “pericolo di morte” delle loro attività e chiedendogli di poter riaprire al più presto.

A MADRID TAPAS ALL’APERTO E PANNELLI DI PLEXIGLASS

I sanpietrini della plaza Mayor a Madrid desolatamente vuoti in quel periodo dell’anno in cui di solito sono stipati di tavolini e tapas sono l’immagine di una Spagna paralizzata e che pensa a pannelli di plexiglass per facilitare l’ormai imperativa “distanza sociale” e alla colonizzazione di spazi all’aperto, è la voce del sindaco madrileno José Luis MartínezAlmeida, per dare ossigeno alle tasche esangui dei ristoratori.

IL COVID SOLO LA “PUNTA DELL’ICEBERG”?

In Italia Fipe ha stimato che 50 mila attività potrebbero essere costrette a non riaprire più. L’idea di un nuovo modo di fare delivery, il bonus riconosciuto dal governo per ogni mese di inattività, tasse e prestiti bancari con rimborsi dilazionati da soli, per ora, non sono sufficienti, a pareggiare i mancati introiti da lockdown e le spese per gli affitti e le utenze. E, come se non bastasse, gli addetti ai lavori si domandano quanta voglia, paura o soldi la gente avrà ancora per tornare a frequentare i ristoranti. Uno scenario che potrebbe fare del Coronavirus solo “la punta dell’iceberg” di una profonda crisi economica.

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