Food e fashion, il binomio rafforza il brand

Le maison d’alta moda puntano sempre di più sulla collaborazione con celebri chef per promuovere l’esperienzialità della marca. Da Gucci Osteria a Ralph’s Parigi: i format più innovativi

Alta moda e ristorazione: si tratta di un binomio di sempre maggior successo in un mondo in cui l’esperienzialità è un vantaggio competitivo, è oggi una delle strategie di comunicazione dell’identità di marca più originali e convincenti. L’ultima edizione dell’Altagamma Worldwide Luxury Market Monitor di Bain &Co. rivela che la spesa media per il cibo gourmet è cresciuta del 6% nel 2019. E, ultimo in ordine di tempo, è Christian Dior ad aver annunciato che al termine della ristrutturazione della sua storica boutique parigina riaprirà, per la prima volta, affiancando alle collezioni anche un esclusivo spazio dedicato alla ristorazione. Mentre a Milano va in scena l’edizione autunno/inverno della Fashion Week 2020, abbiamo raccolto in una gallery i format food & fashion più interessanti e innovativi.

GUCCI – MASSIMO BOTTURA, LOS ANGELES

Esperimento bis del tristellato Michelin Massimo Bottura in partnership con Gucci. Dopo Firenze, al 347 di Rodeo Drive a Beverly Hills ha aperto Gucci Osteria: un ristorante da 50 coperti, col verde come colore guida, specchi preziosi, tavoli di marmo e sedie in vimini. I locali sono al secondo piano della boutique e la terrazza esterna è il vero punto di forza. In carta i grandi classici dello chef – Tortellini alla Crema di Parmigiano Reggiano, Emilia Burger, Risotto camouflage – e sperimentazioni dal sapore californiano, come la Pasta e Fagioli con ricci di mare. In cucina, Mattia Agazzi.

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LOUIS VUITTON, SUGALABO V e CAFè V, OSAKA

Ha fatto le cose in grande, il marchio di fashion francese, per il suo ingresso nel mondo della ristorazione: non un format, ma ben due inseriti nell’avveniristica boutique giapponese, la Maison Osaka Midosuji: Sugalabo V, il ristorante “griffato” e il caffè, Le CaféV sono firmati dagli architetti Jun Aoki e Peter Marino. Gli ambienti sono ad alto tasso di Instagrammabilità: poltroncine in velluto, dettagli dorati e bauli Monogram fanno da contorno a una mise en place con stoviglie e posate rigorosamente brandizzate. In tavola, le specialità giapponesi tradizionali rivisitate dallo chef Yosuke Suga, già proprietario di un ristorante a marchio Sugalabo a Tokyo, realizzate in una maxi cucina a vista a ridosso dei pochi tavoli disponibili.

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TIFFANY, BLUE BOX CAFè, HARRODS LONDRA

Dopo il felice esperimento di New York, dove i tempi di attesa per prenotare un tavolo si attestano ancora su due mesi, Tiffany replica il Blue Box Cafè nella food court di Harrods. Il turchese Tiffany domina l’ambiente, vestito con oggetti e accessori tutti in vendita nel negozio della maison gioielliera, mentre è la ricerca della qualità esclusiva delle materie prime, declinata in chiave stagionale, a guidare le scelte della carta: il salmone affumicato dei bagel arriva dalle Isole Faroer, uova e cheddar rigorosamente bio da fattorie della campagna inglese, mentre parlano internazionale la carta dei vini e quella, ricchissima, dei tè. Sentirsi come Audrey Hepburn è possibile a colazione, per il classico Afternoon Tea e anche in serata.

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RALPH LAUREN, RALPH’S, PARIGI

Antesignano del connubio fashion-ristorazione è il ristorante del designer americano Ralph Lauren al piano terra della boutique parigina in Boulevard Saint-Germain: tessuti, stoviglie e complementi d’arredo della tavola, che cambiano a ogni pasto, permettono di vivere un’esperienza sempre diversa, pur nella continuità di un’atmosfera lussuosa e avvolgente, ispirata a quella del Double RL Ranch di Ralph Lauren in Colorado, da cui provengono direttamente filetto e lombata in carta. Cui si affiancano specialità made in Usa, come le crocchette di granchio alla Maryland, hamburger e il manzo Black Angus, servite con sottofondo di musica jazz anni ’40.

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BURBERRY, THOMAS CAFè, REGENT STREET, LONDRA

Thomas come il fondatore dello storico marchio britannico: questo spazio su due livelli nel flagship store londinese è declinato sui toni del beige, grigio e marmi chiari, colori guida del brand da sempre e offre un’esperienza fruibile in due modalità. A livello strada, una caffetteria per una pausa veloce, al piano superiore un ristorante dall’atmosfera più formale. Ostriche e aragosta sono il pezzo forte della carta. E per chi vuole ancora più esclusività, c’è TheSnug, una sala intima per una cena in compagnia di 14 ospiti al massimo, con menù standard o personalizzabile.

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OURSIN, JACQUEMUS & KASPIA, GALERIES LAFAYETTE, PARIGI

Curiosa la scelta del marchio francese Jacquemus: non ha punti di vendita, ma ha deciso di aprire un ristorante che racconti ed evochi il mood delle collezioni più recenti. Un po’ taverna greca, un po’ trattoria delle Eolie, Oursin si trova al secondo piano dei grandi magazziniGaleriesLafayette e trasporta la clientela, immediatamente, in un Mediterraneo ideale tutto l’anno. Pareti di calcegrezzabianca, ceramichecolorate e imperfette, un fintodisordine per far sembrare l’atmosfera quella di un pranzo improvvisato, nelle vie di un paese pieno di sole. Il menù, chiaramente a base di pesce, è a cura della chef EricaArchambault. A curare ogni dettaglio dell’allestimento è stato il designer del marchio, SimonePorte, con CaviarKaspia e ClaraCornet, creative director dei grandi magazzini parigini.

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