Siamo fatti della stessa sostanza del poke

Secondo l'"Osservatorio 2019 del Food Delivery" di Just Eat, il poke è il #DigitalFood che ha registrato la maggiore crescita di ordini online. Verso di lui tanto amore, ma anche qualche parere discordante. Si sa, le star sono così.

Puntuale come ogni anno, il 10 Ottobre Just Eat ha pubblicato l’“Osservatorio 2019 del Food Delivery”. Come probabilmente avrai già letto, si tratta di uno studio che fotografa le abitudini di noi italiani nell’ordinare cibo online. Un’attività sempre più consolidata nelle nostre vite: rispetto al 2018 i numero di locali che hanno scelto di diventare partner di Just Eat in Italia è cresciuto del 30%. Questo trend è sinonimo del fatto che molti di noi riescono a rinunciare sempre meno al piacere di una pizza a portata di click.

E non ho citato la pizza casualmente. L’impasto lievitato più famoso e diffuso al mondo si riconferma essere l’ordine a domicilio più richiesto da nord a sud del nostro stivale. Tuttavia, non è quello che registra la crescita di ordini più alta rispetto all’anno precedente. Si aggiudica questo primato il poke con +4000% di richieste online, se si considera il confronto con il 2018, meritandosi la corona di #DigitalFood (senza se e senza ma).

Fonte: Unsplash.com

“POKE TI ADORO, MA DIMMI DI PIÙ DI TE”

Ora, non so se è capitato anche a te di provare quel leggero filo di imbarazzo al momento di ordinare il poke, dovuto al non sapere bene come scandire le sue vocali e consonanti, ma a me è successo. E probabilmente non solo a me, dato che molti italiani preferiscono ordinarlo solo online, senza doversi scontrare con la sua pronuncia ?. A proposito quella giusta è “poh-kay” e significa “tagliato a tocchi”.

Sulle nostre tavole è arrivato da qualche anno (2016, circa), ma non smette di farci innamorare. Il poke rievoca contesti esotici – è un piatto che arriva direttamente dalle isole Hawaii – e con i suoi colori dà allegria alle nostre tavole. Proprio il colore e la possibilità di personalizzare la propria ciotola (pardon, bowl) di poke sono due degli elementi che lo hanno reso molto più di un trend, ma un’abitudine consolidata. Del colore avevo già parlato qualche articolo fa; rispetto alla possibilità di personalizzazione, molto dicono gli stessi utenti online. Negli ultimi 6 mesi, secondo un’analisi svolta mediante Talkwalker, piattaforma di data intelligence, la parola “poke” ricorre in circa 10.000 delle conversazioni condivise sui social dagli italiani (e questo numero non considera le menzioni che hanno errori di battitura al loro interno).

UN POKE, TRE MOTIVI PER AMARLO

Quello che fa letteralmente impazzire gli utenti online è vedere unite in uno stesso piatto 3 caratteristiche fondamentali:

  • varietà di scelta degli ingredienti e possibilità di personalizzazione;
  • rassicurazione rispetto al fatto che si tratta di un cibo “healthy”;
  • colore, tanto colore.

Questi 3 fattori sono così forti che, a differenza di quanto si possa pensare, hanno permesso al poke di non essere considerato un piatto adatto unicamente all’estate, ma un comfort food da ordinare tutto l’anno e in diverse occasioni. La pausa pranzo in ufficio e la serata trascorsa a casa in compagnia (anche) di un buon film (o partita di calcio) sono quelle più ricorrenti online, come è sintetizzato anche nella seguente emoji cloud:

Fonte: Talkwalker; Emoji cloud che riassume le emoji più utilizzate dagli utenti all’interno delle conversazioni analizzate

IL POKE E IL TEMA DELLA SOSTENIBILITÀ

Fino a qui, tutto bene insomma. Ma è opportuno non dimenticare che ci troviamo in un momento storico in cui (per fortuna!) c’è grande attenzione al tema della sostenibilità, soprattutto da parte delle nuove generazioni. E questo tocca anche il mondo del food. A questo proposito, le uniche voci controcorrente rispetto alla pokemania, arrivano proprio da quegli utenti che vedono nell’aumento di utilizzo di ingredienti come il tonno a pinne gialle, salmone e avocado, un pericolo per la sostenibilità ambientale.

In Italia nel 2018 il consumo pro-capite di avocado è aumentato dell’ 80% rispetto al 2017 , e complessivamente le esportazioni in Europa hanno toccato quota 517mila tonnellate nello stesso anno. Tutto questo, come è semplice immaginare, ha avuto un impatto ambientale non indifferente in termini di impronta idrica, deforestazione, impiego di pesticidi e condizioni di lavoro di chi lo coltiva.

Quale sarà il futuro del poke? Si parla già di un suo successore, il Lomi Salmon: un’insalata di salmone tritato e pomodori, cipolle dolci e ghiaccio a pezzettini. E se c’è qualcuno che già parla di affronto alla dieta mediterranea, molti altri stanno già scartocciando le loro bacchette per gustare la prossima coloratissima bowl.

di Francesca Di Cecio

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