I Signornò dei Riders

Più di un format negli Stati Uniti ha deciso di non affidarsi alle piattaforme di riders per la consegna a domicilio. O di non consegnare proprio

Il food delivery ormai può considerarsi parte integrante di qualsiasi business di ristorazione. Per citare una celeberrima pubblicità oggigiorno potremmo sicuramente affermare: “No Delivery? No Party”.

In Italia, nel 2018, il delivery è cresciuto del 69% rispetto al 2017 e le piattaforme, dal canto loro, continuano ad espandersi a suon di dollari, come dimostrano i due Round G chiusi da Deliveroo e Doordash rispettivamente per 575 e 600 milioni di dollari.

Se tali numeri fanno indubbiamente sorridere, per i ristoratori potremmo tranquillamente parlare di riso amaro. Il delivery infatti, se da un lato aumenta il fatturato e la visibilità agendo anche e soprattutto da potentissimo mezzo di comunicazione, profilazione e fidelizzazione cliente, dall’altro lato le commissioni (anche fino al 30%) pagate dai ristoratori erodono praticamente tutto il margine. Per tale ragione alcune catene made in USA stanno iniziando ad alzare i prezzi per gli ordini in delivery.

COMPAGNIE DI DELIVERY? NO GRAZIE

Altre catene, invece, hanno scelto altre strade, preferendo effettuare il delivery per conto proprio.

Nel caso di Domino’s, ad esempio, il delivery è sempre stato uno dei tratti distintivi, con l’inconfondibile insegna posizionata sul tetto della macchina. Il CEO Ritch Alison ha recentemente dichiarato: “Non capisco perchè dovrei cedere a qualcuno i guadagni o i dati dei nostri clienti a qualcuno che potrebbe usarli contro noi stessi”. Domino’s è attualmente uno dei format ad affidarsi maggiormente ai Big Data.

Sulla stessa lunghezza d’onda è la catena di sandwich Jimmy John’s. “Da un punto di vista  finanziario non ha nessun senso affidare ad una compagnia esterna un servizio che offriamo internamente sin dalla prima apertura nel 1983” ha affermato il Ceo James North. “Non ci fidiamo di nessun altro”. I 45.000 riders dislocati nei 2.800 ristoranti della catena consegnano un sandwich in un tempo compreso tra 15 e 20 minuti, due volte più velocemente di un rider esterno, ha aggiunto il signor North.

Panera Bread, balzato recentemente agli onori della cronaca per aver scalzato nientepopodimeno che Pizza Hut dalla decima posizione dei format USA per fatturato, ha provato ad affidarsi per un breve lasso di tempo ad alcune compagnie di delivery, salvo poi optare per una soluzione interna. “Assumere internamente i nostri drivers è l’unico modo per assicurare ai clienti la stessa esperienza ai massimi livelli che avrebbero nei nostri punti vendita” ha affermato il presidente Blaine Hurst.

Ma c’è anche chi ha deciso di non offrire proprio il servizio di delivery. Il CEO di Texas Roadhouse ha dichiarato che la compagnia non è interessata a valutare opportunità nel delivery. Con appena il 6% del fatturato proveniente dagli ordini da asporto, il format sta studiando invece come rendere il packaging più performante e sostenibile. “Vogliamo essere sicuri che l’esperienza offerta a chi viene a ordinare e ritirare il cibo da noi sia la migliore possibile.”

Antonio Iannone

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