La dimensione locale di McDonald’s in Italia si esprime attraverso una politica che valorizza i prodotti del territorio, le partnership con le aziende alimentari italiane e un piano di sviluppo che dai centri del nord si sposta nelle aree meridionali del Paese. Il tutto stando nell’ordine dei grandi numeri, con 700 ristoranti, 480 McDrive, 610 McCafé, 35mila dipendenti, di cui il 62% donne, e un valore generato vicino ai 2 miliardi di euro, secondo un dato aggiornato al 2022.
A quasi un anno dal suo insediamento nel ruolo di AD di McDonald’s Italia, Giorgia Favaro descrive a Food Service quali sono i progetti futuri, a partire dall’esigenza di rispondere a nuove abitudini di consumo.
McDonald’s nel 2023 ha investito circa 415 milioni di euro nel comparto agroalimentare italiano valorizzando le filiere certificate. Quali i risultati dell’operazione e quali i prossimi step?
Il nostro legame con la filiera agroalimentare italiana rappresenta un pilastro essenziale del nostro modello di business. Collaboriamo strettamente con fornitori di eccellenza come il Gruppo Cremonini, Amadori, Bonduelle, Fratelli Beretta e Granarolo. Dal 2008, grazie alla partnership con Fondazione Qualivita, abbiamo consolidato relazioni con i Consorzi di tutela, permettendoci di introdurre nei nostri menu 21 ingredienti Dop e Igp negli ultimi 16 anni.
Il successo di questi investimenti si traduce in iniziative ormai ricorrenti, come My Selection e le McChicken Creation, che ogni anno arricchiscono il nostro menu con ricette all’insegna dell’italianità, utilizzando ingredienti certificati e promuovendo le eccellenze del nostro territorio. Queste collaborazioni non solo ci permettono di elevare la qualità dei nostri prodotti, ma sono anche un’occasione per far conoscere e apprezzare le eccellenze italiane, soprattutto ai più giovani.
Per il futuro, continueremo a investire nel comparto agroalimentare italiano, creando nuove partnership che valorizzino i prodotti locali. Un esempio concreto è il nostro lavoro avviato con le filiere del Pomodoro di Pachino Igp e della Pera dell’Emilia Romagna Igp, entrambe in difficoltà.
Come intraprendere un percorso che promuova da un lato l’aspetto umano e la formazione e dall’altro l’investimento nella tecnologia e nella digitalizzazione per creare efficienza?
La ricerca di personale è costante e fondamentale per sostenere il nostro piano di crescita, sia per i ristoranti già esistenti che per le nuove aperture, nonché per gestire il naturale turnover. Oggi contiamo circa 35mila dipendenti e solo nel 2024 prevediamo di assumere altre 5mila persone. L’obiettivo è duplice: rafforzare lo staff per le nuove aperture e potenziare il servizio nei ristoranti esistenti, assicurando la migliore esperienza ai nostri clienti.
La tecnologia e la robotica non rappresentano una minaccia per l’occupazione, ma piuttosto un supporto strategico. Questi due aspetti non viaggiano su binari paralleli, ma si intersecano e integrano nel nostro modello operativo. L’introduzione di tecnologie, come i chioschi digitali per il self-service introdotti nel 2013, ne è un esempio: inizialmente il personale ha affiancato i clienti per familiarizzare con il nuovo sistema di ordinazione, permettendo allo stesso tempo di dedicare più tempo alla cura del rapporto umano in sala. L’uso della tecnologia, quindi, non sostituisce il personale, ma semplifica alcune attività operative, migliorando l’interazione e l’esperienza del cliente.
Quali i traguardi in ambito sostenibile e gli obiettivi futuri?
Simo una delle più grandi catene di ristorazione presenti in Italia e sentiamo la responsabilità di dare il nostro contributo in tema sostenibilità. Per noi, questo impegno si traduce in azioni concrete che toccano diversi ambiti. Dal 2019 abbiamo avviato una graduale eliminazione della plastica monouso in favore di materiali naturali e sostenibili. Oggi, in Italia, oltre il 90% del nostro packaging è realizzato in carta certificata e riciclabile. Inoltre, promuoviamo giornate anti-littering che coinvolgono il nostro personale e le comunità locali per creare consapevolezza e sensibilità sul tema dell’abbandono dei rifiuti.
Un impegno che si esprime anche sul fronte sociale. Quali le iniziative più significative?
Diamo sostegno ai più vulnerabili, come dimostra la nostra collaborazione con Banco Alimentare, attraverso la quale, ormai da quattro anni, doniamo pasti a chi ne ha bisogno. Abbiamo anche lanciato un’iniziativa contro la violenza sulle donne, in collaborazione con Differenza Donna, affiggendo adesivi nei servizi femminili dei nostri ristoranti con il numero 1522, un servizio di assistenza attivo 24 ore su 24, per le donne in situazioni di difficoltà.
Inoltre, con oltre 700 ristoranti in Italia, di cui il 90% gestiti da oltre 150 imprenditori locali, siamo in costante dialogo con consumatori, istituzioni e associazioni locali. Questo confronto continuo ci permette di rispondere in modo concreto alle esigenze del territorio, attraverso centinaia di iniziative che i nostri licenziatari mettono in campo a servizio delle comunità in cui operano. Guardando al futuro, continueremo a investire su questa strada, lavorando sia per ridurre il nostro impatto ambientale che per promuovere un cambiamento sociale positivo.
A questo proposito, lei è un esempio di leader al femminile e McDonald’s Italia ha azzerato il gender gap e già da qualche anno applica la parità retributiva. Come spingere questo modello?
A piccoli passi, ma concreti. Porto avanti la formazione obbligatoria in azienda per evitare stereotipi e disuguaglianze, promuovendo un linguaggio inclusivo, sia all’interno che all’esterno, nella relazione con i clienti. Con il progetto Women in franchising, puntiamo a incrementare il numero delle imprenditrici dei locali in franchising nel nostro sistema. E a sostenerle attraverso programmi di mentorship, training e corsi di formazione specifici, ma anche strumenti finanziari, per aiutare chi è in difficoltà. L’obiettivo è passare dall’attuale 16% al 50%, un percorso lungo, ma sono fiduciosa.
Leggi l’intervista completa sul numero di ottobre di Food Service ↓