Burger King USA: terzo affiliato in bancarotta

Anche Premier Kings, che gestisce 172 unità del colosso dei fast food, ha dovuto alzare bandiera bianca. Ma questa volta le motivazioni sembrano essere diverse
Burger King USA: terzo affiliato in bancarotta

L’inflazione galoppante, l’incredibile aumento dei tassi che sono andati ad aggiungersi alla morte prematura del suo proprietario nel 2022. Sono queste le ragioni che hanno spinto Premier Kings, affiliato di Restaurant Brands International, a dichiarare bancarotta.

Il terzo

Il franchisor va tristemente ad aggiungersi ad una lista che già comprende Meridian Restaurants Unlimited (115 unità) e Toms King (90 unità) che hanno dichiarato fallimento nei mesi scorsi. Come riportato da RestaurantDive, l’affiliato di Burger King USA ha iniziato a sperimentare una certa “instabilità operativa” nel 2022 in seguito alla morte prematura del proprietario Manraj “Patrick” Sidhu, che era l’unico azionista e manager, secondo quanto si leggere dai documenti depositati in tribunale. La società madre Restaurant Brands International è già all’opera con gli altri affiliati per trasferire i portafogli di ristoranti ad altri operatori.

Le difficoltà

Premier Kings, fondata nel 2009 e con sedi in Alabama, Georgia, Tennessee, Carolina del Sud e Florida, è in calo costante dal 2020. Quell’anno, le vendite dell’azienda sono state di 255 milioni di dollari, scese a 233,3 milioni di dollari nel 2021. Premier Kings aveva 3.605 dipendenti al 25 ottobre. Nel 2022, le vendite dell’azienda sono scese a 223 milioni di dollari e ha registrato una perdita operativa netta di 27 milioni di dollari.

Dopo la morte del proprietario secondo il documento, la società ha vissuto “un’enorme incertezza e interruzione dell’attività”. Ha inoltre dovuto affrontare sfide macroeconomiche, tra cui l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle operazioni, nonché “inflazione elevata, tassi di indebitamento in aumento e forza lavoro qualificata sempre più limitata”.

C’è da ricordare che Burger King USA è in una fase di profondo rebranding, con un piano marketing massiccio e estremamente costoso che sta stressando oltremodo i conti degli affiliati.

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