Distribuzione Horeca, è il tempo della multicanalità

TradeLab illustra lo scenario della distribuzione Horeca, che conferma il ruolo fondamentale dei grossisti food&beverage e l’ascesa di cash&carry, piattaforme, Gdo e altri attori, un chiaro segnale della multicanalità
Distribuzione Horeca, è il tempo della multicanalità

La multicanalità è in forte crescita nelle dinamiche di acquisto dei gestori e titolari di bar e ristoranti. È questa la realtà più importante che emerge dall’analisi di TradeLab sul settore dell’intermediazione nella filiera del fuori casa relativa al periodo 2019-2022. Nel contesto di un mercato fuori casa in costante crescita, grossisti food&beverage, cash&carry, piattaforme e Gdo sono i competitor che agiscono nell’area della distribuzione, proponendo agli operatori Horeca prodotti e servizi ad hoc.

L’intermediazione si evolve

Il sell-in del food&beverage, ovvero tutto il mondo dell’intermediazione, è cresciuto, come afferma Sara Silvestri, Senior consultant TradeLab, “dai 20 miliardi di euro del 2021 ai 27 miliardi del 2022. In particolare, focalizzandoci sui grossisti, che oggi sono circa 3.400, il sell-in è stato di 11 miliardi di euro nel 2021 e di 15 miliardi nel 2022. All’interno di questa crescita stiamo assistendo a una razionalizzazione della numerica degli operatori della distribuzione, fenomeno già in atto prima della pandemia: circa 550 aziende hanno chiuso negli ultimi cinque anni, dal 2018 al 2022”.

Il settore dell’intermediazione presenta alcuni elementi evidenti, come fa notare Silvestri: “Innanzitutto, la polverizzazione del settore dei grossisti food&beverage, con il 67% delle società che fattura meno di 2,5 milioni di euro. Il secondo elemento è rappresentato dal processo di razionalizzazione del settore, come abbiamo visto, con un calo della numerica degli attori. Il terzo elemento è la forte specializzazione per il fuori casa: sette distributori su dieci, infatti, sono specializzati nella vendita all’Horeca. Infine, quarto elemento, il ruolo sempre più importante dei consorzi, che compensano la frammentazione di cui ho accennato prima e che, oltre ad avere il tradizionale ruolo di interlocutori fondamentali nelle contrattazioni commerciali con le aziende di produzione, fanno da collettori per le relazioni all’interno della filiera del fuori casa”.

Crescita dei concorrenti dei distributori

A fianco dei grossisti food&beverage crescono gli altri competitor, ovvero cash&carry, piattaforme, Gdo e vendita diretta delle aziende di produzione. “I punti di somministrazione si servono, in media, da cinque canali diversi contemporaneamente, e questo dimostra la multicanalità che connota l’intermediazione – spiega Sivestri –. Il grossista rimane in una posizione di leader, con una quota del 56% e una penetrazione del 93%, mentre i cash&carry hanno una quota del 17%, le piattaforme del 3%, la Gdo del 10% e la rete vendita diretta dell’industria del 14%”.

Se è vero, quindi, che è l’ingrosso mantiene una posizione di leadership, crescono i suoi concorrenti, perché durante la pandemia gli esercenti avevano necessità di ordinare stock minimi, per cui si sono affidati principalmente alla Gdo e alle piattaforme, trascurando il tradizionale canale di approvvigionamento. “Da sottolineare, infine, che il distributore food&beverage ha un plus molto importante: la relazione diretta con il cliente – sottolinea Silvestri –. Inoltre, negli ultimi anni lo sviluppo della managerialità e la digitalizzazione hanno permesso e permettono ai distributori di affrontare le sfide di un mercato sempre più competitivo”.

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