Dopo lo tsunami del Coronavirus il mondo della distribuzione beverage Horeca è uscito dalla tempesta? “Non siamo più nell’occhio del ciclone ma possiamo immaginarci ancora nel mare mosso”. È chiaro il giudizio di Marco Colombo, Direttore Solution & Innovation di IRI (in foto da sinistra insieme a Giuseppe Rotolo di Horeca Channel Italia) che, dal palco della Horeca Arena di Beer&Food Attraction 2023 ha tracciato le “nuove mappe” entro cui si muove il settore. “Il 2022 ha prevedibilmente segnato un andamento estremamente positivo rispetto al 2021 ma se analizziamo i trend pre-pandemici, il cambio di traiettoria è costato al comparto circa 10 mesi di fatturato. E questo nonostante una crescita di 18 punti rispetto al 2019”. Lo stop del 2020 si è fatto sentire, infatti, ma non ha affossato lo sviluppo del settore; a crescere sono determinate categorie, in primis bevande gassate e acque minerali, trainate dall’estate più calda di sempre, e, rispetto al 2019, alcolici, vino e spumanti, protagonisti del nuovo mix che vede progressivamente il mercato spostarsi verso prodotti a maggior valore unitario. Più in sofferenza la birra e le bevande piatte.
Cambiano anche le dinamiche di approvvigionamento del settore beverage, che vedono i canali diventare sempre più fluidi (retailer che aprono punti di ristorazione in-store e attività B2B e B2C all’interno degli stessi punti vendita ne sono un esempio evidente) e cambia il peso relativo delle categorie all’interno di un portfolio sempre più complesso da gestire: diminuisce la concentrazione (-4,6% la % di vendite a valore della birra nel 2022 rispetto al 2018, -0,4% per le bevande a base frutta) a favore di categorie che garantiscano marginalità maggiori (+2,7% per gli alcolici, +1,1% per le bollicine, +0,7% per il vino). Un quadro, quindi, in evoluzione costante dove il distributore però torna ad essere il punto di riferimento (+9,6% al numero medio di referenze trattate nel 2022 rispetto al 2018) a dispetto degli “avversari” di sempre: cash&carry e Gdo, meno dinamici e capaci di ampliare la proposta di una categoria che “nel 2020 ha viaggiato a 300 all’ora e che, tuttavia, nel 2023 è destinata fisiologicamente a rallentare”. Quanto? “Ipotizziamo una variazione di fatturato negativa stimabile nel -0,4% con contrazioni su bevande gassate e acqua, contraccolpo prevedibile dei volumi elevatissimi dell’estate 2022, andamenti stabili per vino e alcolici e con ritorni positivi sulla birra che recupererà il proprio ruolo centrale nell’offerta”.
Boom o sboom?
“Colazione, pranzo e cena fuori casa? Sboom! Break di metà mattina, apericena e vita notturna? Boom! Aperitivo? Un po’ boom, un po’ sboom”. Non è una provocazione futurista alla F.T.Marinetti ma la sintesi, con un po’ di ironia dello scenario del canale beverage del fuori casa nel corso del 2023 a cui ha “fatto le carte” Antonio Faralla, CEO e founder ForMind all’Horeca Arena di Beer&Food Attraction 2023. “L’Horeca non è in recessione ma lo scenario, nel suo complesso, resta incerto: stimiamo una riduzione degli atti di consumo fuori casa del 3%, un valore assoluto non troppo distante dal 2022 ma comunque in calo”. I fattori? “L’incertezza dei consumatori nel quadro geopolitico globale, il consolidamento dello smart working, la spinta inflazionistica dei prezzi al consumo, e la ripartenza dei flussi turistici degli italiani verso l’estero contribuiranno negativamente e non basterà un’estate che si preannuncia calda come la precedente e il recupero del turismo straniero: i consumatori stanno rimodulando la domanda”. A soffrirne sono la colazione, che ha subito gli effetti di un rincaro consistente e che ha visto frenare i momenti di consumo, il pranzo, percepito come momento funzionale e oggetto di disaffezione da parte del consumatore, e la cena mentre stelle nascenti del nuovo modello di fruizione out-of-home sono il break mattutino (capace di restituire l’emozione e l’appagamento smarrito dalla colazione), l’aperitivo serale e, soprattutto, la vita notturna che registra un vero boom da diversi mesi.