Ristoranti in franchising, crescita frenata per il 2022

Dal Rapporto Assofranchising Italia emerge che la ristorazione è il settore meno performante ed è a predominante presenza maschile di franchisee. Il fatturato complessivo è di circa 3,1 miliardi, pari all'11% del totale franchising
Ristoranti in franchising, crescita frenata per il 2022

Dati in chiaroscuro per la ristorazione in franchising. Secondo l’ultima edizione del Rapporto Assofranchising Italia 2022- Strutture, Tendenze e Scenari curato da Nomisma, tra tutti gli ambiti in cui viene applicato questo sistema di gestione, proprio il canale Horeca risulta essere il meno dinamico per l’anno in corso.

I NUMERI DEL SETTORE

Il giro d’affari legato a pizzerie e ristoranti etnici in Italia è stato pari, nel 2021, a 2,7 miliardi di euro (9,4% del fatturato complessivo, stimato in 28,8 miliardi). La macro categoria ristorazione, che conta poco meno di 4.700 locali, arriva invece a 3,1 miliardi (11% del totale). La categoria leader per ricavi è la Gdo, con 10,45 miliardi, e precede l’abbigliamento con 7,3 miliardi. Tuttavia, l’aspetto più significativo della ricerca è legato alle stime di crescita per il 2022 dei punti vendita di ristorazione. A fronte di una crescita media del +3,6%, quella prevista nella ristorazione è dell’1,3%, la più bassa tra le diverse categorie. Nell’ambito del beauty, per esempio, supera il +7,5% e nella Gdo si arriva al +2,7% rispetto al risultato 2021.

DOMINIO MASCHILE

Un’altra caratteristica particolare della ristorazione in franchising è quella del dominio maschile nella figura dei franchisee: le donne non superano infatti il 33% contro una media nazionale del 43 percento. Infine, emerge la necessità di una formazione particolarmente qualificata per i nuovi affiliati nell’ambito della ristorazione: nel 62% dei casi, per entrare nel settore occorre dedicare più di una settimana di corsi e tirocini.

MODELLO IN CRESCITA

Nell’analisi di Nomisma, la ristorazione è quindi sotto performante rispetto alla media del franchising che, in generale, è un modello di business destinato a crescere dopo la pandemia. I dati complessivi sono importanti: in Italia ci sono 955 reti attive nel franchising con il nord ovest in testa per numero di franchisor (353), seguito dal nord est (190), dal centro (189), dal sud e isole (193) e dall’estero (30). Dopo la contrazione avvenuta nel 2020 a causa della pandemia (-103) tornano a crescere di 78 unità le insegne operative in Italia tra 2021 (955) e 2020 (877). Si tratta di una situazione positiva che trova riscontro anche nell’incremento dei punti vendita in franchising in Italia che nel 2021 si attestano a 59.849 (+4,7% rispetto al 2020). La ripresa del mercato, la riapertura di alcuni punti vendita chiusi nel 2020, l’incremento del clima di fiducia dei consumatori, unito alla voglia di cimentarsi in un’attività imprenditoriale, hanno determinato una crescita di quasi il 5% (+10.608 addetti) rispetto al 2020 degli occupati che complessivamente sono 238.194.

MODELLO DI SQUADRA

Il franchising rappresenta la giusta scelta per chi mostra di avere un forte desiderio di imprenditorialità, ma anche un luogo di confronto sicuro, dove poter fare squadra anche nelle congiunture più complesse” ha commentato Alberto Cogliati, Segretario generale di Assofranchising.

Il successo di questo business, anche in considerazione degli elementi di tensione attuali, dipenderà sempre più da un’attenta definizione dell’attrattività dei territori e da un’accurata analisi dei fabbisogni dei consumatori e delle esperienze ricercate, anche mediante l’utilizzo della tecnologia” ha quindi aggiunto Luca Dondi, Amministratore delegato di Nomisma.

GLI INVESTIMENTI IN ARRIVO

Il Rapporto AIF, curato da Nomisma, ha quindi esplorato l’utilizzo della tecnologia all’interno del franchising. Se prima del 2020 il 52% degli intervistati aveva già attivo un proprio e-commerce, con la pandemia altre realtà hanno deciso di utilizzarlo come ulteriore canale di vendita. Il 13% degli intervistati, infatti, lo ha attivato proprio tra il 2020 e il 2021. Una scelta premiata dai consumatori, visto che la quota percentuale del fatturato e-commerce sul fatturato totale del brand è cresciuta dal 6,6% del 2020 al 7,5 % del 2021. Rispetto al 2020, per il 67% degli intervistati, il fatturato derivante dal canale e-commerce è stato in crescita nel 2021. E in prospettiva, complessivamente, l’83% degli intervistati investirà in digital technology nel prossimo triennio.

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