Guerra in Ucraina, il caffè italiano trema per l’Europa

Alcuni torrefattori preferiscono non parlare e rimangono alla finestra, ma il fronte orientale è congelato. Preoccupa l’impatto sul mercato russo (che verrà azzerato), ma anche il riflesso sull’Europa
Guerra in Ucraina, il caffè italiano trema per l’Europa

Se la crisi Ucraina sta avendo un impatto globale quasi a ogni livello del sistema della food economy, il caffè non rimane fuori dai giochi. E se è vero che ci sono aziende – come Caffè Trucillo, che da Salerno spinge molto sull’export soprattutto guardando al Medio Oriente – che dichiarano di non aver rilevato, per ora, effetti sui propri ricavi, ci sono altre realtà che vivono giorni di tensione. Una pressione tale da scegliere, in alcuni casi, di non intervenire in merito.

Qualche voce, però, conferma uno stato di incertezza che pone a rischio un segmento importante del Made in Italy.

DIEMME: MERCATO RUSSO IN CADUTA

In questo momento a forte impatto emotivo” – osserva Stefano Martin, sales & marketing export manager della padovana Diemme – “è difficile soffermarsi su valutazioni di mercato, anche perché le aziende con cui collaboriamo sono fatte di persone di cui abbiamo stima e a cui siamo affezionati. Per noi il mercato russo equivale a qualche punto percentuale, ma ci teniamo per una questione di prospettiva. Visto l’evolversi della situazione non è da escludere un mantenimento delle sanzioni per molti mesi, per cui ad oggi potremmo stimare una perdita del 70/80% del fatturato in Russia per il 2022”.

Il mercato ucraino per Diemme è invece giovane e in un paio d’anni di collaborazione. “Ci siamo concentrati sull’identità di marca premium“, prosegue il manager, “in un Paese con capacità di spesa medio/bassa. Confidiamo che questa terribile situazione si concluda a breve e poi si tratterà di sostenere la ‘ricostruzione’ del mercato, ripartendo e posticipando i nostri obiettivi di risultato. Daremo quanto più supporto possibile al nostro partner locale, che ora più che mai ha tutto il nostro sostegno“.

GOPPION: RUSSIA CONGELATA, TIMORI PER L’EUROPA

Il polso è caldo per la trevigiana Goppion. “Nell’immediato” – riferiscono dall’azienda – “la svalutazione del rublo ha portato il nostro cliente storico (dal 2010) a prendere tempo per valutare la spedizione dell’ordine già pronto. Abbiamo a magazzino i loro pallet di prodotti etichettati in lingua russa in attesa. Nei giorni scorsi era in fase di completamento anche un importante ordine per il nostro cliente della Bielorussia, il quale ha preso tempo per valutare la situazione, attualmente abbiamo la loro merce etichettata e con bollini doganali applicati in attesa di partire, in questo caso se non ci saranno sanzioni e/o limitazioni dello Swift della Bielorussia crediamo si possa sbloccare la situazione nei prossimi giorni”.

Certo, l’impatto a medio termine, tra sanzioni e crisi monetaria, fa temere il peggio anche dal punto di vista commerciale. “Possiamo presumere” – fanno sapere dall’headquarter di Preganziol – “che la chiusura delle transazioni verso l’occidente (leggi Swift) per tutte le banche russe e non solo per quelle a partecipazione statale bloccherà del tutto le nostre esportazioni verso i paesi coinvolti. L’impatto a breve termine sarà una leggera contrazione delle vendite del canale export, anche se non significativa in quanto lo stesso canale è ben diversificato nei vari continenti. Nel medio termine dobbiamo tener conto della possibilità che le vendite in Russia e Bielorussia vengano azzerate per i prossimi anni”.

L’attenzione cruciale è però concentrata allo scenario europeo. “La preoccupazione principale è la possibilità che la crisi non venga risolta a breve e possa coinvolgere anche i Paesi dell’Europa occidentale. Inoltre la crisi energetica che ne consegue e la sfiducia nel futuro, oltre agli aumenti dei prezzi dei beni a causa degli incrementi delle materie prime che si stavano già verificando, porterà tutti i cittadini europei ad una minore capacità di spesa e i consumi in generale si contrarranno, questo penalizzerebbe i prodotti italiani di alta qualità come il nostro”.

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