Usa, le mense scolastiche in crisi da Covid

L’onda lunga della pandemia riverbera ancora i suoi effetti. Cibo, attrezzature e personale scarseggiano e gli istituti scolastici faticano a garantire pasti gratis agli studenti secondo il piano del Ministero dell’Agricoltura
Usa, le mense scolastiche in crisi da Covid

Niente pancakes o cereali. E non va meglio a chi preferisce la pizza, o un hamburger. Da Chicago a San Diego, nelle mense scolastiche americane il cibo scarseggia. Come posate, bicchieri e vassoi, del resto. A causare interruzioni sempre più frequenti e pesanti della catena logistica è l’onda lunga della pandemia di Covid-19, che a un anno e mezzo dall’inizio continua a impattare in modo significativo sul mondo del foodservice. In questo caso, in particolare, sulla ristorazione scolastica.

MENSE USA IN DIFFICOLTÀ

Ne parlano diversi giornali locali, riportando le preoccupazioni di dirigenti e genitori: «Le consegne di pasti alle istituzioni scolastiche sono in stallo cronico. Speravamo che la situazione migliorasse con la ripresa autunnale ma così non è stato: i camion dei fornitori, quando arrivano per tempo, hanno solo la metà dei pasti e delle quantità previste», racconta Diane Pratt-Heavner, portavoce della Virginia School Nutrition Association a Megan Henry sul Columbus Dispatch. Le fa eco Kari Dennis, direttore della divisione food service delle scuole di Westerville, in Ohio: «Continuiamo a definirlo un effetto collaterale della pandemia, ma è diventato un problema cronico, che il sistema scolastico non è in grado di affrontare. E sarà sempre peggio».

Anche perché, a seguito di una disposizione del Ministero dell’Agricoltura dello scorso autunno, sino a fine 2022 le mense scolastiche negli Usa devono fornire gratuitamente colazione e pranzo a tutti gli studenti: una misura pensata per impattare meno sulle tasche delle famiglie alle prese con il Covid-19, che ha fatto salire il numero di pasti erogati in percentuali che si attestano in media sul 40% in più.

L’INCIDENZA DELLA MANCANZA DI PERSONALE

Ad impattare sull’inefficienza della catena di approvvigionamento c’è, chiaramente, la difficoltà a reperire personale, da impiegare sia nella preparazione dei pasti sia nella loro distribuzione. Fornitori e distributori appaiono scoraggiati e impotenti: incentivi e offerte di assunzione e retribuzione più appetibili non hanno per ora sortito l’effetto sperato.

SOLUZIONI CREATIVE MA NON SOSTENIBILI

Alla disperata ricerca di soluzioni che consentano di garantire a bambini e ragazzi il diritto alla mensa, la maggior parte degli istituti scolastici ha attivato risposte emergenziali che tuttavia non possono essere sostenibili nel lungo periodo. Come la spesa – fatta dai dirigenti della scuola – nei supermercati del vicinato, da Costco a Walmart: «Ad un certo punto abbiamo svuotato il punto vendita qui accanto di tutta l’insalata disponibile – immaginate quanta può servirne per preparare gli 8 mila pasti che serviamo ogni giorno – scatenando anche l’ira dei clienti. Non possiamo continuare così», spiega Dennis. Che sottolinea anche come, per alcuni studenti, quello scolastico è l’unico pasto che consumano in un giorno: «Per garantire una crescita e un apprendimento corretti, una buona colazione e un pasto completo sono essenziali. Ed è sempre più importante che siano anche ben bilanciati dal punto di vista nutrizionale. Questo “riempire” le rotture di stock con prodotti emergenziali alternativi non è sostenibile. E non dimentichiamoci che una scuola non è un ristorante, dove si cambia il menù a piacimento».

MANGIARE MENO, MANGIARE TUTTI

Un po’ troppo ortodossa appare la decisione di alcuni istituti scolastici della contea di St. Johns in Florida, di ridurre la quantità di cibo somministrata agli studenti, così da poterne accontentare un numero maggiore. Via alcuni alimenti – carne e verdura in primis – e via anche alle diverse opzioni di bevande calde: il personale delle caffetterie viene messo a tempo pieno a lavorare nella preparazione dei pasti. Giusto per dare un ordine di grandezza del problema, nel solo mese di settembre sono stati serviti mezzo milione di pranzi e un quarto di milione di colazioni agli studenti della contea. Sean Prevatt, direttore dei servizi alimentari e nutrizionali, spiega a Lauren Verno di News4Jack: «Ormai non pensiamo ad altro che come procurarci il cibo per i pasti degli studenti. È una fonte di angoscia e preoccupazione». Il contratto della contea con l’azienda foodservice Usa scade il 31 dicembre e la missione ora è cercare un fornitore più affidabile, per l’area di St. Johns e per altri 30 distretti dello stato che lavorano con lo stesso partner. Una missione (quasi) impossibile. Allo stesso tempo, si cercherà di tornare progressivamente all’erogazione dei pasti gratis solo per gli studenti le cui famiglie hanno comprovate difficoltà economiche: «Ora che il momento peggiore della pandemia è passato, non ha molto senso continuare a dare gratis il servizio mensa in maniera indiscriminata. Con un piano regolato di forniture, la richiesta di pasti dovrebbe scendere del 30% almeno e diventare più sostenibile».

GLI AIUTI GOVERNATIVI

A settembre, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha annunciato un investimento di 1,5 miliardi di dollari per aiutare le scuole a rispondere alle interruzioni della catena di approvvigionamento e a nutrire gli studenti. «Ma quello che può accadere a livello locale rimane imprevedibile, per cui non possiamo escludere ulteriori interruzioni nelle forniture o mancanza di personale. Questi fondi sosterranno l’approvvigionamento di prodotti agricoli e consentiranno di fornire nuovi strumenti ai professionisti della nutrizione scolastica, che lavorano duramente per garantire agli studenti un accesso sicuro a pasti sani», hanno dichiarato i rappresentanti in un comunicato stampa.

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