Quando la community diventa un problema

Il potere della community è sempre più forte e può arrivare a danneggiare l'immagine di un Brand, come è successo al Crazy Cat Cafè di Milano. Ma come ci si tutela dai followers incattiviti?

Si chiama il Gabbrone ed è uno degli streamer più seguiti in Italia: ha una community di 328.924 followers su Twitch e un format che consiste nel visitare “goliardicamente” alcuni locali: in poche parole, il Gabbrone entra con il suo computer in bar, ristoranti e altri servizi commerciali, si logga su Twitch, accende la live con la sua community e inizia a infastidire chi gli è vicino.

Una delle peculiarità di Twitch è infatti il ruolo attivo della community: chi sta seguendo la diretta può partecipare inviando contenuti sonori da far riprodurre allo streamer. Questo significa che il successo e la viralità delle live del Gabbrone dipendono dai suoi fan: più saranno originali e irriverenti e più la live risulterà partecipata, sfacciata e divertente.

IL CASO DEL CRAZY CAT CAFÈ

Settimana scorsa, il Gabbrone è entrato con il suo computer e i suoi followers nel Crazy Cat Cafè di Milano, una caffetteria in stile neko-cafè giapponese, popolata da una colonia di gatti che passeggia per il locale e viene coccolata dai clienti.

Poco dopo essere entrato e aver acceso il suo computer, ecco una compilation di meme, bestemmie e orgasmi inviati dalla community del Gabbrone e riprodotti sulla sua cassa bluetooth per divertirsi e infastidire chi gli è intorno.

Oltre a inviare contributi sonori, i follower hanno iniziato a chiamare il locale e a fare scherzi telefonici. Dopo qualche battibecco con i clienti i gestori hanno allontanato lo streamer dal locale. I follower del Gabbrone, indiginati e vendicativi, hanno scatenato quello che viene definito shitstorm e, il giorno dopo, i proprietari del Crazy Cat Cafè si sono svegliati con 428 recensioni a 1 stella su TripAdvisor e su Google.

Come si risponde all’ attacco di una community? Scatenandone un’altra.
«Stiamo ricevendo una shitstorm su tutti i nostri social, ma la cosa peggiore sono le recensioni da 1 stella non veritiere che stanno intasando la nostra pagina Google. Colpire così una piccola realtà messa già in ginocchio (come tante) dalla pandemia, non può essere considerato goliardico, ma crudele». Poco dopo l’attacco dei follower del Gabbrone, il Crazy Cat Cafè ha pubblicato un post su Instagram spiegando l’accaduto. Il post è stato ricondiviso da utenti, clienti e influencer, scatenando un’ondata di supporto digitale: le recensioni negative sono state cancellate e il Gabbrone, dopo essere stato bannato da Twitch, ha chiesto scusa.

IL PESO DELLA COMMUNITY

Il Gabbrone non è certo un utente social tutto cuori e likes, ma a creare scompiglio sono stati i suoi follower: sono stati loro a chiamare il locale, a inviare contenuti audio insultanti e, soprattutto, a sommergere Tripadvisor di recensioni negative. Il Gabbrone ha dato loro uno spazio per far sentire la propria voce, loro l’hanno alzata.

Il primo colpevole di questa vicenda è stato punito con un ban; la community, vera artefice del disagio, non è stata in alcun modo ripresa. Sebbene Twitch cerchi di tuterare potenziali vittime, infatti, la piattaforma si basa su un sistema di moderazione degli utenti stessi: se nessuno segnala un comportamente scorretto, è probabile che passi impunito.

Che gli influencer abbiano un peso sempre maggiore nelle nostre scelte è indubbio, ma è il caso di iniziare a domandarsi anche quanto ne abbiano le communities. Il Crazy Cat Cafè ha chiamato i rinforzi: anche Chiara Ferragni ha ricondiviso il suo post su Instagram, attirando l’attenzione mediatica e riconducendo a una “buona condotta” social. Ma non tutti riescono ad arrivare a Chiara Ferragni e le realtà più piccole, che magari non hanno nemmeno Instagram, possono davvero essere danneggiate da communities agguerrite e vendicative.

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