Il mercato delle acque minerali è in frenata

L’analisi del Mineral Water Monitor di Nomisma: calo dell’export, chiusura del canale Horeca e stazionarietà delle vendite in Gdo. Ma è boom per l’e-commerce
Il mercato delle acque minerali è in frenata

Sebbene il giro d’affari non possa essere paragonato a quello del vino (3 miliardi di euro contro 11), il settore italiano delle acque minerali rappresenta indubbiamente una delle eccellenze del Food & Beverage italiano, mostrando tassi di crescita nelle vendite all’estero tra i più alti per tutti i prodotti del Made in Italy.

Secondo il Mineral Water Monitor di Nomisma nel periodo pre-Covid, vale a dire 2010-2019, l’export di acque minerali italiane è praticamente raddoppiato a valore (+101%). Una performance di molto superiore a quanto registrato dagli altri top prodotti dell’alimentare italiano (+93% l’incremento nell’export di formaggi, +64% quello dei vini, +49% quello della pasta). Solamente il caffè ha fatto meglio, mettendo a segno un +119%.

E anche se lo scoppio della pandemia, con la chiusura del canale on-trade (Horeca) ha imposto una frenata alle vendite oltre frontiera (-11%), la battuta d’arresto è risultata inferiore a quella subita dal top competitor, la Francia, che invece ha visto ridursi le esportazioni del -15%. Il che ha permesso all’Italia di ridurre le distanze: 111 milioni di euro contro i 211 di cinque anni fa.

LE ACQUE MINERALI ITALIANE SUL FRONTE DELL’EXPORT

La concorrenza alle acque italiane non parla solo francese: tra i top esportatori mondiali figurano anche Paesi come la Georgia (101 milioni di euro di export nel 2020) e le Fiji (121 milioni), entrambi produttori di acque minerali di qualità particolarmente apprezzate in alcuni mercati: rispettivamente Russia e Stati Uniti. Negli ultimi anni l’Italia – grazie alla qualità delle sue acque e alla presenza di brand dalla forte notorietà e ottima percezione da parte del consumatore finale – ha incrementato la sua quota di mercato in giro per il mondo confermando la propria leadership in alcuni mercati. È questo, ad esempio, il caso degli Usa, primo mercato al mondo per importazioni di acque minerali (461 milioni di euro) – dove l’Italia detiene una market share del 41%, grazie soprattutto all’export di acqua minerale frizzante (89% dell’export totale italiano a valore). Altrove invece, a causa della pandemia tutti i mercati hanno registrato una contrazione delle importazioni: Germania (-4,7%), Giappone (-6,7%), e UK (-18,6%).

IL MERCATO INTERNO

Secondo i dati NielsenIQ (partner di Nomisma nell’Osservatorio Mineral Water Monitor) in Italia il 2020 si è chiuso con una stazionarietà delle vendite in Gdo in valore (-0,2%) a cui è corrisposto solo un leggero incremento sul fronte dei volumi (+1,6%). Il Covid porta con sé una contrazione delle vendite di acque gassate e lievemente gassate (rispettivamente -1,3% e -1,5% a volume, 2020 vs 2019), mentre crescono gli acquisti di acque lisce (+1,8%) e soprattutto effervescenti naturali (+5,0%).

Le restrizioni agli spostamenti durante il lockdown e la comodità di ricevere la spesa direttamente in casa hanno dato un forte impulso alle vendite online, che sono quasi raddoppiate sia in quantità (+94,5) sia in volume (+92,5%) tra il 2019 e 2020, con trend positivi che hanno coinvolto tutte le categorie. Benché il peso dell’e-commerce sul totale off-trade sia raddoppiato, resta ancora marginale ed è pari ad appena il 2%.

A causa delle chiusure (o limiti di orari) di bar e ristoranti, del crollo dei flussi turistici e del diffondersi dello smart working (e dunque delle pause pranzo fuori ufficio) soffrono profondamente le vendite nell’Horeca, canale di riferimento soprattutto per i consumi delle acque di fascia medio-alta e confezionate in vetro.

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