Ristorazione digitale, tra scommesse e certezze il futuro è già qui

Dalle dark kitchen ai virtual brand, la pandemia ha solo accelerato una rivoluzione già in essere. Nel webinar organizzato da A4D, in collaborazione con Food Service, gli scenari visti dai protagonisti
Ristorazione digitale, tra scommesse e certezze il futuro è già qui

La rivoluzione già in atto è stata solo accelerata dalla pandemia. La ristorazione digitale si sta poco a poco trasformando in uno snodo cruciale per l’Horeca, con la previsione che il delivery possa raggiungere, secondo Business Insider, un volume d’affari da 85 miliardi di dollari entro il 2024.

Molteplici sono le sfaccettature di una trasformazione che sta lentamente, ma inesorabilmente, modificando le abitudini dei consumatori e ridisegnando gli scenari del settore. Scenari che sono stati al centro del webinar dal titolo ‘Ristorazione digitale. Dark Kitchen – Virtual Brand, Restaurant App’, organizzato da A4D, primo think tank italiano della ristorazione digitale, in collaborazione con Food Service , e che ha visto avvicendarsi un parterre di innovatori e startupper (guarda il video integrale).

HELBIZ E LA GHOST KITCHEN PIÙ GRANDE AL MONDO

In primis, l’attenzione si è concentrata sulla crescita esponenziale delle dark kitchen e sul modo in cui la progressiva digitalizzazione potrà renderle sempre più centrali nel panorama urbano post Covid-19. Emblematico il caso di Helbiz Kitchen che, proprio in occasione del webinar, attraverso il suo managing director Paolo Scocco, ha illustrati i dettagli di quella che, a Milano, è destinata a diventare la più grande ghost kitchen del mondo: mille metri quadri, cinque cucine dedicate e un laboratorio di gelateria artigianale.

A fare la differenza sarà la sostenibilità di un progetto che prevede l’utilizzo esclusivo di cucine elettriche e di mezzi elettrici coi quali effettuare il delivery, oltre a un’attenzione maggiore alla consegna del cibo, attraverso l’introduzione dei “butler”, i maggiordomi incaricati di recapitare a casa i prodotti usciti da pizzeria, hamburgeria e cucine dedicate a sushi, poke e insalate. Prodotti di diverse cucine che, per la prima, volta potranno essere gestiti all’interno di un unico ordine.

KUIRI E UN SERVIZIO SU MISURA PER LA RISTORAZIONE

Di un vero proprio coworking del food ha parlato invece Paolo Colapietro, co-founder di Kuiri, già attivo con due spazi a Milano e in procinto di aprire a Torino, Roma e, per la prima volta fuori dall’Italia, a Berlino. Kuiri è un’autentica cloud kitchen, con cucine dedicate in grado di incuriosire i clienti di passaggio. Nessuna attività di ristorazione gestita in prima persona, dunque, ma un servizio che mette a disposizione di chi ha un’attività gli spazi e la tecnologia necessaria per aumentare il proprio business. Laboratori con diversi tagli di cucina, accomunati da un unico aggregatore per gli ordini.

CON DELIVEROO E LAVAZZA LA COLAZIONE SI FA A CASA

Particolarmente innovativo anche il progetto presentato sinergicamente da Lavazza e Deliveroo per portare la colazione del bar direttamente a casa degli italiani. Un’offerta nata dalla necessità di sperimentare, nel quadro di un panorama che sta progressivamente cancellando la distinzione tra abitazione e lavoro. La logica, come spiegato congiuntamente da Andrea Bello, global marketing manager dell’azienda torinese e da Matteo Sarzana, general manager di Deliveroo, è quella di non ragionare più per canali, nella convinzione che gli uffici diventeranno un luogo sempre meno frequentato e necessariamente diverso, nel quale, chissà, persino la chiavetta per il caffè potrà essere sostituita da un credit company.

A Pietro Ruffoni, founder di Healthy Food, è spettato il compito di presentare l’app MyCia, attraverso cui la startup mette a disposizione un ventaglio di servizi innovativi e tecnologici ad alto valore aggiunto per ristoranti e bar. Digitalizzazione, accorciamento dei tempi, riduzione degli sprechi e crescita di visibilità del locale sono solo alcuni degli aspetti offerti ai 140 mila attualmente iscritti all’app per quanto concerne i 6 mila locali profilati dal network.

LA CRESCITA DEI VIRTUAL BRAND IN DUE CASI DI SUCCESSO

Testimoni dello sviluppo prorompente dei virtual brand due casi di successo come quelli di Fish’n Burger e di Pescaria Solo Fritti, illustrati rispettivamente dalla co-founder Tunde Pecsvari e dal cofondatore Domingo Iudice. Alla base di entrambi lo sviluppo di progetti nati sulla scia delle richieste dei clienti. Per Fish’n Burger il riferimento è identificabile col successo ottenuto da Macha Cafè e dai suoi ‘unconventional burger’, trasposti in una versione più “tradizionale”, per Solo Fritti l’opportunità è stata quella di sviluppare una nicchia che a Milano si assesta tra gli 800 e i mille ordini per week end.

IL SUCCESSO DELL’APP SVILUPPATA DA PANINO GIUSTO

L’importanza dello sviluppo di un’app proprietaria è, invece, il messaggio col quale il CEO di Panino Giusto Antonio Civita ha voluto veicolare la capacità di sapersi reinventare lungo questi 12 mesi di emergenza. “Se il Covid ha accelerato un trend già in atto“, ha spiegato Civita, l’applicazione ideata attraverso tre modalità di utilizzo (take away, delivery e possibilità di prenotare al ristorante saltando code all’ingresso e al pagamenti) “è stata all’altezza, raccogliendo già 25 mila download, di cui almeno 10 mila con una frequenza di utilizzo costante“.

LA SOLUZIONE DI EASYLIVERY PER I RISTORATORI

Un modello, quello adottato da Panino Giusto, sul quale EasyLivery, rappresentata dal co-founder Paolo Bonetti, ha pianificato il proprio progetto, che consente a ciascun ristorante di ottenere mediamente in 72 ore un’app proprietaria senza costi che non siano i 50 euro al mese per il servizio e i 50 centesimi a ordine. Un’applicazione che consente a ristoranti, bar, catene e dark kitchen di digitalizzare completamente ogni food business, implementando le funzioni di delivery, take away, prenotazioni, ordini al tavolo, e-shop e gestendo autonomamente gli ordini ricevuti.

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