Uk, il merchandising salva i ristoranti dalla crisi

T-shirt, borse, tazze e grembiuli da cucina: i consumatori britannici comprano oggetti brandizzati per aiutare le insegne del fuoricasa a superare il momento difficile. E nei gadget c’è più marginalità che in un piatto

Nel Regno Unito sostenere i ristoranti dalla crisi… va di moda. Oltre a ordinare i propri cibi preferiti, i consumatori britannici hanno adottato un nuovo modo, decisamente cool, perdare una mano alle attività locali provate dalla pandemia di Covid-19: acquistare ogni sorta di merchandising di insegna, con una particolare predilezione per le T-shirt. Se un tempo erano solo gli Hard Rock Cafè a distinguersi per l’abitudine dei clienti a collezionare magliette geolocalizzate in giro per il mondo, oggi è diventato di tendenza indossare un capo “firmato” dalla kebab house di quartiere o dal pizzaiolo dietro l’angolo: da Crazy Pedro a Bao, da Top Cuvée a Max’s Sandwich, lettering artistici e loghi colorati vengono sfoggiati con orgoglio dai clienti più fedeli, ma non solo. A fare tendenza, ormai, sono i prodotti in sé, oggetto anche di un collezionismo in crescita e in qualche caso, di episodi di reselling a caro prezzo.

SETTE ATTIVITÀ SU 10 A RISCHIO

A evidenziarlo è il quotidiano inglese The Guardian, in un articolo firmato da Ellie Violet Bramley, che paragona le T-shirt a marchio dei ristoranti a quelle delle band musicali più amate e definisce questa nuova abitudine di spesa un modo più che efficace per dare una mano a salvare le sorti di un settore in cui 7 attività su 10 si dichiarano a rischio chiusura e nel 2020 sono andati persi oltre 30mila posti di lavoro tra fine dining, insegne indipendenti e catene. E anche nel settore dell’hospitality i cali sono stati pesanti: + 76% sul 2019, con 1.621 imprese chiuse definitivamente.

PIÙ MARGINALITÀ RISPETTO AI PIATTI

«La vendita degli oggetti brandizzati ci ha letteralmente tenuto a galla e una maglietta ci consente di sviluppare marginalità molto più interessanti di un piatto», dichiara un ristoratore londinese, cui fanno eco le titolari di Girls Who Grind Coffee, un collettivo 100% femminile del Somerset che riprendendo il pack nero acceso da toni fluo su borse e grembiuli da cucina con slogan ironici e provocatori come “Ragazze, caffè e no al patriarcato” sono diventate protagoniste di storie e scatti social delle principali influencer di moda.

L’EMPATIA DI MILLENNIALS E GENERAZIONE Z

In un mondo in cui Millennials e Generazione Z chiedono alle insegne una proposta di marca sempre più tridimensionale, che comprenda non solo un investimento sulla freschezza, l’originalità e persino la sostenibilità del cibo ma anche la cura della presenza sui social e l’allestimento di spazi instagrammabili, puntare su una linea di capi e accessori a marchio si rivela una scelta vincente, che i consumatori vivono come un modo di mostrare empatia al settore e in fondo, di restituire quanto di positivo e piacevole ricevuto sinora.

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