Niente ristori per i grossisti food&beverage

Dopo che erano circolate voci sull’inclusione dei grossisti alimentari nel Decreto ristori bis, in realtà le imprese del settore sono state escluse dai contributi finanziari
Niente ristori per i grossisti food&beverage

Ora è ufficiale: i grossisti food&beverage non avranno diritto a contributi finanziari. È quanto emerge dal Decreto ristori bis, dove non c’è traccia del settore della distribuzione specializzata Horeca. Eppure, erano numerose le voci che confermavano l’inclusione del codice Ateco rappresentativo dei grossisti foodservice e beverage nel Decreto bis. Voci che si sono dimostrate fasulle. E ora la situazione è ancor più drammatica, come dichiara Vincenzo Caso, Presidente di Italgrob (Federazione italiana grossisti di bevande): «Sono a rischio chiusura decine di aziende di distribuzione. Parliamo di imprese che stanno registrando cali di fatturato nell’ordine del 70/80% e mi riferisco, in particolare, a quelle realtà che operano in contesti turistici, quest’anno pesantemente penalizzati dalla mancanza di turismo estero. Ma è tutto il settore in estrema sofferenza. E non sono certo bastati gli aiuti finanziari della scorsa primavera, che, oltretutto, hanno interessato solo le imprese con fatturati al di sotto dei 5 milioni di euro».

Maurizio Danese, Presidente di Grossisti Horeca, associazione che rappresenta 88 aziende, prevalentemente foodservice, con 105 punti logistici in Italia per un fatturato di 1,9 miliardi di euro e oltre 6100 addetti, ha inviato un appello al Presidente del Consiglio Conte, sottolineando che «la mancanza del settore del Foodservice tra i codici Ateco destinatari delle misure di ristoro è una omissione grave che non tutela un comparto direttamente collegato alla ristorazione e volano della diffusione della tipicità dei prodotti Made in Italy. Le aziende italiane del Foodservice, che operano nella filiera alimentare per il canale Horeca, sono tra quelle più colpite dalla contrazione dei consumi indotti dall’attuale emergenza e dalle recenti limitazioni di orario dell’attività dell’intero settore, con un crollo verticale di fatturato che in alcuni casi raggiunge il 90%».

A fronte di questa situazione, il settore è ora sul “piede di guerra”. «Faremo tutto il possibile per farci ascoltare dal Governo e inizieremo a dialogare anche con l’opposizione presente in Parlamento. Non è possibile che un comparto come il nostro, fondamentale nella filiera del fuori casa, venga penalizzato in questo modo» conclude Vincenzo Caso.

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