A lezione di cloud kitchen e digital strategy da Domino’s

Mentre le cloud kitchen impazzano, Domino's ride (e guadagna): in effetti, le pratica da molto tempo. Quali sono i segreti del suo modello di business?

Faccio una premessa importante: questo articolo non parla di cibo, ma di gestione del servizio. La faccio, perché Domino’s – in particolare in Italia – solleva sempre domande e punti di attenzione.

Il modello di business di Domino’s, è stato pioneristico ed è tutt’ora molto innovativo: in qualche modo, diverse insegne lo stanno replicando (tutto, o in parte) per via delle limitazioni imposte dallo scenario in cui ci troviamo.

Il food delivery ha conosciuto una crescita verticale in questi mesi, ma non sembra per molti essere la soluzione soprattutto per due ragioni:

  • la fee richiesta al ristoratore;
  • il servizio, a volte non allineato con le aspettative del cliente o con gli standard di qualità che vuole garantire il foodservice.

Realtà giovani e dinamiche come miscusi e Il Mannarino hanno dunque strutturato il proprio modello di food delivery per avere la gestione completa e a 360 gradi dell’esperienza offerta al cliente. Parallelamente, sono nate diverse dark kitchen, cloud kitchen o virtual restaurant, ristoranti senza spazio fisico e nessuna sala da pranzo che sostanzialmente non esistono come locale di ristorazione. Di recente ho parlato proprio di questo formato come di uno dei possibili snodi di sviluppo immediato del foodservice.

A LEZIONE DA DOMINO’S

Dark kitchen, cloud kitchen, virtual kitchen: qualunque sia il nome… Domino’s ne ha fatto un modello di business già in tempi non sospetti 🙂

Le azioni Domino’s acquistate nel 2004 avrebbero dato in Marzo 2020 ritorni del 4.595%

In effetti, le caratteristiche di Domino’s verso cui ora stanno tendendo tutti i manager della ristorazione sono poche e semplici:

  • le pizzerie hanno spazi molto piccoli per mangiare in loco, oppure non lo hanno proprio. Tutto è ottimizzato per il delivery;
  • la scelta delle location delle pizzerie ricade sulle strade migliori per il delivery e il take away, non sulle migliori (e più costose) vie pedonali;
  • la tecnologia non è un di cui, ma un partner affidabile attraverso cui moltiplicare gli introiti e fare diventare l’azienda un vero e proprio digital-first brand. Per esempio, l’azienda ha introdotto ormai diversi anni fa la possibilità di prenotare una pizza attraverso un semplice tweet (utilizzando l’emoji dedicata) e il pizza tracker sul sito web.
Il tweet attraverso cui, nel 2015, Domino’s ha annunciato il servizio di tweet ordering.

DOMINO’S IERI, OGGI, DOMANI

Insomma, indipendentemente dalle caratteristiche specifiche del prodotto, il modello Domino’s si è rivelato premonitore di un nuovo modo di gestire il servizio ristorazione: digital-first, agile, progettato per il food delivery (allora inesistente). A riprova di quanto scritto, proprio Domino’s e Papa John’s sono state le insegne più resilienti in USA nelle settimane di Covid-19.

Un modello da cui possiamo prendere ispirazione, e attraverso cui immaginare un pezzo di futuro del food delivery.

Alberto Maestri

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