AIGRIM: azzerare i canoni fissi, variabili e dei costi accessori

È la prima di una serie di richieste da parte di AIGRIM, l’Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzati, che rappresenta 11 grandi imprese, con più di 30.000 dipendenti e ricavi per oltre 3 miliardi di euro in 3.000 punti di ristoro

La ristorazione in concessione nelle aree di servizio autostradali, negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie è stata pesantemente colpita dall’emergenza Covid-19. Il settore, rappresentato da AIGRIM, Associazione delle Imprese di Grande Ristorazione e servizi Multilocalizzati, che comprende 11 grandi imprese della ristorazione a catena, che impiegano più di 30.000 dipendenti e producono ricavi per oltre 3 miliardi di euro in 3.000 punti di ristoro, si trova ad affrontare una crisi economica senza precedenti: la limitazione della mobilità delle persone, la chiusura dei punti di ristoro, fatta eccezione per la rete autostradale, e la modifica delle modalità di erogazione del servizio, hanno reso la situazione, infatti, insostenibile, con ricadute che, senza le necessarie misure, hanno impatti pesantissimi sulle aziende.

Inoltre, gli impegni economici legati ai contratti di sub concessione stipulati con le diverse concessionarie autostradali, aeroportuali e ferroviarie, che impongono canoni fissi e variabili, costi di gestione e investimenti dimensionati su volumi non più esistenti, rappresentano un ulteriore macigno che pende sulle imprese del settore.

PROVVEDIMENTI PER TUTELARE IL SETTORE

«L’attività delle imprese aderenti ad AIGRIM è quasi completamente bloccata, se escludiamo i punti di ristoro in autostrada e qualche punto di ristoro aperto negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie – spiega Cristian Biasoni, Vicepresidente dell’associazione –. Nel complesso parliamo di un crollo di fatturato nell’ordine del 98,5% per aeroporti e stazioni ferroviarie e del 90-95% per le autostrade. Quest’ultima situazione è la più paradossale. In pratica, i clienti sono solo gli autostrasportatori, a cui offriamo un servizio di asporto, visto che è vietata la somministrazione all’interno dei punti di ristoro. Quindi, dobbiamo impegnare il nostro personale per ricavi minimi, con un incremento dei costi che va ad aggiungersi ai costi dei canoni fissi e variabili, essendo la nostra attività in sub concessione».

Cristian Biasoni, Vicepresidente di AIGRIM

Proprio quest’ultimo aspetto è fondamentale: «Chiediamo l’intervento del Governo, con il supporto degli enti concedenti, sui canoni e sugli oneri di gestione, sui tempi di pagamento e sull’estensione dei contratti in essere, bloccando qualsiasi nuova gara – dichiara Biasoni –. Stiamo già dialogando con gli enti concedenti per cercare di trovare un accordo per evitare che le nostre imprese siano penalizzate oltre misura».

Per la cronaca, AISCAT, associazione che raggruppa le principali società autostradali, avrebbe comunicato al Ministero delle Infrastrutture una generica disponibilità a “sospendere” l’applicazione dei canoni fissi e variabili, rimettendo tuttavia a negoziazioni ad hoc tra aziende della ristorazione e concessionarie autostradali la definizione in concreto delle misure. Secondo AIGRIM questa posizione è pericolosa perché, in assenza di un intervento forte da parte del Governo, ciascuna concessionaria autostradale potrà decidere discrezionalmente. Inoltre, non basteranno moratorie temporanee destinate a cessare con la fine delle misure di contenimento.

«Servono azioni di sostegno affinché in tutti i canali in concessione (autostrade, aeroporti e stazioni), anche dopo la fine dell’emergenza, vengano garantite condizioni di sostenibilità economica per la ripresa, che non sarà veloce» conclude Biasoni.

COSA CHIEDE AIGRIM

  1. Fase di emergenza
    • Azzeramento di tutti i canoni fissi, variabili e dei costi accessori
  2. Fase della ripresa: fino al ritorno ai volumi 2019 (pre Covid-19)
    • Ripristino di soli canoni variabili a valori calmierati o proporzionati al calo dei volumi
    • Dilazione dei termini di pagamento affinché siano minimizzati gli impatti sulla liquidità dell’intero settore
    • Sospensione di tutti gli investimenti, fatta eccezione per le attività di manutenzione non differibili
    • Proroga di tutte le Convenzioni in essere per un periodo minimo di 12 mesi e comunque per il tempo necessario alla remunerazione degli investimenti effettuati.
© Riproduzione riservata