Il Governo aiuti le imprese della ristorazione

Prosegue la situazione di emergenza: il fuori casa è tra i settori più colpiti, con una perdita secca, secondo i dati di Fipe - Confcommercio di 50 milioni di euro al giorno

Il Presidente della federazione FIPE, Lino Enrico Stoppani, ha chiesto «il supporto delle Istituzioni. Chiediamo interventi urgenti sugli ammortizzatori sociali, meccanismi di credito di imposta per sopperire almeno in parte al crollo del fatturato, la sospensione del pagamento di oneri e tributi, la sospensione degli sfratti per morosità, per venire incontro a chi nelle prossime settimane non riuscirà ad onorare i contratti di locazione e a pagare fornitori e dipendenti. Non è difficile capire che senza incassi non si possono neppure onorare i debiti. Purtroppo e inspiegabilmente, i provvedimenti presi fino ad oggi non riguardano le imprese del principale settore del turismo, quello della ristorazione, tradizionale, commerciale e collettiva, del catering, dell’intrattenimento e dei bar/pub.

RICHIESTA DI CHIAREZZA SULLE APPLICAZIONI

Continua sempre Lino Stoppani: «Chiediamo, inoltre, che venga fatta chiarezza sull’applicazione delle norme. Ci appare incomprensibile che i bar di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna non possano servire i clienti al banco. Se l’obiettivo, assolutamente condivisibile, è di evitare assembramenti, basterebbe adottare le misure di cautela suggerite dalle autorità sanitarie per ogni altro servizio, dal negozio di alimentari fino all’ufficio postale. Siamo responsabili, ma non si capisce perché in un bar ci si infetta se si prende un caffè al banco, rispettando la distanza di un metro, e non invece in fila in metropolitana o in altre situazioni analoghe permesse».

IN ATTESA DEI PROVVEDIMENTI

Stoppani ha sottolineato che il mondo del fuori casa «si aspetta provvedimenti concreti dal governo, non c’è più tempo da perdere. Non saremo disposti ad accettare ulteriori discriminazioni a danno di un settore che occupa oltre un milione di addetti e che rischia di lasciare a casa oltre 40.000 persone per impossibilità di retribuirle. Occorre far presto perché l’emergenza sanitaria rischia di far saltare il banco e se chiudono le nostre attività, chiudono le luci che animano le città e si perde un patrimonio di socialità e di servizio, simbolo dello stile di vita italiano e fattore decisivo di attrazione turistica».

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