Gordon Ramsay nella bufera per i licenziamenti

Il celebrity chef Gordon Ramsay silura senza preavviso 500 dipendenti a Londra. Fans e stampa lo condannano: “Multimilionario senza empatia”. E lui replica: “Non avete mai gestito un’impresa”
Gordon Ramsay nella bufera per i licenziamenti

Dal 19 marzo, per 500 dipendenti dei 12 ristoranti londinesi di Gordon Ramsay, Hells Kitchen non è più solo il nome di un reality cooking show di successo. Ma la “brutale realtà”, come molti l’hanno definita sui social, con cui il personale del celebre chef si è trovato all’improvviso ad avere a che fare dopo la convocazione di massa, senza preavviso, al ristorante Heddon Street Kitchen.

SILURATI SENZA GARANZIE DI RIASSUNZIONE

“Ci hanno chiamato senza dare spiegazioni e in due parole ci hanno avvertito che il nostro contratto era terminato e che tutti i locali avrebbero chiuso per via dell’epidemia di Coronavirushanno raccontato chef e camerieri su Facebook. Qualche minuto dopo l’incontro una mail prontamente inviata dal dipartimento amministrativo ha precisato: “Sarete pagati sino al 17 aprile, ma non possiamo garantirvi la riassunzione quando i ristoranti riapriranno”.

IN BARBA ALL’INVITO DEL GOVERNO


Insomma, mentre illustri colleghi del “Cattivissimo Ramsay” invitavano a tenere duro e approntavano business alternativi – primo fra tutti il delivery – per garantire un futuro al personale, il proprietario dell’omonimo Tre stelle Michelin Restaurant Gordon Ramsay e, fra gli altri, Savoy Grill, Lucky Cat e Pétrus, in barba all’invito del governo a non licenziare la manodopera, ha preferito chiudere baracca e burattini e dedicarsi a dirette Instagram dalla cucina di casa.

OLTRE AL LICENZIAMENTO LA BEFFA

La lettera di licenziamento, come se non bastasse, invita chi è in difficoltà, a scrivere una mail a Hospitality Action, organizzazione indipendente che dà supporto ai lavoratori del settore Horeca, All’annuncio sono seguite molte lacrime e altrettanta rabbia. Non solo per il trattamento ricevuto, ritenuto ingiusto rispetto ai tanti sacrifici chiesti quando erano operativi, ma anche perché, sui social, Ramsay si è piuttosto presentato come un filantropo, che per tutelare la salute dei propri dipendenti e contribuire alla riduzione della diffusione del virus, si vedeva costretto a prendere una dolorosa decisione. Con promessa di vicinanza, abbracci e sostegno alla Gordon Ramsay Family”, di cui, ha precisato, considera parte anche tutto il “fantastico personale con cui spero di tornare a lavorare il prima possibile”.

L’INDIGNAZIONE DEI FAN E LA CONDANNA DELLA STAMPA

Oltre al danno, insomma anche la beffa. Che ha scatenato attacchi verbali violenti sui social da parte dei fan, pronti a rinfacciargli una fortuna personale di 140 milioni di dollari e la totale assenza di empatia. Non è andata meglio alla critica gastronomica del The Guardian, Marina O’Loughlin, che in un tweet ha scritto: “Ancora una volta, i multi milionari non mettono mano al loro portafoglio mentre i più piccoli fanno quel che possono per il loro staff”. Ramsay, infastidito, ha replicato: “Evidentemente non hai mai gestito un’impresa, e nonostante i tempi difficili per tutti tu ti nascondi dietro i tuoi patetici tweet. Datti una calmata”.

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