L’espansione secondo Berberè

L’insegna studia nuove aperture in un’ottica di espansione graduale. Novità possibili previste a Milano, Roma e Torino. Sul fronte internazionale, invece, l’interesse di Berberè guarda verso la Scandinavia

È un’espansione ragionata e non irrequieta quella che i due fratelli Aloe hanno programmato per Berberè. Il futuro dell’insegna è in continuo e graduale divenire per una realtà come questa. ‘‘Riteniamo più strategico avanzare a piccoli passi, in modo sostenibile e gestibile – conferma Matteo Aloe a Foodserviceweb.it –. Insieme a mio fratello Salvatore abbiamo delineato un piano di crescita che punta a rafforzare il nome della nostra insegna là dove siamo già presenti. Questo ragionamento prevede, nel breve e medio periodo, una possibile quarta apertura a Milano, una seconda a Roma e una terza a Torino, considerando che ogni città è diversa dall’altra, ha precise regole, un suo target e così via’’.

Matteo Aloe

INVESTIMENTI DIRETTI

Come avvenuto fino ad ora, le future aperture saranno sempre di proprietà e non gestite in franchising. Escluso (per il momento) anche l’eventuale ingresso di un fondo d’investimento nel capitale societario di Berberè. ‘’Abbiamo ricevuto proposte, ma per il momento preferiamo andare avanti in questa maniera – dichiara Aloe –. Sappiamo che cambiamenti di natura finanziaria come questi spingono di solito ad accelerare l’espansione. Noi, invece, vogliamo mantenere un approccio graduale e puntare su una crescita organica. Al massimo mettiamo in conto un paio di nuovi locali ogni anno, senza farci però assalire dall’ansia. Anche perché quando si apre un ristorante, ci vogliono circa sei mesi perché questo entri davvero a regime’’. 

UNO SGUARDO ALL’ESTERO

Consolidare il business nelle città italiane dove Berberè è già presente, ma senza smettere di guardare al di là dei confini nazionali. Per il momento Londra è l’unica presenza all’estero (dove le tre pizzerie hanno insegna Radio Alice) e un ulteriore sconfinamento deve essere approvato anche dal socio straniero Emma King. ‘’Anche su questo punto, siamo in fase di valutazione – rende noto il titolare dell’insegna, parlando anche a nome di suo fratello –. Ci sono sicuramente delle preferenze. Una di queste riguarda i paesi scandinavi, soprattutto quello danese. Si tratta di un mercato dove il cibo è diventato molto trendy in questi ultimi anni, favorito anche dal successo planetario del Noma di Copenaghen. In quei paesi, si denota una forte interesse per il bio e i giovani amano uscire e pranzare nei ristoranti, prestando attenzione al food di qualità e che non sia stereotipato. Aggiungo poi la quasi totale assenza di competitor. In secondo battuta, osserviamo con attenzione anche la Germania, per il fatto che il territorio tedesco è denso di città di grande dimensione’’.  

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