Coca Cola compra Costa Coffee

Operazione da 4,3 miliardi: il gigante delle bollicine vuole espandersi in tutti i settori delle bevande. E sfidare Starbucks sul suo terreno

Costa Coffee, la seconda catena mondiale di caffetterie dopo Starbucks, entra nell’impero Coca Cola per diventare ancora più globale. Il colosso americano ha rilevato il marchio britannico per 3,9 miliardi di sterline (4,3 miliardi di euro) dal gruppo Whitbread, che lo aveva acquistato 23 anni prima per un prezzo decisamente inferiore. Allora Costa Coffee non contava nemmeno 40 punti vendita. Oggi è la catena di bar più grande della Gran Bretagna, seconda nel mondo solo a Starbucks. Dopo avere aperto il primo bar a Dubai nel 1999 al momento può vantare 3.800 negozi in tutto il mondo.

L’IMPERO DI COCA COLA BEVE (ANCHE) CAFFÈ

Quello delle bevande calde era uno dei pochi segmenti rimasti del settore bibite nel quale Coca Cola non aveva un marchio globale – ha sottolineato il CEO di Coca Cola James Quincey, annunciando l’acquisto – e Costa ci da l’accesso a questo mercato attraverso una piattaforma forte”. Un impero globalizzato sempre più forte, quello creato dal marchio statunitense, sempre alla ricerca di alternative sul mercato per mantenere altissimo il proprio fatturato.

LE ORIGINI DI COSTA COFFEE

Costa Caffè è stata creata da due immigrati italiani originari del comune parmense di Borgotaro, i fratelli Sergio e Bruno Costa, approdati in Gran Bretagna negli anni ’60. Nel ’71 i Costa impiantarono una torrefazione a Lamberth, nel centro di Londra, nel ’78 crearono la prima caffetteria, annessa a una piccola trattoria, per arrivare ad una catena di 39 locali. Nel 1995 vendettero per 19 milioni di sterline alla multinazionale Whitbread, il più grande operatore di caffè e alberghi del Regno Unito, che inglobò la catena in Costa Coffee trasformandola in un colosso globale.

DAL TÈ AL CAFFÈ

Il tè è ancora la prima bevanda degli inglesi, ma per poco. La trasformazione, trainata da catene come Starbucks e Costa, è in atto da tempo e il tradizionale english breakfast a base di tè, toast, burro, marmellata, uova e pancetta è probabilmente destinato a lasciare il posto ai caffè e ai cappuccini velocemente ordinati e consumati ai banconi o per strada. È un cambiamento epocale: il caffè diventa più cosmopolita, il cappuccino e l’espresso surclassano il tè, sono decisamente bevande più globali e Costa Coffee è al passo coi tempi.

CAFFÈ ‘INGLESE’: UN MERCATO IN ESPANSIONE

Già nel 1995, del resto, Whitbread aveva stimato che il mercato del caffè inglese potesse lievitare da 55 a 600 milioni di sterline l’anno. Adesso quel mercato vale oltre 9 miliardi di sterline, ed è solo una piccola parte del business della compagnia che opera a livello globale. L’anticipazione della cessione di Costa a Coca Cola risale allo scorso aprile quando, come rivelò il Financial Times, Whitbread aveva ceduto alle pressioni di due activist investor che avevano fatto scorporare Costa Coffee dalle altre attività del gruppo, imprimendo alla nuova società una forte spinta verso l’espansione in Cina: un altro Paese fortemente legato al tè ma dove il caffè sta guadagnando terreno.

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