Olio, parole d’ordine: qualità e funzionalità

Sono le due tendenze dominanti del mercato dell’olio per il Foodservice: qualità e funzionalità.

Sono le due tendenze dominanti del mercato dell’olio per il Foodservice: qualità e funzionalità.

La prima si riscontra principalmente nella ristorazione, dove servire in tavola un prodotto di livello, nel contenuto e nel packaging, rappresenta, per il locale, un fattore di distintività, sempre più ricercato in un periodo di crescita dei consumi fuori casa (nel 2017, le famiglie italiane hanno speso oltre 83 miliardi di euro, il 3% in più dell’anno scorso, per mangiare in bar, tavole calde e ristoranti, in base al Rapporto Ristorazione 2017 di Fipe-Confcommercio).

La seconda riguarda la “cucina” e soddisfa le esigenze di quei professionisti del fuori casa, dal pasticcere al pizzaiolo, che chiedono prodotti performanti e pensati ad hoc per la propria attività. Per idearli le imprese non possono che puntare su due fattori fondamentali: ricerca e innovazione. Lo sa bene Olitalia, azienda romagnola specializzata nella produzione di oli e aceti per il Foodservice. «Innovare – spiega il Direttore Sales & Marketing del Gruppo, Gianni Tognoni – è stato il tratto distintivo dell’azienda sin dalle sue origini, strettamente connesso alla costante attenzione per la qualità. Così sono nati progetti che hanno dato vita a prodotti innovativi, come Frienn e Frigoloso, specifici per la frittura e a base di olio di girasole alto oleico e vitamina E, con aggiunta di estratti di rosmarino per il primo e olio essenziale di bergamotto per il secondo».

Foodservice, un settore in cui investire
L’impressione che si raccoglie parlando con le aziende produttrici o distributrici di olio per le quali il canale del “fuori casa” rappresenta una percentuale ancora bassa di fatturato è che stia crescendo il loro l’interesse investire nel settore. «Il nostro business nel Foodservice – spiega Matteo Sala, Direttore Marketing di Carapelli Firenze (Deoleo), azienda proprietaria, tra gli altri, dei marchi Bertolli, Carapelli e Sasso – è ancora contenuto e si aggira intorno ai 3 milioni di litri. Contiamo, però, di poterlo sviluppare nei prossimi anni, rivedendo profondamente il nostro portfolio prodotti nell’ottica del servizio e della qualità. Il nostro prossimo passo sarà quello di estendere il processo di innovazione che ha visto protagonisti i prodotti per la Gdo a quelli per il Foodservice».

Anche per Monini il fuori casa incide solo per il 4% circa in volume/valore sul totale del business realizzato in Italia, ma il Direttore Marketing, Andrea Marchelli, assicura «che nei prossimi anni l’azienda intende continuare a presidiare il canale Foodservice puntando su prodotti di qualità».

Stessa strategia adottata da Olitalia. Per Gianni Tognoni, Direttore Sales&Marketing dell’azienda, «la proficua relazione con il mondo della ristorazione continua anche grazie alle collaborazioni attive con i migliori professionisti e associazioni di settore come quelle con Apci (Associazione Professionale Cuochi Italiani), Jre (Jeunes Restaurateurs Europe), Chef to Chef e con le scuole come Niko Romito Formazione, Boscolo Etoile Academy e Cast Alimenti. Il confronto continuo tra queste realtà e il nostro reparto di ricerca e sviluppo ci permette di creare e sviluppare nuovi prodotti in linea con le esigenze del settore. È quindi dall’incontro con la più elevata competenza e dal contatto diretto con la realtà del pubblico che nasce una concreta innovazione volta all’elaborazione di nuovi prodotti». E in questa direzione va anche il piano strategico aziendale che guarda al 2020. Due le direttrici principali che sottolinea Tognoni: «Consolidare la leadership nel Foodservice in Italia, attraverso innovative partnership, soprattutto nel mondo dell’alta ristorazione, e rafforzare la presenza all’estero, in Nord America ed Europa continentale, mercati capaci di riconoscere il valore dei brand del Gruppo Olitalia nel tempo, tramite partnership di lungo termine con ristoratori e importatori locali qualificati».

A intercettare le esigenze della ristorazione punta anche Pietro Coricelli, «che sta lavorando – rivela Chiara Coricelli, membro del board e rappresentante della terza generazione dell’impresa olearia – a una ricettazione che risulti interessante per questo mondo e che presidi un ambito a oggi non coperto dall’azienda».

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