Alluvione, la Romagna del food riparte dopo il disastro

La situazione nelle zone più colpite. Molino Spadoni, giù il laboratorio storico. 'O Fiore Mio, pizzeria attiva ma hub compromesso. Surgital: assicurata la continuità. Eurovo: nessun ritardo di consegna

Il colpo è stato duro, e la conta dei danni non è ancora stata chiusa, ma la Romagna guarda avanti e cerca di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Mentre l’acqua lentamente si ritira e si moltiplicano le iniziative benefiche e le donazioni, le aziende provano a ripartire e il mondo agroalimentare, dalla produzione alla somministrazione, si prepara all’estate che qui, lungo la Riviera e nei paesi dell’entroterra, è la stagione che conta. Venerdì aprono tutti gli stabilimenti balneari e questa potrebbe essere la molla della ripartenza, anche se il ricordo del disastro resterà per sempre impresso nella memoria dei romagnoli.

Molino Spadoni, danni diretti e indiretti

La situazione è grave: a causa dell’esondazione, il fiume Ronco ha travolto la palazzina in cui sono situati i nostri uffici, il nostro punto vendita, le nostre sedi amministrative, la casa principale. Oltre agli spazi diventati inagibili, ha portato via diversi macchinari; prodotti stoccati, attrezzi di vario tipo sono andati dispersi o diventati inutilizzabili”, racconta Beatrice Bassi, delegata del Cda di Molino Spadoni, azienda che ha nella frazione di Coccolia (comune di Ravenna) il suo quartier generale e il mulino storico che la famiglia Spadoni gestisce da oltre 100 anni. “La pioggia – continua Bassi – ha portato fango ovunque e fin dal primo giorno possibile, lunedì scorso, siamo impegnati con ogni mezzo per la sua rimozione. I nostri spazi sono molto vasti, non tutto è stato travolto, ma il fango è dappertutto. La nostra priorità è stata riattivare server e collegamenti elettrici: in questo modo abbiamo potuto ricominciare a lavorare su più fronti”. Nessun fermo per la linea di confezionamento, quella dei pacchi di farine e miscele da 1kg, che è rimasta integra e perciò ha continuato a servire la grande distribuzione e il mercato domestico. Il magazzino si trova a un livello cui l’acqua non è arrivata quindi non ha danneggiato i prodotti stoccati, dunque le spedizioni sono riprese abbastanza velocemente. “Purtroppo non così si può dire del nostro laboratorio storico: alcuni muri per la potenza dirompente dell’acqua sono crollati e tutti gli spazi allagati e diversi macchinari andati danneggiati irrimediabilmente”, precisa Bassi. L’attività di aspirazione dell’acqua a mezzo idrovore e di pulizia è stata senza sosta. “Affrontiamo la situazione con la proverbiale forza d’animo e determinazione dei romagnoli che ormai tutti conoscono. Tutti ci stiamo dando da fare insieme per tornare il prima possibile alla regolare attività. Questo senso di unione lo percepiamo forte non solo da parte di chi si deve rimboccare le maniche per salvare casa e attività lavorativa, ma più in generale avvertiamo il calore e la vicinanza di tutta la collettività”. Nelle altre sedi del gruppo, la situazione è meno grave che a Coccolia: i molini di Castiglione e Savio di Ravenna sono rimasti integri e hanno potenziato l’attività per compensare la mancata produzione della sede, mentre la sistemazione delle unità colpite (palazzina archivi, palazzina amministrazione e palazzina laboratorio) avverrà immediatamente dopo quella della parte industriale. Casa Spadoni a Faenza, Keir a Ravenna, Officine Gastronomiche Spadoni a Brisighella e il Birrificio a Reda hanno proseguito senza particolari intoppi l’attività. Per sopperire alla mancanza di spazi agibili nella sede principale, è stato trasformato il piano superiore del Mercato Coperto di Ravenna in quartier generale degli uffici amministrativi e commerciali. “Oltre ai danni diretti, enormi e al momento non esattamente quantificabili, esistono anche dei danni collaterali, altrettanto importanti per la nostra e le altrui attività economiche”, rimarca Bassi. La ristorazione, canale in cui l’azienda è presente sia fornendo prodotti sia in quanto proprietaria di diversi ristoranti (Casa Spadoni) nella zona, sta subendo un enorme danno dalle disdette che ristoranti, locali, hotel stanno ricevendo. “Sono annullate le prenotazioni di turisti, ma anche quelle per eventi familiari o business in location della nostra zona. Un danno enorme per la Romagna che ora più che mai avrebbe bisogno di turismo e di commesse e ordini dall’Italia e dal mondo per risollevarsi”.

Faenza prova a rialzarsi, ‘O Fiore Mio ha riaperto

Il centro di Faenza è stato tra i più colpiti dalla furia delle acque esondate dal corso del fiume Lamone. Tra i locali danneggiati c’è la pasticceria di Sebastiano Caridi, che ha stimato un danno di 600.000 euro tra arredi e strumentazioni. Il maestro pasticcere ha assistito in diretta al disastro, dalle telecamere installate nel suo locale: “E’ stata una scena terribile, ho visto uno tsunami di acqua alta quasi due metri che ha spinto via i pesantissimi macchinari, 700 chili e oltre volati via come foglie al vento. E’ durato pochi attimi, poi il cortocircuito ha fatto spegnere la telecamera”, ha dichiarato Caridi alle testate del gruppo editoriale Citynews. Su Gofundme è stata avviata una raccolta di fondi per permettere a Caridi di ripartire.

Una raccolta simile è stata lanciata anche per O’ Fiore Mio Hub, luogo di produzione dei lievitati e della pasticceria dell’omonima catena di pizzerie creata da Davide Fiorentini, con sede a Faenza e con due punti vendita a Bologna e Milano. La foto del locale completamente sommerso, con solo una parte della copertura emersa dalle acque, è una delle immagini-simbolo dell’alluvione che ha colpito la Romagna. Fiorentini non si è perso d’animo e, con l’aiuto di un fornitore di attrezzature e macchinari, la ditta forlivese Betti, è riuscito nell’impresa di assicurare le basi da pizza alle due filiali. Nel frattempo, la scorsa settimana, ha riaperto la pizzeria di Faenza e ora c’è da capire quale sarà la sorte dell’Hub. “Abbiamo fissato un incontro con la proprietà dei muri – ci racconta Fiorentini – per valutare i costi del recupero dell’immobile e la loro volontà di investire. Da parte nostra, la volontà c’è. Qualora non ci fossero le condizioni per restare in quella struttura, è comunque arrivato un segnale dall’amministrazione comunale di Faenza che potrebbe mettere a disposizione una serie di immobili di proprietà pubblica riconvertendoli ad attività commerciali e artigianali”. In sostanza, la storia di ‘O Fiore Mio Hub non finisce qui. Intanto, pur nelle difficoltà logistiche che derivano dalla dislocazione nel territorio delle attività, Fiorentini e il suo staff continuano a lavorare: “Da giovedì apriremo la pizzeria anche a pranzo. Prima non lo facevamo per carenza di personale, ora quel problema non si pone più…”, precisa.

Consegne assicurate da Surgital

Nessun intoppo alle forniture da parte di Eurovo. “Gli stabilimenti dedicati al canale foodservice di Occhiobello e Cesena non sono stati interessati dalle alluvioni e quindi non hanno determinato ritardi nelle consegne per il canale professionale”, comunica l’azienda leader nel settore delle uova e degli ovoprodotti, che è presente nel territorio colpito dall’alluvione anche con gli stabilimenti di Mordano e Imola. Surgital, altro leader romagnolo in altro ambito, quello della pasta fresca surgelata, racconta così la situazione. “La situazione è, naturalmente, molto complicata per il nostro territorio e per moltissime delle aziende che qui hanno la loro attività – racconta Massimiliano Bacchini, direttore commerciale e componente del Cda – e anche per noi sono stati giorni particolarmente difficili. Fortunatamente però la nostra sede di Lavezzola non ha subito danni diretti. Pur essendo infatti una frazione del comune di Conselice, che in questi giorni è stato al centro delle cronache per la devastante forza e l’enorme quantità di acqua che ha invaso le strade, le abitazioni, le aziende, Lavezzola si trova in un particolare lembo di territorio che ha, per la sua conformazione, protetto persone ed edifici. Grazie all’enorme e instancabile impegno dei cittadini e imprenditori locali che si sono mobilitati con grande efficacia per rinforzare gli argini e far defluire le enormi masse d’acqua, il nostro paese e il nostro stabilimento produttivo non sono stati colpiti”. Tuttavia, la criticità del momento ha imposto lo stato di allerta generale e l’ordine di evacuazione ha reso necessario interrompere l’attività produttiva di Surgital. Il primo focus dell’azienda è stato quello di assicurarsi che nessuno si mettesse in condizioni di pericolo: “Abbiamo quindi scelto di agevolare il più possibile la permanenza a casa riducendo al minimo la presenza in stabilimento, senza però attivare la cassa integrazione straordinaria. Siamo stati sempre in contatto con i nostri collaboratori toccati più direttamente dall’alluvione, sincerandoci delle loro condizioni. Alcuni di loro sono al momento ancora a casa a cercare di gestire situazioni domestiche davvero difficili: il nostro pensiero va anzitutto a loro”. Per quanto riguarda il mercato invece, Surgital ha assicurato continuità di forniture e solo in alcuni casi ha chiesto ai clienti di poter tardare di qualche giorno le consegne, che sono poi puntualmente state evase. “Siamo orgogliosi di dire che il rapporto che abbiamo costruito in questi oltre 40 anni di attività è soprattutto in occasioni come queste che si dimostra un enorme patrimonio: clienti e fornitori – ai quali nei giorni più critici abbiamo chiesto di bloccare le consegne – hanno dimostrato grande disponibilità e comprensione”. Bacchini si dice preoccupato per la situazione del comparto turistico che è attività di primaria importanza particolarmente nella riviera romagnola. “Ci sentiamo parte in causa e vorremmo che fosse chiaro a tutti che la Romagna ha reagito con una forza, una rapidità e una lucidità notevoli e che siamo certi che sapranno far vivere un’estate meravigliosa a chi sceglierà il suo mare, le sue città il suo magnifico entroterra per le vacanze. È importante che nel raccontare il dramma che ha toccato il nostro territorio, si riporti anche di come l’animo della nostra gente gli stia permettendo di rimettersi in sesto come merita. Anche per questo noi siamo estremamente orgogliosi di essere romagnoli”.

Unigrà, le acque non si sono ancora ritirate

A Conselice è andata ben peggio a Unigrà, azienda specializzata nella realizzazione di materie prime, semilavorati e prodotti finiti di altissima qualità nel settore agri-food per industrie, artigiani, retail e Horeca. L’immagine della palude di acqua nera attorno al suo stabilimento, il più importante del comune tuttora allagato, purtroppo ha fatto il giro d’Italia. Unigrà fa sapere che ad oggi, 29 maggio 2023, la sede di Conselice è ancora chiusa e il livello dell’acqua non consente una stima precisa dei danni. “Sarà possibile una valutazione più realistica – comunica Unigrà in una nota – una volta che l’acqua si sarà ritirata. Quest’ultima sta progressivamente defluendo, sia naturalmente sia attraverso l’utilizzo di macchina idrovora. L’alluvione ha colpito l’azienda nella notte di mercoledì 17 maggio; nessun danno alle persone: le misure preventive messe in atto da Unigrà hanno previsto la totale evacuazione del polo produttivo già alcune ore prima”. L’azienda fa sapere che sta mettendo in campo tutte le energie possibili per ripristinare in totale sicurezza gli impianti produttivi, in modo da ripartire tutelando produzione e dipendenti. Al momento si presuppone che una volta defluite le acque la presenza di detriti sia ridotta, tenendo conto della provenienza delle stesse (fiume Santerno, ad alcuni chilometri di distanza), fattore che fa ben sperare in termini di ripristino in tempi brevi.

L’immagine della sede di Unigrà pubblicata sul Fatto Quotidiano©
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