QR Code nella ristorazione: gioie e dolori?

Un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti ha evidenziato come alcune categorie di persone non si sentano a proprio agio nell’utilizzare il QR Code

Nativi digitali vs. immigrati digitali? Millennials vs Boomers? La messa a confronto tra queste due generazioni esiste in tanti contesti, non da meno in quello digitale, ma ciò che ruota attorno all’utilizzo del QR Code al ristorante può prefigurarsi quasi come uno scontro generazionale.

Un recente sondaggio condotto negli Stati Uniti dalla banca d’investimento William Blair, ha infatti evidenziato come oltre il 45% dei consumatori abbia dichiarato di non sentirsi a proprio agio nell’usare i codici QR tramite i propri telefoni cellulari per visualizzare menu, ordinare e pagare. Tra coloro che si sentono più a disagio nell’usare questa tecnologia ci sono i consumatori di età superiore ai 60 anni, con il 65% che ha affermato di utilizzare malvolentieri il QR Code al ristorante.

I codici QR stanno diventando sempre più popolari tra gli operatori della ristorazione, costantemente alla ricerca di modi per migliorare l’efficienza del lavoro in sala. Consentire ai clienti di ordinare e pagare tramite codici QR senza dubbio permette di alleviare la pressione dei camerieri che potrebbero concentrarsi sul servizio piuttosto che sulle comande e sui conti. Ma le difficoltà tra alcune fasce di popolazione sta ostacolando i piani di alcuni operatori.

I dati di William Blair sono in linea con i risultati della National Restaurant Association nel suo rapporto State of the Restaurant Industry 2023, che ha rivelato che il 46% dei baby boomers sarebbe interessato ad accedere ai menu sui propri telefoni tramite un codice QR rispetto al 73% degli adulti della Gen Z. I baby boomers sono anche meno disposti a utilizzare opzioni di pagamento contactless o mobile (57%) e solo il 53% ha affermato che ordinerebbe e pagherebbe utilizzando un’app per smartphone.

Anche in Italia, l’utilizzo del QR Code sta lentamente prendendo piede, grazie all’attività di startup come Dishcovery, pioniera del settore, ma anche Onyon, QodeUp e Qromo.

Tutti avvisati che la cosa potrebbe non piacere a qualcuno…

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