Birra artigianale, il boom continua ma serve un “Testo Unico”

Dalla fiera Simei, il segretario generale di Unionbirrai, Simone Monetti, ha lanciato la proposta al nuovo Governo. La normativa obsoleta ha bisogno di esser aggiornata. I numeri parlano di un comparto da oltre 1.300 imprese per più di 9.600 addetti
Birra artigianale, il boom continua ma serve un “Testo Unico”

Il comparto delle birra artigianale ha visto raddoppiare il numero di produttori negli ultimi 7 anni e la spesa media mensile degli italiani per birre artigianali è aumentata del 23%, con un incremento dei volumi consumati tra il 2017 e il 2021 del 127%

Numeri che mostrano non solo dinamismo, ma anche una crescente maturità del comparto. Eppure l’impianto normativo di riferimento risulta ormai obsoleto. Per questo intervenendo ad un convegno al Simei – l’evento fieristico di Unione Italiana Vini – il segretario generale di Unionbirrai, Simone Monetti, ha lanciato un messaggio chiaro all’indirizzo del nuovo Governo. 

È arrivato il momento di disciplinare la legislazione italiana in materia brassicola con un Testo Unico della Birra, così come è stato fatto per il vino”, ha detto esplicitamente

NORMATIVA OBSOLETA

La normativa vigente sul prodotto birra è obsoleta e stratificata, rivelandosi spesso lacunosa e contraddittoria, fuorviante nella presentazione dei prodotti al consumatore.

Oltre a inibire l’innovazione – rimarca Monetti – questo rappresenta un ostacolo alla commercializzazione delle birre prodotte in Italia, favorendo l’ingresso di proposte più innovative dai mercati esteri”. 

Un esempio, i parametri in vigore (risalenti agli anni Settanta) in materia di acidità, che rischiano di inibire il segmento delle birre sour prodotte nel Belpaese, o quelli sull’anidride carbonica, che penalizzano i prodotti invecchiati in botte con una ritenzione minima di CO2. 

COMPARTO DA QUASI 10MILA ADDETTI

Secondo il focus sulle birre artigianali realizzato dall’Osservatorio Birre Artigianali curato da ObiArt-Dagri dell’Università di Firenze e presentato a Simei, il brassicolo Made in Italy conta 1.326 imprese e poco più di 9.600 addetti diretti (dati a ottobre 2022), per un comparto segmentato tra piccoli e micro-birrifici (che rappresentano 8 imprese su 10 pur impiegando solo il 19% degli addetti) e aziende medio/grandi.

Il mastro birraio tipo – spiega il coordinatore del gruppo di ricerca Silvio Menghini – ha circa 40 anni, un diploma o laurea, si è lanciato in quest’attività dal 2010. La crisi che ha colpito l’intero settore nel 2020 ha determinato una riduzione del numero degli addetti del comparto associata alla grande industria, ma non per i birrifici agricoli che rappresentano oggi il 22% dei birrifici nazionali, il 233% in più negli ultimi 7 anni”. 

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