Foodservice e delivery, quale new normal?

I consumi al ristorante sono ripresi, ma la consuetudine del food delivery è rimasta anche nel post-pandemia. E si delineano nuovi scenari, evidenzia una ricerca di Kantar
Foodservice e delivery, quale new normal?

Nella prima metà di quest’anno il Foodservice è cresciuto a livello globale del +33% a volume rispetto allo stesso periodo del 2021, riavvicinandosi così ai livelli pre-pandemia. Nel frattempo il food delivery, fenomeno cresciuto proprio durante i mesi del lockdown, ha mantenuto le sue posizioni acquisite, diventando una stabile abitudine di consumo: si tratta di cibo preparato al momento e immediatamente disponibile, conveniente perché permette di “mangiare fuori, a casa”, cioè di consumare a casa o in altri luoghi quello che si mangerebbe al ristorante. 

È quello che mostrano i dati della ricerca condotta da Kantar, “Dining out, at home – How meal delivery is transforming Foodservice”, che ha intervistato 15.000 persone in 10 paesi: se nel 47% dei casi i consumatori globali scelgono un pasto al ristorante (rispetto al 32% del 2021), il 31% opta per il food delivery e il 22% per il food collect. Inoltre, le persone spendono in media il 15% in più per ogni visita al ristorante rispetto alla prima metà del 2019 e i consumi fuori casa hanno recuperato i livelli pre-pandemici in termini di valore, ma non in termini di visite, che restano l’80% circa di quelli del 2019.

Si tratta di cambiamenti ancora in fieri, che il Foodservice dovrà assimilare, adattandosi alle nuove tendenze di consumo e all’inflazione, che impatta fortemente sullo scenario economico globale e sul potere d’acquisto delle persone in tutto il mondo. 

Nel frattempo, secondo la ricerca di Kantar a primeggiare su tutti sono i Quick Service restaurants, che puntano sulla facilità e accessibilità dei prezzi, con un +21% di fatturato rispetto alla prima metà del 2019, mentre il giro d’affari dei Full-service restaurant segna ancora un -7% rispetto al pre-pandemia; pub, bar e caffè flettono invece di -1% sul 2019. 

FOOD DELIVERY, VINCONO LE PIATTAFORME

Tornando al meal delivery, in Europa il fenomeno non evidenzia più i picchi del periodo pandemico, ma in tutti i paesi misurati dalla ricerca i tassi di penetrazione sono comunque più elevati rispetto all’inizio del 2020: nelle principali città europee più della metà della popolazione ordina cibo attraverso il delivery almeno una volta al mese. La percentuale sale in Asia: in Corea del Sud, Cina continentale e Tailandia è oltre il 90% della popolazione suburbana a ricorrere al delivery almeno una volta al mese.

Le piattaforme di food delivery dominano la scena, incidendo per oltre la metà di tutte le consegne in ogni mercato considerato, ad eccezione del Messico: nella Cina continentale i market leader sono Meituan ed Eleme, nel Regno Unito Uber Eats e Just Eat, in Spagna Just Eat e Glovo.

Altri dati interessanti emergono dalla ricerca: per esempio, le persone scelgono di consumare un pasto fuori o di “pranzare/cenare fuori, a casa” in media ogni quattro giorni rispetto ai sei dell’anno scorso. Inoltre, la pizza è il cibo più ordinato per il delivery a Parigi, Madrid e São Paulo, i britannici preferiscono ordinare hamburger, mentre asiatici e messicani scelgono le loro cucine locali.

Anche le modalità di consumo cambiano fortemente da regione a regione. In America Latina, per esempio, i consumatori mostrano una chiara preferenza per i servizi di consegna e per il consumo a domicilio, che occupano il 39% (78% in totale) delle occasioni di ristorazione nella regione. In Europa invece, dove è radicata la cultura dei bar e delle caffetterie, è ancora forte la ristorazione tradizionale in loco, e il consumo di cibo in casa rappresenta il 59% delle occasioni di ristorazione.

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