Ristorazione, il vino italiano è sospeso tra boom e tracollo

La ristorazione continua ad andare meglio delle previsioni, ma il prezzo medio delle bottiglie ordinate inizia a scendere. A Milano Wine Week l'appello di Federvini al futuro esecutivo: “Interventi concreti anche a livello internazionale”
Ristorazione, il vino italiano è sospeso tra boom e tracollo

Al nuovo Governo chiediamo interventi concreti per la ristorazione, anche sul piano della tutela a livello internazionale, dove sono in atto tentativi di demonizzare le bevande alcoliche su scala globale, senza voler considerare il vero nodo da affrontare: l’educazione al consumo responsabile”.

Così si è espressa la presidente di Federvini, Micaela Pallini, in occasione di Wine Agenda, il primo appuntamento per lo sviluppo di un nuovo modello di business a sostegno del comparto vinicolo che si è tenuto durante la Milano Wine Week. Il tutto è avvenuto mentre l’Horeca, dopo un anno record per il consumo di vini e spiriti, lascia intravedere segnali di contrazione.

COSTI ALLE STELLE, MA LA DOMANDA TIENE

L’incontro, al quale hanno partecipato alcuni dei principali protagonisti del settore, è stata l’occasione per un confronto non solo in prospettiva della formazione del nuovo esecutivo, ma anche tra gli stessi addetti ai lavori in un momento che oscilla tra l’emergenza e il boom economico.
Se infatti i toni di questi appuntamenti tendono sempre al peggio, dalle dichiarazioni degli imprenditori e dei manager del mondo vitivinicolo emerge, per l’Horeca, una situazione attuale al di sopra delle più rosee aspettative.
Tuttavia, tra aumenti dei prezzi in atto e diminuzione attesa del potere di acquisto dei consumatori (causa bollette), lo scenario per l’immediato futuro è ribassista. Tanto che Federvini chiede: 1) interventi di defiscalizzazione per incentivare crescita dimensionale e internazionalizzazione; 2) Un piano di comunicazione per il vino italiano all’estero riconoscendone i valori economici, occupazionali e identitari; 3) Il contrasto alla demonizzazione delle bevande alcoliche da parte di organismi sovranazionali; 4) L’attenuazione dei costi di approvvigionamento energetico. Inoltre, i dati dell’Osservatorio di Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab, evidenziano l’aumento in atto per i costi dell’energia e delle materie prime per il packaging, della carta per le etichette (+36%), delle capsule e soprattutto del vetro (+47%), quest’ultimo diventato ormai merce rara e fonte di rallentamento delle operazioni di imbottigliamento. Il tutto in un quadro inflattivo che vede l’85% degli italiani adottare, o pronti ad adottare, strategie di risparmio per contrastare la diminuzione del potere di acquisto. 

LA GEN Z HA ALTRI CODICI

Tra i partecipanti ai lavori di Wine Agenda, Ettore Nicoletto (Ceo di Bertani Domains) ha evidenziato la necessità di una svolta nella comunicazione verso le nuove generazioni.

Nel mondo – ha dichiarato Nicoletto – stanno avvenendo forti cambiamenti demografici e il sistema vino deve tenere conto di questi cambiamenti, per intercettare nuove categorie di consumatori che richiedono differenti canoni di comunicazione. I canoni attuali valgono per i baby boomers e in parte per i millennials ma non per la generazione Z, più sensibile alle tematiche sociali, all’attenzione per la salute, alla spinta verso il low alcol e il consumo di vini non calorici. Se non ci adattiamo, rischiamo di perdere un consumatore che si è rivelato trasversale, sporadico e infedele”. 

RIDIMENSIONAMENTO, NON TRACOLLO

Il vino ha sempre mostrato di essere anticiclico e resiliente rispetto alle perturbazioni nazionali e internazionali” ha affermato Raffaele Boscaini, esponente di settima generazione di Masi Agricola e presidente di Confindustria Verona. “Ci sono vari ostacoli sulla nostra strada, ma penso siano situazioni risolvibili”. E Boscaini evidenzia proprio gli ottimi risultati di vendita nel canale Horeca, dall’Italia all’estero. “La ristorazione ha vissuto un momento di vera e propria euforia, che tutto sommato tende a continuare anche all’inizio di quest’autunno. Io credo che ci sia stato anche un cambiamento dei paradigmi di consumo: la pandemia ha spaventato tutti e oggi le persone tendono a godersi la vita, consumando più di quanto facessero un tempo. Ora la situazione è peggiorata, per la guerra e per le sue conseguenze economiche, ma io non temo un tracollo. Comunque ci potrà essere un ridimensionamento, perché ora l’euforia è davvero ai massimi livelli”.

CALA IL PREZZO MEDIO DEI VINI CONSUMATI

Beniamino Garofalo, Ceo di Gruppo Santa Margherita, conferma l’ottimo stato di salute della ristorazione ma prevede un’inversione di tendenza.

L’inflazione – afferma Garofalo – rilancerà i consumi all’interno delle mura domestiche. In assenza di interventi strutturali da parte del governo, ci sarà uno switch dall’on premise all’off premise con conseguenze differenti in base alla segmentazione del mercato. Prevedo una relativa sofferenza per il fine dining, che si posiziona al vertice della piramide, e un contraccolpo più serio per la ristorazione di livello medio e medio/alto. Del resto, già si nota una media scontrino più bassa per i vini in ristorazione”.

La stretta in arrivo per l’Horeca, precisa Garofalo, ripropone l’urgenza di una svolta manageriale all’interno delle società vitivinicole. “In Italia c’è un problema di size, che limita la capacità di competere. La soluzione non passa necessariamente attraverso le acquisizioni, perché un ruolo importante lo possono avere anche le sinergie nella distribuzione, come quella conclusa tra Santa Margherita e Masi Agricola per la distribuzione dei vini di Masi nel mercato Usa”. Infine, Garofalo avverte che: “La digitalizzazione è il futuro, ma per metterla in atto servono manager, infrastrutture e risorse che non tutte le cantine hanno a disposizione. Per questo occorre un peso specifico delle cantine, ma al tempo stesso anche un sostegno governativo in termini di defiscalizzazione”.

LA STRATEGIA? MERCATI DIFFERENZIATI

Umberto Pasqua, presidente di Pasqua Vigneti e Cantine, racconta le azioni messe in atto dalla società veronese che ha negli Usa il suo principale mercato di destinazione, pari al 30% dei ricavi totali.

Constatando le difficoltà di reperimento del prodotto, abbiamo raddoppiato le scorte e incrementato il numero di fornitori, effettuato investimenti sui macchinari di imbottigliamento, potenziato la forza vendita. Proprio l’impegno a livello commerciale si sta rivelando premiante. Ampliando il raggio d’azione, abbiamo visto che mercato come Israele e Corea del Sud hanno performato molto bene e la loro ripresa ci permette di compensare in parte il calo che potrebbe avvenire altrove”. Pasqua evidenzia che il sistema vino ha operato con lungimiranza, evitando di scaricare gli aumenti a valle, e anche la Gdo ha fatto lo stesso. Ora cosa accadrà nella ristorazione? “Il settore continua ad andare molto bene ma prevediamo un calo, esattamente come è avvenuto nella Gdo a favore dei discount, perché i consumatori saranno particolarmente guardinghi” conclude l’imprenditore veronese.

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