Deliveroo, condannata in Francia

La Corte d'Appello di Parigi ha condannato Deliveroo per lavoro mascherato. Tutto parte da una denuncia presentata da un rider nel 2020
Deliveroo, condannata in Francia

373’000 euro di multa, 30’000 di risarcimento al rider e 50’000 ai 5 sindacati costituitosi parte civile. Si potrebbe sintetizzare così il risultato del processo che ha visto imputato Deliveroo da una parte e un rider come parte lesa. Ma facciamo un passo indietro

VINCE IL RIDER

Il primo addetto alle consegne ad aver vinto la causa contro Deliveroo ha lavorato per la piattaforma tra settembre 2015 e aprile 2016, come lavoratore indipendente, con un inquadramento quindi non molto dissimile da quello italiano.

I giudici della Corte d’Appello di Parigi hanno ritenuto che il rider avrebbe dovuto essere assunto, e quindi beneficiare dei vantaggi intrinseci del contratto di lavoro come congedo retribuito, straordinari e protezione sociale.

DIRIGENTI COLPEVOLI

Oltre a questa condanna per “lavoro mascherato”, ci sono stati anche atti di vessazione morale. Il tribunale ha sanzionato il “tono aggressivo e minaccioso” degli incaricati del coordinamento dei corrieri, nonché “le pressioni esercitate” dalla direzione.

Adrien Falcon e Hugues Decosse, i due dirigenti in carica tra il 2015 e il 2017, sono stati giudicati colpevoli di lavoro occulto e condannati a un anno di reclusione con sospensione della pena oltre a una multa di 30.000 euro e al divieto di dirigere un’impresa per cinque anni. Anche Elie de Moustier, un altro dirigente della società, è stato ritenuto colpevole e ha ricevuto una pena detentiva con sospensione della pena di quattro mesi e una multa di 10.000 euro.

GOGNA DIGITALE

Per un mese, la home page di Deliveroo France dovrà riportare: “SAS Deliveroo France, presa nella persona dei suoi legali rappresentanti tra aprile 2015 e dicembre 2017, è stata condannata per il reato di lavoro occulto al pagamento di una sanzione penale di 375.000 euro e per risarcire i danni subiti dai trasportatori che in realtà erano suoi dipendenti”.

La piattaforma non ha ancora rilasciato dichiarazioni al riguardo, né indicato se intende impugnare tale sentenza.

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