Compagnia dei Caraibi cresce del 71%

La società chiude il suo primo bilancio da quotata con 42,5 milioni di ricavi e 2,4 milioni di utile netto. Quasi 3 milioni di euro derivano dall'e-commerce
Compagnia dei Caraibi cresce del 71%

Il primo bilancio da società quotata a Piazza Affari di Compagnia dei Caraibi si è chiuso in attivo e in forte ripresa rispetto al 2020. La società benefit torinese ha archiviato l’esercizio fiscale 2021 con 42,5 milioni di ricavi, in crescita del 71% rispetto al 2020.

L’incremento delle vendite è stato accompagnato da un balzo del 3% (sul fatturato) della marginalità misurata in ebitda, che dall’8,5% del 2020 è cresciuta fino ad arrivare all’11,5% del 2021, per un ebitda complessivo di 4,9 milioni di euro (+132%). Questa progressione dei margini di profitto ha permesso all’azienda di ottenere un utile netto pari a 2,4 milioni di euro contro il milione del 2020 (+142%).

DOMINA L’INGROSSO

Il canale ingrosso domina le vendite della società, con 17,1 milioni di ricavi, precedendo l’Horeca (5,3 milioni) e il cash&carry (5,1 milioni). E se il balzo principale riguarda proprio la categoria dell’ingrosso, che valeva 11,6 milioni nel 2019, va evidenziata la performance dell’e-commerce: dai 955.000 euro del 2019, il risultato è salito a 2,3 milioni circa nel 2020 e si è consolidato nel 2021 con poco meno di tre milioni di ricavi.

RADDOPPIA IL GIN

Nell’analisi per categorie di prodotto, il Gin si è confermato trainante nel portfolio con una crescita in termini di ricavi del 108% rispetto al 2020, precedendo il Rum che ha incrementato i ricavi del 50,6% grazie agli ottimi risultati dei brand Diplomático, Plantation ed El Dorado.

La terza categoria in ordine di importanza per i ricavi è quella dei liquori, con una crescita del 39,2% grazie soprattutto alle performance di Jefferson Amaro Importante, che pure ha sofferto la carenza di materie prime nell’ultimo trimestre 2021, caratterizzato da un lieve rallentamento dell’evasione ordini. Uno shortage, precisa la società, ormai superato.

TITOLO ALTALENANTE

Edelberto Baracco, presidente e CEO di Compagnia dei Caraibi, esprime la propria soddisfazione per il risultato ottenuto.

Il 2021 si è concluso positivamente e con risultati in crescita sia in termini di ricavi e marginalità. Questi ultimi 12 mesi hanno rappresentato per noi un punto importante nella storia di questa azienda: non solo abbiamo assistito al consolidamento di Compagnia dei Caraibi come player rilevante del settore, ma abbiamo avuto la conferma di come il nostro modello di business sia una base solida e vincente per la crescita del gruppo”.

Compagnia dei Caraibi ha debuttato in Borsa (mercato Euronext Growth Milan) a fine luglio 2021, partendo da un valore di 4,30 euro per azione, cresciuto fino a un massimo di 4,50 euro a inizio ottobre per poi scendere ai minimi di 3,87 euro il 25 marzo di quest’anno, anche a causa delle tensioni internazionali che hanno pesato sull’andamento delle quotazioni.

Gli obiettivi di Baracco sono già fissati: “Proseguiamo la nostra espansione sul mercato italiano, guardiamo a nuovi Paesi portando avanti il processo di internazionalizzazione e puntiamo sulla crescita per linee esterne che possa dare impulso alla nostra attività”.

Compagnia dei Caraibi precisa che nei primi due mesi del 2022 sono stati confermati i risultati positivi del 2021, con crescite a doppia e tripla cifra su tutti i canali di distribuzione: in particolare, il canale On Premises (diretto ed indiretto) segna una crescita complessiva del +220% rispetto allo stesso periodo 2021 (+92% rispetto al 2020) e il canale Off Premises del +48% rispetto al medesimo periodo del 2021 (+177% rispetto allo stesso periodo 2020).

Nonostante i significativi incrementi dei costi che stanno impattando sia sui listini prezzi dei fornitori, sia sulla supply chain, la Società ritiene di poter tutelare adeguatamente le proprie marginalità, anche grazie a un tempestivo intervento sui propri listini di vendita e ad un efficientamento degli approvvigionamenti” precisa Compagnia dei Caraibi.

Il conflitto in Ucraina non incide particolarmente sul business societario perché, si precisa: “I due Paesi direttamente coinvolti nel conflitto non rappresentano mercati ancora attivi nonostante per entrambi fosse in corso la definizione di accordi commerciali con partner locali. Per tale motivo, nonostante venga meno nel breve termine la possibilità di sviluppare tali mercati, si ritiene che l’impatto sui risultati attesi dalla Società siano da ritenersi pressoché nulli”.

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