Da caro bollette a “caro vini” il passo è breve. Se da una parte infatti premono gli aumenti dei costi delle materie prime, dall’altra la crisi energetica aggiunge peso a ogni passaggio della catena distributiva. Così, anche nel mercato del vino, chi sta a valle rischia di veder gonfiare i conti.
Tra quelli che risentono in maniera esponenziale della situazione c’è il canale Horeca che, già provato dai lockdown, adesso si trova a fare i conti con una non facile gestione dei prezzi in carta vini.
SETTORE DEL VINO IN AFFANNO
Si è chiuso in positivo il 2021 per il vino italiano, con l’export a +13% nei primi 10 mesi dell’anno, per un valore di oltre 7 miliardi stimato a fine dicembre. Tuttavia, a causa della crisi energetica il 2022 si è aperto con un rincaro medio del 10% a bottiglia a carico delle aziende, per un totale di 1,3 miliardi di euro in costi aggiuntivi, tra rincari di bollette, materie prime e trasporti.
RISTORATORI TRA TIMORI E OPPORTUINITÀ
Secondo i ristoratori la tendenza non si arresterà a breve e a risentirne sarà il consumatore finale, che dovrà decidere se accettare uno scontrino più pesante o modificare le proprie abitudini.
Riguardo i rincari la patron di 142 Restaurant Sandra Ciciriello mette in luce un panorama sconfortante: “I fornitori alimentari non ci fanno nemmeno più avere i listini, che prima duravano 6 mesi e ora durano 6 giorni. Frutta e verdura sono alle stelle, cose che pagavi prima 1 oggi paghi 3. E parliamo di ingrosso”.
Tra le criticità, anche l’influenza dei cambiamenti climatici sul prodotto vino, mentre sul fronte del mercato desta preoccupazione la concorrenza dei rivenditori online.
E c’è chi, come Calogero Milazzo, manager del ristorante Arnolfo a Colle Val d’Elsa (Si), intravede nell’aumento dei prezzi un’apertura di possibilità per i vini italiani a discapito degli stranieri. “I prezzi che stanno crescendo a dismisura sono quelli delle materie prime. Questa tendenza sarà sempre costante nei prossimi anni e dovrà essere assorbita un po’ dalla rete di vendita e in parte dal consumatore finale, che può decidere di rivedere la quantità, dando spazio alla qualità del vino italiano”.
Solidarietà al mondo vitivinicolo arriva dal f&b manager del Grand Hotel Parker’s di Napoli Giovanni Avolio. “Finanziare piccole realtà vitivinicole fa parte della missione che associa noi operatori e gli ospiti dei nostri alberghi, nell’opera di premiare la qualità ad ogni costo”.
I FINE WINE DIVENTANO INTROVABILI
Per la categoria fine wine, l’attuale crisi si va a imporre su una situazione in cui già da anni la domanda supera di molto l’offerta, con conseguenti aumenti dei prezzi e scarsità delle etichette più blasonate, senza contare i vari snodi della catena distributiva.
“Da un paio d’anni a questa parte i distributori e le aziende di vino stanno applicando forti rincari sulla bottiglia”, dice Luca Enzo Bertè, sommelier del ristorante Berton di Milano. Gli aumenti riguardano in particolar modo le zone vitivinicole per cui la domanda è molto alta, come Champagne o Borgogna. “In questo caso” – dice Bertè – “entrano in gioco altre forze che amplificano i rincari, come ad esempio i broker. Tutto questo si ripercuote sul prezzo finale che il cliente andrà a pagare”.
Conferma la tendenza Tiziano Delibori, comproprietario assieme a Franco Cristoforetti del Ristorante Oseleta (una stella Michelin) all’interno di Villa Cordevigo Wine Relais, nonché produttore di vino nel veronese. “Durante pandemia e lockdown si è registrato un aumento delle vendite delle bottiglie ‘bandiera’, le più richieste all’estero, tramite e-commerce e canale Horeca. Tutto ciò ha reso difficile l’approvvigionamento di alcune tipologie di vini, che oggi sono introvabili. Una situazione registrata in Italia come all’estero”. E riguardo i rincari specifica: “L’aumento del prezzo dei vini per il settore Horeca si attesta attorno al 15-20%”.